La Segreteria al Commercio degli Stati Uniti ha avviato un’indagine per valutare l’impatto sulla sicurezza nazionale delle importazioni di camion di media e grande portata, delle relative parti di ricambio e dei prodotti derivati. L’indagine potrebbe aprire la strada a nuovi dazi specifici per il settore, analoghi all’attuale tariffa del 25% applicata ai veicoli leggeri di nuova produzione. Finora, i camion medi e pesanti infatti erano stati esclusi, ma la situazione potrebbe cambiare, riporta l’edizione elettronica di Mf.
Il comparto e i modelli
E’ possibile dunque l’introduzione di nuovi dazi simili al 25% attualmente applicato alle auto leggere. E Paccar e Cummins sarebbero tra le società Usa potenzialmente più esposte. Trump starebbe anche valutando misure di alleggerimento dei dazi per le case automobilistiche americane. L’italiana Iveco per questo sta perdendo in Borsa mentre il listino viaggia in positivo.
I blindati per la Difesa
Ma l’azienda Iveco è diventata una questione strategica in poco tempo anche in Italia. C’è una sua controllata, di proprietà della famiglia Elkann tramite la holding Exor, che produce mezzi blindati per la Difesa. Si chiama Iveco Defence Vehicles ed è da tempo oggetto di valutazione da parte degli analisti perché Exor vuole venderla per intero o scorporarla a pezzi. Su di essa c’è il Golden Power, cioè lo strumento in carico al governo che impedisce di vendere pezzi pregiati (e con connotati tali da compromettere la sovranità del Paese) senza il necessario avallo di Palazzo Chigi.
Le interlocuzioni col governo
Per questo da mesi Elkann tratta col governo per valorizzarla al meglio a tal punto che è stata sondata anche Leonardo, il colosso della Difesa controllato dal ministero dell’Economia, che potrebbe integrarla. Diverse fonti raccontano che le interlocuzioni sono in corso da tempo, sarebbero anche alla base del riavvicinamento tra John Elkann, audito in Parlamento sul tema dell’auto e del riassetto ai vertici di Stellantis (di cui Exor è primo socio), e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
La valutazione della controllata
È chiaro ad entrambi che debba esserci una convergenza di vedute e di interessi, soprattutto ora che c’è da pianificare un riarmo su larga scala dell’Italia all’interno del sistema di architettura europea che rischia, mai come prima, di essere priva dell’ombrello protettivo americano. Così circolano diverse valutazioni su Iveco Defence, che la valutano tra i 500 milioni e il miliardo e mezzo a seconda delle ambizioni della parte venditrice e dei possibili acquirenti. Sulla parte bassa della forchetta ci sarebbe la valutazione che ne farebbe Leonardo.
I potenziali interessati
Per la divisione militare ci sarebbero almeno in tre ad aver sondato Goldman Sachs, la banca d’affari consulente di Iveco sul dossier. Sarebbero l’alleanza franco-tedesca Knds, il gruppo ceco Csg e il big britannico Bae Systems (ne abbiamo scritto qui). Il produttore di carri armati Knds avrebbe fatto un primo sondaggio, ma al momento la via franco-tedesca appare politicamente e industrialmente poco praticabile. L’azienda ceca Csg è già presente in Italia, dove a fine 2023 ha acquistato l’80% della bresciana Armi Perazzi, specializzata nella produzione di fucili da tiro e caccia.
Fornitore di Leonardo e la jv italo-tedesca
Quanto a Bae Systems, il gruppo inglese ha già all’attivo due collaborazioni con Leonardo, essendo azionista non solo del consorzio dei missili Mbda ma anche della nuova alleanza Gcap per il progetto di caccia di sesta generazione. Ma la volontà ultima del governo, in testa il ministro della Difesa Guido Crosetto, sarebbe di convincere Leonardo della bontà dell’operazione ma non ai valori che vorrebbero gli Agnelli. Il gruppo potrebbe rilevare Iveco Defence tramite la neonata joint-venture con la tedesca Rheinmetall per produrre carri armati e blindati per l’esercito italiano. Progetto a cui già la società già partecipa da fornitore, avendo ottenuto una quota di lavoro attorno al 12-15%.
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24 aprile 2025
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