
DALLA NOSTRA INVIATA
TELESE (Benevento) – «Vanno avanti. Ci fosse mio figlio a bordo gli direi di non andare». Occhi e voce bassa, Antonio Tajani annuncia così che è andato male anche l’ultimo tentativo di convincere i partecipanti italiani alla missione della Global Sumud Flotilla a non proseguire. Dopo la disponibilità espressa da tutte e due le parti alla fine la telefonata tra il ministro degli Esteri e la portavoce italiana, Maria Elena Delia, è arrivata in serata. Altri contatti ci potrebbero essere oggi. «È molto pericoloso. Ho chiesto più volte agli israeliani la rassicurazione che non ci siano atteggiamenti violenti. Ma io non so chi c’è a bordo delle navi», spiega Tajani. E il sospetto che tra loro ci siano persone legate ad Hamas il governo di Nethanyahu glielo ha ribadito più volte. Dunque, al telefono, lui ha raccomandato: «Siate prudenti. Ghandiani».
La missione va comunque avanti. Dopo il rifiuto dei due porti di approdo offerti nei giorni scorsi da Israele, che non convincono per nulla gli attivisti. E con Frontex, l’Agenzia di controllo delle frontiere europee, che fa sapere di non poter scortare le imbarcazioni verso Gaza. Come già noto per la Marina italiana: «Se una nave militare forza il blocco — ribadisce Tajani — entriamo in guerra. Chi si assume la responsabilità di eventuali morti?» Dagli attivisti, invece, arrivavano accuse di «sabotaggio gravissimo» proprio per la lettera inviata dalla Farnesina a ciascun partecipante alla missione con cui li si avverte che in caso di attacco di Israele non sarà garantita alcuna protezione.
Gli attivisti di Freedom Flottilla Italia tengono il punto anche nella lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo il suo appello di due giorni fa: «La nostra azione — scrivono — non si limita al piano umanitario, pur fondamentale per ridurre le sofferenze» nella Striscia di Gaza. E ricordano i padri costituenti che offrirono i «loro corpi e le proprie vite» a tutela della nostra libertà e dei nostri valori, chiarendo che obiettivo della missione è anche interrompere il «blocco navale, illegale dal 2007».
Le navi vanno, dunque. E a bordo ci sono ancora 40 italiani. La decina di componenti che ha «legittimamente deciso di scendere», spiegano dalla Global Sumud Flotilla, lo ha fatto per proseguire l’attività insieme all’equipaggio di terra. Nessuna marcia indietro nemmeno da parte loro, dunque.
La missione verso Gaza continua ancora a far discutere la politica. «Prosegua il dialogo con il Patriarcato» raccomanda la leader del Partito democratico Elly Schlein. E, dalla festa dell’Arcigay, spiega: «Non siamo noi gli organizzatori della missione. Ma siamo in contatto con tutti. Con il governo naturalmente, con i nostri sulla Flotilla, con Zuppi». E manda un forte apprezzamento al presidente Mattarella e all’azione di mediazione messa in campo dal Patriarcato latino.
«Praticamente cita tutti tranne il governo — ribatte Tajani —. Ma sono io che ho condotto la trattativa e contattato il Patriarcato del cardinal Pizzaballa e parlato con Israele per offrire quello che siamo ancora in grado di garantire: un modo sicuro per distribuire gli aiuti umanitari. Schlein è stata fra le prime ad essere avvertita».
E chi ha dato uno sguardo al vortice di contatti telefonici di questi giorni riferisce di un messaggio della leader dem: «Grazie per avermi avvertita. Chiamo i miei».
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27 settembre 2025
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