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Iren, c’è un piano anti-blackout per Torino. Il braccio di ferro con Stellantis frena la centrale di Mirafiori

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Per evitare nuovi blackout, Iren ha da tempo pronto nel cassetto un piano di rinnovamento della rete che ruota intorno alle nuove cabine di alimentazione primaria. Si tratta di veri e propri bunker sotterranei capaci di ospitare un «motore» grande quanto un appartamento, in grado di fornire energia a ben 60 mila contatori contemporaneamente. Negli ultimi anni, la multiutility dell’energia ne ha realizzati tre: in piazza Arbarello, corso Bramante e nell’ex area Michelin. 

«Solo tre delle otto centrali necessarie», ammettono però i tecnici dell’azienda. Il piano complessivo vale milioni di euro: basti pensare che la cabina costruita dietro via Garibaldi è costata 14 milioni nel 2018. Ma il progetto avanza a rilento. E non sono mancati momenti di tensione. Dopo il grande blackout di due settimane fa, il sindaco Stefano Lo Russo ha perso la pazienza: ha battuto i pugni sul tavolo e denunciato come «le risorse promesse siano state spese altrove». 

Ora Iren assicura di voler cambiare passo, accelerando la realizzazione delle nuove centrali di trasformazione e distribuzione. Ma il percorso non è semplice. Ogni intervento richiede l’approvazione di varianti urbanistiche e deve superare un iter autorizzativo lungo e complesso.

Nei prossimi giorni è previsto un incontro tra i vertici dell’azienda e l’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni. Sarà l’occasione per sciogliere i nodi ancora irrisolti e dare il via a una nuova fase operativa. L’obiettivo è chiaro: non perdere altro tempo. Iren vuole costruire tre nuove stazioni in cinque anni. I siti sono stati individuati. Il primo in via Reycend, zona Mercato dei Fiori. Il secondo in via Massari in Borgo Vittoria. Il terzo davanti agli stabilimenti di Mirafiori. Quest’ultimo intervento, però, è complicato da una questione immobiliare: l’area interessata è un parcheggio di proprietà Stellantis.

Il dossier è ora sul tavolo del presidente del Fabbro, ascoltato ieri a Palazzo Civico, mentre la città attende risposte concrete per evitare un’estate al buio. «L’azienda — precisa — si scusa con i cittadini: situazioni come questa non devono più accadere. Ci troviamo di fronte a circostanze eccezionali: il caldo intenso e l’aumento dei consumi aggravano la situazione. Per evitare che ricapiti siamo passati da 100 a 140 operai. Sono attivi giorno e notte». Oltre al personale, ci sono anche 10 gruppi elettrogeni. «Si tratta di dispositivi indispensabili in situazioni di emergenza».

 Sul fronte investimenti «le parole del sindaco rappresentano uno stimolo a rivedere criticamente il piano attuale». Il programma 2024-2030 prevede complessivamente 630 milioni destinati al miglioramento dei quasi 5 mila km di rete cittadina. «Si sta ragionando — spiega Gianluca Bufo, ad Iren — su come e dove aumentare gli investimenti in funzione delle necessità. Non siamo però nelle condizioni di dire che la rete è un colabrodo e va cambiata tutta». L’ultima battuta riguarda la possibilità di prevedere eventi simili. Qualche settimana fa il sindaco Lo Russo aveva ipotizzato che il blackout era prevedibile. Bufo, invece, taglia corto: «Noi non disponiamo di modelli in grado di farlo».


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1 luglio 2025

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