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La furia di Abu Mazen contro i capi di Hamas: «Siete figli di cani»

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GERUSALEMME – L’umiliazione, oltre alla sconfitta, è sapere che i miliziani di Hamas sono entrati nel suo palazzotto intonacato di rosa, hanno girato per tutte le stanze fino alla camera da letto, dove qualcuno si è infilato sui piedi impolverati le ciabatte di pelle, dopo aver girato le foto della moglie a faccia verso il muro, che non guardasse gli uomini armati di kalashnikov.

A Gaza il presidente Abu Mazen non è più tornato da quel giugno del 2007, quando in meno di una settimana le sue forze di sicurezza avevano perso i 363 chilometri quadrati, spazzate via dai fondamentalisti meglio addestrati e più determinati. Con i leader di Fatah, la fazione del raìs, portati via e gettati dai tetti dei palazzoni più alti.

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In questi anni l’erede di Yasser Arafat ha fatto poco per ottenere quella riconciliazione nazionale di cui ha parlato tanto e ancora meno per riprendere il potere nella Striscia, da cui gli israeliani si erano ritirati nel 2005 lasciando a lui le chiavi dei cancelli. A 89 anni e con il cuore indebolito del fumatore accanito, sente forse di non dover trattenersi più. Così durante una riunione delle Autorità palestinesi ha chiamato i capi di Hamas «figli di cani»: «Liberate gli ostaggi, centinaia di persone muoiono ogni giorno perché non li volete rilasciare». I terroristi tengono ancora 59 sequestrati, tra loro solo 23 sarebbero in vita.

Abu Mazen ha anche incitato (sarebbe un ordine se avesse il potere di imporlo) i jihadisti a «lasciare il dominio e a deporre le armi»: «Vi invito a trasformarvi in partito politico e a dialogare con noi». Hamas aveva vinto le elezioni parlamentari del 2006, ma dall’entrata in carica il premier Ismail Haniyeh — eliminato dagli israeliani in Iran dopo i massacri del 7 ottobre 2023 — aveva disatteso qualunque richiesta del presidente come invece prevedevano le norme, compreso il riconoscimento degli accordi firmati con lo Stato ebraico dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Un anno dopo — con il golpe — la Cisgiordania e Gaza sono diventate di fatto separate.

Da oltre un mese e mezzo nella Striscia non entrano aiuti umanitari per decisione del governo israeliano e l’esercito non indica più alla popolazione quali possano essere le zone più sicure, tutto il corridoio di sabbia è di nuovo un campo di battaglia, come agli inizi dell’offensiva diciotto mesi fa. I comandanti ammettono che le nuove operazioni mancano di obiettivi strategici e gli estremisti nella coalizione al potere se la stanno già prendendo con Eyal Zamir, il capo di stato maggiore che hanno nominato dopo aver costretto il predecessore alle dimissioni.

Durante una riunione Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e fanatico leader dei coloni, lo ha accusato di non implementare le indicazioni del governo. Perché è contrario all’idea di prendere il controllo militare del territorio, mentre gli oltranzisti vogliono ricostruirci le colonie dopo aver espulso gli oltre 2 milioni e mezzo di abitanti palestinesi. Il generale ha anche spiegato che i soldati non possono essere responsabili per la distribuzione degli aiuti alla popolazione, ma è necessario permettere di nuovo l’ingresso dei beni di prima necessità. «Se non sei capace di eseguire le nostre richieste, cercheremo qualcun altro», ha replicato Smotrich che ha indossato la divisa per pochi mesi nelle retrovie.

24 aprile 2025 ( modifica il 24 aprile 2025 | 08:21)

24 aprile 2025 ( modifica il 24 aprile 2025 | 08:21)

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