La governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, in un incontro riservato nello Studio Ovale, ha portato un messaggio che il presidente Donald Trump non avrebbe voluto sentire: i dazi sulle importazioni, al centro della sua politica commerciale, stanno colpendo duramente l’industria automobilistica che lui stesso si era impegnato a salvare.
L’incontro allo Studio Ovale
La governatrice democratica, il 5 agosto si è presentata all’incontro privato armata di slide, per illustrare a Trump come le tariffe stiano mettendo in difficoltà produttori e fornitori. In base alla serie di ordini esecutivi e accordi commerciali emanati dal presidente, le case automobilistiche statunitensi devono pagare dazi doganali del 50% sull’acciaio e l’alluminio, del 30% sui componenti provenienti dalla Cina e un’aliquota massima del 25% sui prodotti provenienti dal Canada e dal Messico non coperti dall’accordo commerciale del 2020. Ciò pone i costruttori di auto e i fornitori di componenti americani in una posizione di svantaggio rispetto ai veicoli tedeschi, giapponesi e sudcoreani, che sono soggetti solo a una tassa sulle importazioni del 15% negoziata da Trump il mese scorso (ance se non ancora in vigore visto che le auto straniere importate continuano a pagare dazi del 27,5%).
L’impatto sull’economia del Michigan
Whitmer ha avvertito che l’impatto sull’economia del Michigan potrebbe essere «grave», ricordando come il settore automobilistico rappresenti quasi 600 mila posti di lavoro manifatturieri nello Stato, con 50 stabilimenti di General Motors, Ford e Stellantis e oltre 4 mila aziende della filiera. Dal 2020, gli scambi con Canada e Messico, inoltre, hanno generato 23,2 miliardi di dollari di investimenti in Michigan.
L’allarme delle case automobilistiche
Le case automobilistiche hanno più volte avvertito la Casa Bianca: Ford ha stimato in 800 milioni di dollari il costo delle tariffe nel secondo trimestre, GM in 1,1 miliardi, con un impatto complessivo previsto di 2 miliardi nel 2025. «Vogliamo assicurarci che i lavoratori e i clienti americani non siano penalizzati dai cambiamenti di politica», ha detto l’amministratore delegato di Ford, Jim Farley, nella call sugli utili. mentre per Stellantis il costo ammonta a 1,5 miliardi nel 2025.
I posti di lavoro già persi
Dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, il Michigan ha perso 7.500 posti di lavoro manifatturieri, secondo i dati del Bureau of Labor Statistics. Anche le aziende di componentistica più piccole subiscono la pressione: Detroit Axle, distributore a conduzione familiare, aveva annunciato possibili chiusure e licenziamenti, poi scongiurati almeno per il momento. «È un mercato in cui si lotta per sopravvivere, non per prosperare», ha dichiarato il titolare Mike Musheinesh.
Il presidente non ha formulato impegni concreti, ma Whitmer ha lasciato copie del suo materiale alla sua squadra. L’incontro, il terzo della governatrice con Trump quest’anno, ha una tonalità molto diversa rispetto alla precedente visita ad aprile, quando fu travolta dall’improvvisazione del presidente.
Whitmer non è la sola a lanciare l’allarme: i dirigenti del settore temono che, oltre a ridurre i profitti, i dazi possano frenare gli investimenti in nuovi impianti. Ma il presidente, nonostante le pressioni, continua a difendere le sue scelte. «Nessun altro ha mostrato maggiore interesse a ristabilire il primato dell’industria automobilistica americana», ha detto un portavoce della Casa Bianca, Kush Desai, sottolineando che i nuovi accordi commerciali «apriranno» i mercati di Giappone, Corea ed Europa ai veicoli prodotti in Michigan.
Ma la partita è anche politica. «Il Michigan è uno Stato in bilico e l’auto ha un’influenza enorme, non solo economica ma simbolica», osserva il politologo Matt Grossman della Michigan State University. Trump vinse qui nel 2024 grazie al voto di chi giudicava negativa la situazione economica; se i dazi non produrranno la crescita promessa, resta da vedere come reagiranno gli elettori alla prossima tornata elettorale del «mid term», in programma il prossimo novembre.
9 agosto 2025
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