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La ‘nduja di Madeo vola negli Usa (e poi in Australia): attesi 3 milioni di ricavi nel primo anno

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Filiera Madeo porta la ‘nduja negli Stati Uniti e si prepara già alla prossima sfida: sbarcare in Australia. «Siamo la prima azienda del settore, dal Lazio in giù, a esportare negli Usa e siamo molto orgogliosi di aver aperto la strada a tutti i produttori di salumi del Sud che vorranno intraprendere un percorso analogo», sottolinea Anna Madeo, seconda generazione alla guida dell’azienda di famiglia. «Ci sono delle barriere sanitarie molto stringenti ma grazie ai formati di ‘nduja pastorizzata siamo riusciti a creare un prodotto che rispetta la tradizione e allo stesso tempo è esportabile. Il prossimo traguardo sarà l’Australia, dove speriamo di presentare i nostri prodotti nel giro di due anni. Il via libera negli Stati Uniti, inoltre, ci consente di guardare a nuovi mercati anche nel Centro e Sud America».

Esportazioni in 26 Paesi

Filiera Madeo è presente con i suoi salumi in 26 Paesi e l’export rappresenta il 60% dei ricavi. Dopo l’Italia, il Paese più importante per il gruppo è il Regno Unito, che però potrebbe essere presto superato dagli Stati Uniti. «Ci attendiamo che il mercato americano generi 3 milioni di ricavi nel primo anno e 6 milioni nel secondo, ma con il tempo potrebbe superare i 10 milioni. I consumatori americani amano molto i prodotti italiani, la carne e il nostro prodotto disponibile in tutti i formati — dal vasetto pronto all’uso al pratico formato squeezy — è l’ideale sia per professionisti dell’horeca che per i consumatori gourmet», spiega Madeo. Lo sbarco negli Usa avviene in un periodo in cui sull’agroalimentare pesa l’incognita dei dazi di Trump. «Un eventuale dazio del 10% non rappresenterebbe un ostacolo significativo e riteniamo di poterlo assorbire. Qualora non si arrivasse a un accordo e le misure dovessero diventare più severe, l’impatto per il settore andrebbe monitorato», osserva l’imprenditrice.

Esportazioni in 26 Paesi

Filiera Madeo è presente con i suoi salumi in 26 Paesi e l’export rappresenta il 60% dei ricavi. Dopo l’Italia, il Paese più importante per il gruppo è il Regno Unito, che però potrebbe essere presto superato dagli Stati Uniti. «Ci attendiamo che il mercato americano generi 3 milioni di ricavi nel primo anno e 6 milioni nel secondo, ma con il tempo potrebbe superare i 10 milioni. I consumatori americani amano molto i prodotti italiani, la carne e il nostro prodotto disponibile in tutti i formati — dal vasetto pronto all’uso al pratico formato squeezy — è l’ideale sia per professionisti dell’horeca che per i consumatori gourmet», spiega Madeo. Lo sbarco negli Usa avviene in un periodo in cui sull’agroalimentare pesa l’incognita dei dazi di Trump. «Un eventuale dazio del 10% non rappresenterebbe un ostacolo significativo e riteniamo di poterlo assorbire. Qualora non si arrivasse a un accordo e le misure dovessero diventare più severe, l’impatto per il settore andrebbe monitorato», osserva l’imprenditrice.

Il territorio

Nata quarantuno anni fa, come un piccolo allevamento tra le colline della Sila greca, Filiera Madeo oggi è gruppo di quattro società, con 160 dipendenti diretti e un fatturato previsto per il 2025 di 33 milioni di euro. Il cuore dell’azienda è a San Demetrio Corone, in provincia di Cosenza, dove ha quattro allevamenti di suini, tre stabilimenti di trasformazione, quattro linee di produzione, oltre cento ettari di campi, più di 300 mila piante di peperoncino, necessario per la produzione di ‘nduja e altri salumi tipici, e oliveti biologici. Un ecosistema che ruota intorno al suino nero di Calabria, una razza autoctona, in via d’estinzione, recuperata da Filiera Madeo nel 1990.

Una filiera controllata

Oltre a quello nero, l’azienda alleva anche suino bianco, puntando su allevamenti estensivi all’aperto, senza l’uso di antibiotici e rispettando i ritmi di accrescimento dell’animale. «Il benessere animale per noi è una priorità e stiamo lavorando e investendo per migliorare tutti gli allevamenti della filiera, anche attraverso un sistema di incentivi per gli allevatori del Sud Italia nostri partner», racconta Anna Madeo. «Il prossimo intervento sarà in Sicilia, nella zona dei Nebrodi, dove si alleva il maialino nero siciliano. Poi proseguiremo in Basilicata e in Campania. L’obiettivo è arrivare all’autosufficienza di suini allevati secondo i nostri standard». Standard che per quel che riguarda l’alimentazione degli animali sono stati definiti attraverso un progetto di ricerca con quattro università del Mezzogiorno.

Welfare e innovazione

L’innovazione e la ricerca, secondo Madeo, sono presupposti fondamentali per la crescita del territorio. «Soprattutto al Sud, dove moltissimi giovani sono costretti ad andarsene, le imprese hanno una grande responsabilità nell’offrire una prospettiva concreta alla comunità», sottolinea l’imprenditrice, laureata all’Università Bocconi di Milano, che, dopo esperienze professionali internazionali, è ritornata a San Demetrio Corone per guidare l’azienda di famiglia. Negli anni Filiera Madeo ha promosso numerose iniziative di welfare e ora il sogno di Anna Madeo è aprire un «agri-asilo» aziendale. «La burocrazia ci sta ostacolando, ma speriamo di poter partire dal prossimo anno. Vogliamo garantire sia un servizio di asilo nido che di scuola materna, con un percorso che va dagli 0 ai 6 anni — spiega — incentrato sulla conoscenza del territorio, il contatto con la natura, su modello di quanto si fa già nel Nord Europa e in particolare nei Paesi Bassi».

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30 giugno 2025

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