
Arrivano dal Trevigiano le due perturbazioni che in queste ore stanno agitando l’orizzonte industriale del Veneto. La prima, l’avvicinamento della Likum all’orlo del default, era in qualche modo attesa, mentre la seconda, una marcata flessione della produzione in Electrolux Susegana prevista dallo stesso colosso svedese per il 2026, piuttosto sorprendente.
Nell’ordine, l’ansia per il futuro dei 95 lavoratori impegnati nei due stabilimenti di Ponte di Piave e di Oderzo di Likum, azienda della lavorazione degli stampi e degli stampaggi in plastica per l’automotive da tempo in cattive acque, si è fatta acuta e martedì 23 settembre l’assemblea dei lavoratori ha proclamato una serie di scioperi di due ore da oggi a venerdì. L’acquirente prospettato come salvatore dell’azienda, più volte evocato anche al tavolo dell’Unità di crisi della Regione, non si è materializzato e alla proprietà pare non rimanga altra strada che la messa in liquidazione. Lasciando peraltro irrisolte le ragioni di un percorso opaco a cui si è assistito negli ultimi mesi e che lascia «inorridito» il sindacato: vale a dire il passaggio di proprietà di Likum dal fondo tedesco Accursia Capital ad una neocostituita società romena, Fast Effectiv Solution 360. Soggetto che pare esser subentrato con l’unica funzione di dismettere la fabbrica.
La posizione dei sindacati
«A questo punto – è la posizione di Francesca Cagnola, della Fiom Cgil di Treviso – non ci sarebbe un minuto in più da perdere per salvaguardare spettanze e reddito dei dipendenti, ovvero definire subito gli incentivi all’esodo e attivare quanto prima la cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre. Se fosse impossibile scongiurare la chiusura – conclude la sindacalista – chiediamo che si manifesti in chi di dovere un senso di responsabilità nei confronti di tante famiglie e di una comunità che perde una sua realtà produttiva e che le istituzioni intervengano a tutti i livelli».
E di aperture ad esodi incentivati, espressione che non risuonava nello stabilimento di Susegana ormai da due anni, è tornata a parlare Electrolux Italia nel corso di un incontro che si è svolto ieri, a Bologna, con il coordinamento nazionale delle Rappresentanze sindacali interne (Rsu).
Le previsioni per il 2026
Nella ricognizione tra i vari impianti italiani, i delegati dell’azienda si sono soffermati su quello veneto, annunciando di prevedere per il 2026 un calo della produzione di frigoriferi dai 600 mila pezzi di quest’anno a 530 mila circa, il 13% in meno. La contrazione sarebbe dovuta per metà circa alla perdita di commesse di Ikea e per il resto dall’intenzione di affidare a produttori stranieri, cinesi o turchi, la fabbricazione di prodotti di gamma media. Sarebbero i frigoriferi da incasso lanciati ormai una ventina di anni fa, la linea «Cairo», poi soppiantati da quelli ultramoderni e superdigitalizzati partoriti da «Genesi», linea installata nel 2017 con un investimento di 130 milioni ed enormi aspettative. Mentre anche l’ultimo segmento di Cairo sta per essere dismesso, non è che Genesi sia arrivata a funzionare come da previsioni.
Le intenzioni dell’azienda
Detto questo, il dato confermato dall’azienda è l’intenzione di non rinnovare il contratto a 100 dipendenti a termine, tutti operai, sui poco meno di 900 totali, mentre è plausibile che anche a Susegana tornino a riproporsi misure di cassa integrazione, dopo anni in cui l’ammortizzatore sociale non era stato impiegato. Tutto ciò in una situazione di sostanziale stallo, in Europa, del mercato degli elettrodomestici (-0,5% nel primo trimestre sullo stesso periodo 2024). Il calo delle vendite di Electrolux è stato del -7,3%.
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25 settembre 2025
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