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Kendrick Lamar, la star del rap Usa, ipnotizza i 60 mila dell’Olimpico tra auto d’epoca, fuochi artificiali e omaggi alla vecchia guardia

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Una Buick emerge dal palco dello stadio Olimpico di Roma, quando mancano due minuti alle 21, tra lame di fuoco sparate in aria nel boato dei 60mila arrivati da ogni angolo della Penisola — sugli spalti anche molti fan da oltreoceano e dall’Asia — per l’unica data italiana del Grand National Tour del rapper statunitense Kendrick Lamar, vincitore di 17 Grammy, che nel 2018 ha ricevuto il premio Pulitzer per la musica assegnato per la prima volta a un genere diverso da classica e jazz.

Negli Usa lo show campione di incassi ha già conquistato il record dei 256,5 milioni di dollari, meglio di Jay-Z e Beyoncé, coppia d’oro dell’hip hop. L’automobile in voga negli anni Ottanta è evocata anche nell’ultimo album, «GNX» (2024), in omaggio al modello a bordo del quale il padre riportò a casa dall’ospedale il piccolo Kendrick, nel 1987, subito dopo la nascita.

Ad aprire la scaletta tiratissima, tra le ole coreografiche e torce dei cellulari sventagliate come girandole, il brano «Wacced Out Murals», che si ispira a un murale dedicato all’artista a Compton, il sobborgo di Los Angeles dove è cresciuto, vandalizzato da un fan di Drake (la rivalità con il rapper canadese ha raggiunto l’apice nel singolo «Not Like Us» che ha scalato la vetta della classifica Billboard Hot 100 rimanendo in classifica per otto settimane).

All’arrivo della sua partner in crime, la superstar Sza, alias di Solána Imani Rowe, alla quale lo lega un lungo sodalizio creativo fin dal 2014 suggellato quest’anno dall’esibizione al Super Bowl, il pubblico impazzisce mentre i bpm rallentano, l’atmosfera vira dall’urban al naturalistico e i toni più morbidi dell’R&B si prendono la scena sulle note di «Love Galore» e «Broken Clocks».

Lamar, con cappello da baseball calzato rigorosamente al contrario e al petto una catena con medaglione a forma di X, riappare tra fiammate pirotecniche e una scritta sullo schermo dal sapore profetico: «Verità e bugie su di me e su di voi» infilando una dietro l’altra le barre di «Euphoria». «Reincarnated» è la traccia che, in assoluto, consacra il suo debito di riconoscenza nei confronti dei maestri del rap della West Coast (da Compton provengono anche gli N.W.A., Snoop Dogg e Dr. Dre) che lo hanno riconosciuto come il loro erede naturale, con campionamenti di Tupac Shakur e liriche nelle quali immagina di reincarnarsi in grandi protagonisti della musica afroamericana del passato (pur senza citarli in modo esplicito si pensa alluda a John Lee Hooker e Billie Holiday).

Sulle barre di «Family Ties,» con la scelta da Eracle al bivio tra «Money or power» (denaro o potere) che giganteggia sullo sfondo, la platea si scatena e parte il pogo. Alle 21.46 cala il buio. Silenzio. L’Olimpico risuona al grido di «Kendrick, Kendrick», l’artista si materializza dopo qualche istante tattico in un cono di luce densa di pulviscolo e incanta con un pezzo di puro freestyle da Mc (master of ceremony, come si dice in gergo) consumato.
 
Dopo «All The Stars», composto a quattro mani per la colonna sonora del film della Marvel «The Black Panther», candidato all’Oscar nel 2018, la coppia stellare si ricompone per il finale con la ballad «Luther» e «Gloria», traccia che chiude l’album «GNX» nella quale si colgono analogie con «I Used to Love H.E.R.» di «Common» e «I Gave You Power», epilogo che celebra l’epopea del Grande romanzo americano dalla parte dei neri: sfida che Lamar sente ribollirgli dentro fin da bambino tra questione razziale, infanzia trascorsa nelle case popolari pensate in era reaganiana come soluzione (fallita) alla ghettizzazione, moti losangelini dei primi anni Novanta e ricerca di spiritualità. 
E, alla fine, con la stessa Buick con cui è arrivato se ne vanno insieme.

2 agosto 2025 ( modifica il 2 agosto 2025 | 23:58)

2 agosto 2025 ( modifica il 2 agosto 2025 | 23:58)

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