Home / Esteri / Iran, esplosione al porto: sale a 40 il numero delle vittime e oltre 1.000 feriti. Le autorità: «Non c’è materiale per uso militare». Narges Mohammadi: «Ayatollah irresponsabili»

Iran, esplosione al porto: sale a 40 il numero delle vittime e oltre 1.000 feriti. Le autorità: «Non c’è materiale per uso militare». Narges Mohammadi: «Ayatollah irresponsabili»

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Masoud Pezeshkian guarda dall’oblò dell’aereo il fumo denso andare verso il cielo. Faccia contrita, il presidente cosiddetto «riformista» sorvola la zona del porto di Shahid Rajaee, fuori Bandar Abbas, dove sabato mattina un’esplosione devastante ha ucciso almeno 40 persone e ferito oltre mille. Controlla le operazioni di soccorso e fa visita ai sopravvissuti. Dice di essere vicino alle famiglie coinvolte nella tragedia e non fa parola di alcune affermazioni uscite sui giornali internazionali sulla possibile presenza di una sostanza chimica importata dalla Cina, utilizzata per produrre propellente per missili balistici

Quando un reporter gli chiede se fosse necessario tenere per mesi 140.000 container nel porto, Pezeshkian risponde che in effetti «dobbiamo evitare di lasciare un numero così elevato di container fermi. Dobbiamo effettuare studi comparativi con altri Paesi avanzati, in modo da poter impedire che capitino simili incidenti». No Cina, no missili: solo incidente.

A quasi due giorni dall’esplosione, la Repubblica islamica non chiarisce ufficialmente la causa del disastro. Pubblica tramite i propri organi di stampa video che mostrano l’incendio partire da un container che innesca poi una deflagrazione gigantesca. L’ amministrazione doganale ha attribuito l’esplosione a una «scorta di merci pericolose e materiali chimici immagazzinata nell’area portuale». Il portavoce del ministro della Difesa, Reza Talaeinik, ha dichiarato a Iran News che «non c’erano e non ci sono carichi importati o esportati per uso militare nel porto». E poi attacca: «I media stranieri sono allineati con le operazioni psicologiche del nemico. Le cause dell’esplosione saranno annunciate dopo le indagini delle agenzie competenti». 

Analizzando la portata della deflagrazione, il colore del fumo, l’intensità e il livello di devastazione, molti esperti d’Iran hanno subito collegato la notizia con un’informazione che già circolava un mese fa. A febbraio, una nave cargo iraniana, dopo aver lasciato la Cina, ha attraccato a Bandar Abbas. Si sospetta che il carico della nave includesse tonnellate di perclorato di sodio, una sostanza usata nella produzione di carburante per missili balistici, destinato a rifornire le scorte ridotte degli ayatollah dopo gli attacchi contro Israele. Il New York Times, citando una fonte iraniana anonima, ha affermato che l’esplosione di Bandar Rajai è stata causata dal «perclorato di sodio». 

Iran International, con sede a Londra, riporta che «secondo alcune valutazioni, la causa dell’esplosione è stata l’accensione di materiali collegati al carburante per il programma di missili balistici di Khamenei, che una società affiliata alla Fondazione Mostazafan ha nascosto sotto container di cereali». 

Altri esperti, invece, pensano che si possa trattare davvero di un «semplice» incidente causato da materiale chimico non collegato con nessun programma nucleare. 

«Non importa», ci scrivono da Teheran, «sono morte 40 persone a causa della negligenza della Repubblica islamica che non sa gestire nemmeno gli affari interni». Le autorità avvertono in televisione: «Non diffondete fake news esportate dall’estero o rischiate la denuncia». O il carcere. Tradotto: l’unica versione giusta è quella ufficiale del governo, guai a contraddirla. Nessuno vuole che si riapra una discussione sul programma missilistico iraniano, per un soffio fuori dai tavoli negoziali con gli Stati Uniti.

Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace, scrive: «Siamo nel mezzo di un disastro. Il grande disastro e la fonte di tutti i disastri è un regime irresponsabile. La Repubblica islamica è un regime che pensa solo alla propria sopravvivenza e, secondo questo regime, il popolo non ha posto.
Intanto, in soccorso sono arrivati anche due aerei da Mosca. Lunedì è stato dichiarato lutto nazionale. 

27 aprile 2025

27 aprile 2025

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