
Per la Global Sumud Flotilla è una giornata cruciale. Le barche da ieri sera si sono ancorate dietro l’isolotto di Koufonissi, sotto la punta ovest di Creta. Ma due natanti sono stati costretti a rinunciare al viaggio perché danneggiati dagli attacchi subiti. Tra questi c’è la Family, l’imbarcazione che guida la missione, il cui equipaggio comprende la ex sindaca di Barcellona Ada Colau, l’attivista brasiliano Thiago Avila e lo skipper barese Tony La Piccirella che si sono trasferiti su altre imbarcazioni. Prima della ripartenza, però, è il momento delle decisioni. In queste ore si svolgono assemblee online tra i membri dell’equipaggio, c’è chi manifesta dubbi, chi non se la sente di rischiare e chi invece deve tornare al lavoro. Nel frattempo, però, sono arrivate le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che pur riconoscendo «il valore dell’iniziativa» ha rivolto un appello alle persone a bordo della Flotilla, invitandole ad accettare la mediazione dal Patriarcato Latino di Gerusalemme e a non mettere a rischio la loro incolumità.
In precedenza, Alessandro Mantovani, che è a bordo dell’Otaria, aveva scritto sul Fatto Quotidiano che tre comandanti sono stati già rimpiazzati. Rispetto alle previsioni la flotta è in grande ritardo. L’arrivo nelle acque antistanti la Striscia di Gaza era previsto per metà settembre. Per questo alcuni sono stati costretti a rinunciare. Ci sta pensando anche Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana di Global Movement to Gaza che insegna matematica e fisica a Torino: «Sono fuori da un mese – ha detto al Fatto – tra cinque giorni mi scade l’aspettativa e non faccio in tempo».
Ieri avevano manifestato perplessità anche il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti e l’europarlamentare di Avs, Benedetta Scuderi che sono con Delia a bordo della Morgana: «Questa è una missione umanitaria, pacifica e non violenta per Gaza», dice Scuderi che oggi, però, assicura di essere determinata a continuare il viaggio.
«Dobbiamo cercare di aprire una via diplomatica, non il contrario, almeno per quanto mi riguarda. Non siamo votati al martirio», aggiunge Croatti. «Sicuramente chi non è convinto è meglio che scenda – dice al Corriere La Piccirella – perché poi nel momento in cui gli israeliani ci attaccheranno bisognerà avere sangue freddo e mantenere la calma».
I democratici Arturo Scotto e Annalisa Corrado assicurano che continueranno il viaggio: «Non ci sono altre opzioni, nel frattempo lavoriamo ad una soluzione politica» dice al Corriere il deputato. Per arrivare a Gaza mancano 450 miglia, circa quattro giorni di navigazione, ma si pensa che la marina militare dello Stato ebraico intercetti prima la flotta, come è successo in passato, e poi ci sarà l’arresto degli attivisti a bordo. Il problema è che questa volta le barche sono più di 40 e non sarà facile fermarle tutte.
Finché rimarrà nelle acque greche la flottiglia potrà stare tranquilla, Atene ha garantito la sicurezza delle barche, che sono anche scortate dalle navi militari inviate da Italia e Spagna, ma da oggi si prevede la navigazione in acque internazionali e a quel punto gli attivisti temono altri attacchi.
Israele, che ha imposto un blocco navale a Gaza, ha affermato che la flottiglia non passerà e che il progetto aiuterà solo Hamas. L’Italia aveva proposto un compromesso in base al quale gli aiuti potevano essere sbarcati a Cipro e consegnati al Patriarcato Latino di Gerusalemme, che li avrebbe poi distribuiti a Gaza. Israele ha dichiarato di appoggiare l’idea, ma la flottiglia l’ha respinta. «Non stiamo solo consegnando aiuti umanitari. Stiamo cercando di portare speranza e solidarietà, di inviare un messaggio forte che il mondo è al fianco della Palestina», ha detto Greta Thunberg.
Il Ministero degli Esteri italiano ha inviato i membri italiani della flottiglia a non proseguire con la missione e ha offerto loro assistenza per il rimpatrio qualora scegliessero di sbarcare in Grecia. «Chiunque (prosegua la missione) si assume tutti i rischi ed è personalmente responsabile», ha affermato la Farnesina.
Israele ha lanciato la sua guerra a Gaza, che dura da quasi due anni, in risposta agli attacchi del 7 ottobre 2023 da parte dei militanti di Hamas, che hanno ucciso circa 1.200 persone e ne hanno prese in ostaggio 251, di cui una ventina sono ancora vive. Da allora, l’offensiva israeliana ha causato la morte di decine di migliaia di palestinesi, gran parte degli edifici della Striscia sono distrutti e la popolazione è stata più volte costretta a sfollare.
26 settembre 2025 ( modifica il 26 settembre 2025 | 13:41)
© RIPRODUZIONE RISERVATA