
Va bene: battiamo Israele 3 a 0 e, perciò, possiamo andarcene ai playoff (a quelli, almeno, ci arriviamo sempre).
Però non siamo stati dentro una partita normale. Il racconto, stavolta, obbliga a un certo situazionismo, senza cincischiare, partendo subito dall’inizio, subito di cronaca, d’immagini e notizie che arrivano una dietro l’altra, tipo un lungo piano sequenza che comincia in questo stadio mezzo vuoto, con le squadre schierate sul prato per gli inni, con quello israeliano che divide, lacera, metà fischi e metà applausi, più i sospiri assordanti di tutti per una pace anche qui, in questo luogo di sport, percepita tremolante, incerta, piena di dubbi e di rischi, stretta tra rabbia e pietà, mentre un elicottero s’abbassa dal cielo buio e così lo sguardo scorre rapido sul display del cellulare per vedere i fotogrammi, in diretta, di quello che sta succedendo fuori: dove i manifestanti pro Pal sono molto più numerosi dei tifosi e adesso un gruppo di loro – giubbe nere, pantaloni neri, Black Bloc infiltrati – si è pure staccato e, passamontagna calati sui volti, attacca e sfonda, ci sono transenne che volano, sassi, grondaie staccate dai muri e scaraventate addosso ai blindati.
Cariche.
Sirene.
Idranti.
Lacrimogeni.
Qui, il fischio d’inizio.
Il primo scarabocchio di calcio preso solo dopo venti minuti: gli azzurri sono imprecisi, spesso fermi, quasi nessuno che vada senza palla. Questo, dall’alto, induce quasi a sospettare che Rino Gattuso abbia chiesto di difendere con una linea a quattro, invece che a tre, come annunciato. Ma è solo Dimarco che sale poco sulla sinistra. Molto attivo, invece, dall’altro lato, Cambiaso. Locatelli perde spesso palla in fase di possesso. Raspadori non combina niente con Retegui. Troppo vicini. C’è da dire che gli israeliani sembrano allenati da Gian Piero Gasperini (proprio quello di Bergamo, però): tutti uomo su uomo, pressing tosto, convinto, a sprazzi anche piuttosto efficace.
Un’occhiata a Rino: è rimasto con un maglione e urla come un posseduto. «Stretti!». «Vieni più dentro al campo!». Li fa giocare con schemi semplici, ma questi arrancano pure così. E, quando riescono ad accroccare qualche azione decente, vanno a sbattere sul muro difensivo d’Israele. I manifestanti, in via Vittoria, stanno invece andando a sbattere contro il muro del reparto mobile. Scontri duri. Gira voce che due giornalisti siano rimasti feriti: la collega che lavora a RaiNews sarebbe stata colpita. Le telecamere inquadrano la tribuna d’onore: i ministri Luca Ciriani e Andrea Abodi, il governatore Massimiliano Fedriga e il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. Diafani, labbra che si mordono. Un applauso di circostanza anche quando, allo scadere del primo tempo, Retegui ci porta in vantaggio su calcio di rigore.
Pessime sensazioni. Un po’ i tafferugli per le vie della città (segno che la miccia emotiva, e violenta, accesa dalle stragi di Gaza, non accenna a spegnersi): e un po’ anche questa nazionale, che fatica tremendamente. Con un po’ di sincerità: il livello tecnico è di una modestia imbarazzante. A Carrarese-Catanzaro, ci si diverte molto di più. Ora Gattuso ha buttato dentro Pio Esposito al posto di Raspadori che, pure stasera, ha fatto Raspadori: in pagella 5? O la sufficienza? Boh.
Gli israeliani meno arrembanti, con meno ritmo. Però di botto arrivano nella nostra metà campo e tocca a Donnarumma, salvarci. Va giù benissimo, nell’area piccola: gran parata davvero.
Non è l’unico appunto da prendere. Dicono che, negli scontri, sarebbe rimasto ferito anche un carabiniere. Un’agenzia spiega che alcuni dei manifestanti violenti sono giunti dai Balcani. Il questore: «Riguadagnato il controllo della piazza». Gli azzurri provano a riguadagnare il centrocampo.
Se vogliamo metterla sul piano dell’impegno: quello, è oggettivo, non manca. Il problema è che se appena Tonali, cioè il più bravo che abbiamo in mezzo al campo, scende di intensità, ne risente tutta la nostra manovra, pur elementare. Locatelli aggiunge banalità. Ecco: ci manca un trequartista che inventi, ma certo non possiamo inventarcelo. Così Retegui se lo va a prendere da solo, il pallone. Lo sradica dai piedi dell’avversario sulla trequarti, poi si volta, due passi e alza la testa: voglio metterla in quell’incrocio dei pali laggiù. Ci riesce con un tiro perfetto, a giro, anche forte. E’, francamente, un gol molto bello. E’ bello anche il terzo, che segna Mancini, di testa.
Rino alza le braccia al cielo. Dove, intanto, è tornato a ronzare un elicottero. Agenti in tenuta antisommossa entrano ora in tribuna, fanno cordone, scortano l’uscita del piccolo gruppo di tifosi israeliani.
Le bandiere con la stella di David sono arrotolate.
15 ottobre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA