
Per la prima volta dall’inizio della crisi a Gaza, delle operazioni militari dell’esercito israeliano in Cisgiordania e contro la popolazione civile della Striscia di Gaza, l’Italia non si limita condannare a parole alcune dinamiche del governo di Netanyahu, definendo inaccettabile la crisi alimentare e l’accanimento contro i palestinesi, ma mette nero su bianco, insieme ad altri Stati europei e non solo, una condanna ferma del nuovo obiettivo militare di Tel Aviv, prendere il controllo di tutta Gaza.
Quella che può essere definita come una piccola svolta del governo di Giorgia Meloni, finora rimasto più prudente rispetto ad altre democrazie nella critica verso Israele — e di sicuro in minoranza nell’Ue nella prospettiva di un riconoscimento dello Stato di Palestina (programmato nelle ultime settimane sia da Parigi che da Londra) — è una decisione che corregge una posizione diplomatica che negli ultimi mesi rischiava di isolare il nostro Paese in modo anomalo, almeno rispetto all’equidistanza che storicamente l’Italia ha dimostrato verso lo Stato ebraico come verso la comunità palestinese.
Il ministero degli Esteri palestinese ha ovviamente accolto con favore la dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri di Italia, Australia, Germania, Nuova Zelanda e Regno Unito che respingono con forza la decisione del gabinetto di sicurezza israeliano dell’8 agosto di lanciare un’ulteriore operazione militare su larga scala a Gaza. Lo riferisce l’agenzia palestinese Wafa, che dà notizia di una dichiarazione in cui il ministero degli Esteri «rinnova l’appello a porre fine ai crimini di genocidio, fame e sfollamento, alla catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza» e «sottolinea l’importanza di consentire all’Autorità palestinese di esercitare la sua autorità» sulla Striscia di Gaza, che nel 2007 finì in mano a Hamas.
Fra l’altro anche Francia, Canada, Austria e Norvegia si aggiungono ai Paesi firmatari della dichiarazione congiunta che condanna la decisione di Israele di espandere l’operazione militare a Gaza. Sale così a 9 il numero dei Paesi che hanno aderito all’iniziativa. Sia alla Farnesina che a Palazzo Chigi commentano senza grande enfasi la decisione del governo di Giorgia Meloni, rimarcando che il passo è stato fatto in quanto ritenuto legittimo e aggiungendo, elemento per Roma significativo, che anche gli americani hanno ufficialmente criticato la decisione del governo di Tel Aviv, che rischia di incrementare il conflitto piuttosto che spostarlo verso una soluzione negoziata.
Intanto continua lo sforzo umanitario del nostro Paese verso la popolazione di Gaza. È decollata ieri mattina la seconda fase dell’iniziativa umanitaria «Solidarity Path Operation», missione della Difesa italiana volta alla realizzazione di un ponte aereo tra la Giordania e la Striscia di Gaza con l’obiettivo di garantire la consegna di aiuti umanitari vitali per la popolazione civile, duramente colpita dal protrarsi del conflitto.
«L’Italia è sempre pronta e disponibile quando c’è da portare speranza e soccorrere chi ne ha più bisogno. Con questa operazione, la Difesa ribadisce il suo impegno a favore delle popolazioni civili colpite dalla guerra, contribuendo a ridurre le sofferenze e a salvare vite umane», ha dichiarato il ministro Guido Crosetto.
Nei giorni scorsi in una lettera aperta al governo 40 ambasciatori italiani in pensione, sino a poco tempo fa in molti casi ai vertici della nostra diplomazia, hanno rivolto un appello a Giorgia Meloni perché riconosca lo Stato di Palestina — e lo stesso hanno fatto ieri i leader dei sindacati Cgil, Cisl e Uil — o quanto meno faccia un passo verso il riconoscimento, sulla falsariga di mosse simili fatte da Francia e Gran Bretagna, Canada e Germania. Fra le richieste anche quella di interrompere ogni tipo di cooperazione militare con Israele.
Pur avendo suscitato molte reazioni nel mondo politico la lettera non ha ricevuto una risposta ufficiale, e al momento il governo italiano appare comunque distante dal fare dei passi simili.
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10 agosto 2025
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