
Poster funebri, commemorazioni, omaggi. La Repubblica islamica ricorda esponenti delle forze armate e scienziati uccisi dall’attacco israeliano, rivela l’entità delle perdite, e si interroga su come sia stato possibile che la «falce» nemica sia riuscita a decimare figure così importanti, spesso colte insieme nell’ultimo atto della loro vita.
Le fonti di Teheran ammettono la morte di 29-30 personaggi, la polizia ne conta una cinquantina, di molti non sapremo mai nome e grado. Tra gli 11 e i 14 i ricercatori del settore nucleare eliminati con il timore che non sia finita.
I vertici
Hossein Salami, il numero uno dei pasdaran, arruolatosi appena ventenne per partecipare al conflitto contro l’Iraq (1980) e poi passato di gradino in gradino fino al vertice. Ruolo di guida ma anche portavoce di messaggi sempre duri. Mohammed Bagheri, capo di stato maggiore dal 2016, un altro del «cerchio» speciale che ha forgiato il dispositivo bellico in questi anni. Ha partecipato alla repressione dei curdi, ha seguito la collaborazione con Mosca e l’aiuto alla Siria di Assad. Abdolrahim Mousavi, successore di Bagheri, rimasto al suo posto per pochi giorni, poi fatto fuori: veniva dall’artiglieria, si è spesso fatto notare per i toni di sfida e i riferimenti «al martirio». Gholam Ali Rashid e Ali Shamdani, alla testa del Khatam al Anbiya, l’organismo che coordina la fase operativa, entrambi parte di un gruppo ristretto che ha trasformato la Difesa.
Lo «spazio»
Amir Hajizadeh, il responsabile della Divisione aerospaziale dei guardiani, l’uomo che più di tutti ha lavorato per far crescere l’arsenale missilistico e quello dei droni. Anche lui arrivava «da lontano» in quanto allievo del nucleo che per primo si è dedicato al settore strategico allacciando rapporti con i siriani e la Nord Corea. Ne ha condiviso il compito fino all’ultimo il principale luogotenente, Amir Purjodak, deceduto nello strike. Mohammed Taher Pur, sempre nella sezione che ha seguito lo sviluppo dei velivoli senza pilota, arma che ha avuto successo nel conflitto ucraino — l’Iran ha venduto centinaia di Shahed a Mosca — ma è stata neutralizzata dallo scudo israeliano. Davoud Shaykhin, comandante della base aerea Reza Safdani. Khosro Hassani, generale dell’intelligence aerospaziale e il parigrado Mansour Safarpour.
Le «ombre»
Mohammed Kazemi e Hassan Mohaqeq dirigevano l’intelligence dei guardiani e sono rimasti intrappolati sotto le macerie della loro caserma. Il primo si era fatto apprezzare dal regime negli anni ’80 durante la repressione feroce degli oppositori interni. Alireza Lofti, altro specialista dello spionaggio e Taqi Yousef Vand coordinatore dei Basij. Gholamreza Mehrabi, numero due dell’esercito sempre per le questioni di sicurezza. Saed Izadi, «curava» i rapporti con Hamas in quanto alto esponente della Divisione Qods dei pasdaran, la componente attiva in tutto il Medio Oriente, con compiti militari ma anche di azioni clandestine. Apparteneva a questo organismo Benham Shahriyari, leader dell’Unità 190, spesso accusato di traffici d’armi e operazioni coperte insieme all’Hezbollah libanese. Alla decapitazione è sfuggito ancora una volta Esmail Qaani, il «boss» della Qods: dato per morto è rispuntato a una manifestazione. Non in divisa. Camicia nera, cappellino dello stesso colore calato sul viso e attorno la scorta. Meglio non dare nell’occhio.
Le «teste»
Mohammad Mehdi Tehranchi, famoso fisico teorico che ha studiato a Mosca, considerato tra gli ideatori del Piano Amad — un programma segreto degli anni ’90. Tehranchi ha lavorato per la produzione di esplosivi ad alto potenziale. Nel 2018 ha dichiarato che la scienza è al servizio della Repubblica islamica, contro l’Occidente. Fereydoun Abbasi-Davani, ingegnere nucleare, era membro del Parlamento iraniano. Prima è stato a capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran. Il suo nome è spuntato per la prima volta nel 2007, quando le Nazioni unite lo hanno sanzionato per «attività nucleari», poi, nel 2010, perché sopravvissuto a un attentato. In passato, ha ammesso l’esistenza di una componente militare nel programma nucleare iraniano, contraddicendo le posizione ufficiali. Poi compaiono i nomi di Abdulhamid Manouchehr, Seyed Amir Hossein Faghahi e Ahmadreza Zolfaghari Dariani: tre grandi perdite per il regime perché ingegneri con una rara conoscenza nei calcoli della resa di bombe atomiche. Sa’eed Borji, massimo esperto di esplosivi ad alto potenziale, è stato stretto collaboratore del «padre» del piano nucleare degli ayatollah, Mohsen Fakhrizadeh, ucciso nel 2020. Nella lista ci sono Akbar Motalebizadeh e Mansur Asgari, entrambi sanzionati dagli Stati Uniti nel 2019, e anche loro legati a Fakhrizadeh. Ali Bakouei Katrimi era un fisico nucleare impiegato nella costruzione di missili balistici. L’ultimo dell’elenco è Isar Tabatabai-Qamsheh: ultimo perché ucciso il 20 giugno. Era con la moglie quando un drone li ha colpiti.
28 giugno 2025
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