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Intesa sull’Ucraina, Trump minaccia: «Senza progressi passiamo ad altro»

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Se non è un ultimatum, poco ci manca. Donald Trump vuole chiudere «velocemente» il negoziato con la Russia sull’Ucraina, altrimenti è pronto a «voltare pagina». Ieri il presidente americano, rispondendo ai giornalisti alla Casa Bianca, ha detto: «Se per una ragione o per l’altra, una delle due parti rende le cose molto difficili, noi diremo semplicemente: siete degli stupidi, degli imbecilli, siete persone tremende. E passeremo a occuparci di altre cose. Ma spero che non arriveremo a questo punto. I negoziati sono ora al culmine». Trump ha poi respinto la sensazione, in realtà largamente diffusa a Washington, che Vladimir Putin stia cercando di guadagnare tempo: «Per tutta la vita sono stato un negoziatore, nessuno è in grado di prendermi in giro». 

Il messaggio è, dunque, ambivalente. Come appare ancora più evidente affiancando le dichiarazioni rilasciate ieri da JD Vance e da Marco Rubio. Il vicepresidente, in visita a Roma, ha espresso «ottimismo» sull’esito del negoziato: «Non voglio anticipare nulla, ma sono davvero fiducioso sullo stato di avanzamento delle trattative in corso». Il segretario di Stato, invece, lasciando il vertice dei «volenterosi» organizzato a Parigi da Emmanuel Macron, ha dato voce allo scetticismo evidente diffuso nell’amministrazione: «Se non sarà possibile raggiungere la tregua, allora ci sfileremo, gli Stati Uniti hanno altre priorità». 

Rubio ha aggiunto che «non è una questione di settimane e di mesi, non siamo disponibili ad andare avanti per troppo. È una questione di giorni». Gli americani, quindi, provano a stringere i tempi. Lo stesso Rubio ha presentato una proposta di accordo agli alleati riuniti a Parigi e anche al segretario generale della Nato, Mark Rutte. È uno schema articolato in tre punti. Primo: i russi potranno tenersi i territori occupati con la forza, compresa naturalmente la Crimea. Secondo: i Paesi occidentali allenteranno le sanzioni contro la Russia, una volta verificata la tenuta del cessate il fuoco. Terzo: viene cancellata la prospettiva di un ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Come si vede, l’impostazione americana non concede nulla a Volodymyr Zelensky. L’amputazione del territorio viene considerata ormai un dato di fatto. Non c’è traccia delle «garanzie di sicurezza» chieste dal leader ucraino per evitare che i russi possano in futuro tornare all’attacco. Eppure, questa volta, il nervosismo di Trump non è imputabile a Zelensky. Certo, il governo di Kiev continua a contestare la cessione delle regioni occupate a Mosca, ma nello stesso tempo resta agganciato alla Casa Bianca. 

Gli ucraini, tra l’altro, firmeranno l’accordo sullo sfruttamento delle terre rare tra giovedì 24 e sabato 26 aprile. I negoziatori americani si sarebbero resi conto che il vero ostacolo per la trattativa è Putin. Il leader russo non vuole solo i territori che ha invaso finora, ma le intere cinque regioni sotto attacco. Una larga striscia pari al 22% della superficie ucraina. Probabilmente a Washington non intendono rimanere prigionieri di una trappola politica. La diplomazia Usa farà ancora qualche tentativo. Dopodiché potrebbe lasciare il campo agli europei, come per altro ha già cominciato a fare, cedendo la guida della «coalizione dei volenterosi» all’asse franco-britannico. Resta anche da capire se gli Stati Uniti continuerebbero a fornire armi a Zelensky ed eventualmente in quale misura.

18 aprile 2025

18 aprile 2025

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