
Un provvedimento urgente per correggere un’anomalia, o quello che il viceministro dell’Economia Maurizio Leo definisce «un difetto di coordinamento» tra due provvedimenti legislativi. È il decreto legge approvato martedì dal Consiglio dei ministri che ricalcola gli acconti Irpef per il 2025 secondo le nuove regole fissate dalla riforma fiscale con 3 scaglioni Irpef anziché le vecchie 4 e che quindi «salva» alcuni contribuenti dal versare l’acconto nella prossima dichiarazione dei redditi. «La nuova disposizione – spiega Leo – conferma che i lavoratori dipendenti e i pensionati senza redditi aggiuntivi non dovranno versare alcun acconto Irpef per il 2025, evitando qualsiasi aumento del carico fiscale». Il decreto legge Acconti arriva quindi «in tempo utile per assicurare che non vi siano errori nei prossimi versamenti e nella compilazione delle dichiarazioni dei redditi».
L’intervento correttivo del governo costerà 245,5 milioni di euro (in arrivo da un Fondo Mef) ed è arrivato dopo la denuncia della Cgil e dei Caaf dello scorso fine marzo, che indicava per pensionati e lavoratori dipendenti l’obbligo di pagamento degli acconti Irpef del 2025 secondo la vecchia normativa con 4 aliquote e non 3, come invece stabilito dalla legge di Bilancio 2025. Gli acconti si sarebbero tradotti quindi in un aggravio fiscale, anziché in un risparmio come promesso. Ma con le 3 nuove aliquote quel tipo di contribuente non dovrebbe al fisco nulla in aggiunta. Lo spiega lo stesso viceministro Leo: «L’intervento si è reso necessario per correggere un difetto di coordinamento tra il decreto legislativo del 2023 che prevedeva per il solo 2024 la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 e la legge di Bilancio 2025 che ha reso strutturale la predetta riduzione di aliquote». A beneficiare dell’intervento in realtà è una quota ristretta di contribuenti, lavoratori dipendenti e pensionati. I lavoratori autonomi con redditi fino a 85 mila euro hanno per la maggior parte optato per la flat tax. Ma il provvedimento era atteso e urgente anche in vista delle dichiarazioni precompilate che l’Agenzia delle Entrate a breve a disposizione.
Festeggiano sindacati e Caf con la Cgil che parla di «vittoria dei lavoratori». Il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, e Monica Iviglia, presidente del consorzio nazionale Caaf si dicono «soddisfatti di aver difeso i diritti delle persone che rappresentiamo». Però al governo chiedono un altro impegno: «Rimediare all’ingiustizia che stanno subendo i redditi tra 8.500 e 9.000 euro annui che, a causa del meccanismo scelto per fiscalizzare il cuneo contributivo, stanno perdendo, a partire da gennaio, circa 100 euro al mese: sollecitiamo nuovamente l’esecutivo a intervenire». Plauso anche dal presidente Caf Uil e coordinatore della consulta dei Caf Giovanni Angileri che definisce il decreto appena approvato «una misura important che va nella misura giusta della tutela dei contribuenti più esposti, spesso gravati da oneri che non riflettono la reale capacità contributiva». E tuttavia sottolinea come «la campagna fiscale iniziata da oltre un mese e l’assenza di un chiarimento normativo fino ad oggi ha generato non poche difficoltà normative».
23 aprile 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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