
Paola Righetti ha rimesso il mandato. L’avvocata di Pesaro che rappresentava finora Massimiliano Santini, principale indagato nell’inchiesta che coinvolge il candidato presidente della Regione, Matteo Ricci per affidamenti diretti risalenti a quando era sindaco, ha formalizzato la sua rinuncia per incompatibilità sulla strategia difensiva: di Righetti, infatti, era l’indicazione di tacere aspettando la chiusura delle indagini per «avere cognizione precisa del fondamento dell’accusa, concretamente, non per sentito dire», riferisce la legale.
Santini, il collaboratore al quale Ricci attribuisce la responsabilità esclusiva di aver concesso con affidamenti diretti dell’amministrazione comunale di Pesaro l’incarico per la realizzazione di murales e per l’organizzazione di eventi a due associazioni culturali presiedute da un suo amico, Stefano Esposto, avrebbe rilasciato molte dichiarazioni al quotidiano La Verità, sia sui suoi rapporti con Ricci, al quale avrebbe offerto la disponibilità di una sua casa, la cui compravendita sarebbe nelle carte dell’inchiesta, sia sui rapporti tra Ricci ed Esposto che l’ex sindaco nega. Dichiarazioni che al Corriere, Santini non conferma, anzi confusamente tenta di smentire: «Il mio avvocato non vuole che parli, non posso parlare, non è vero che ho fatto dichiarazioni», sostiene il collaboratore di Ricci che sembra preoccupato di perdere il rapporto con lo studio che l’ha rappresentato fino a lunedì, quindi anche quando si è presentato in procura per l’interrogatorio di garanzia, mercoledì scorso, avvalendosi della facoltà di non rispondere, come deciso da Righetti. «Io faccio le mie valutazioni da tecnico con 40 anni di esperienza – dice l’avvocata – e tacere era la miglior strategia di difesa. Ne ero persuasa e lo sono ancora. Santini ha valutato diversamente. Quali siano state le sue motivazioni mi sfugge ma nemmeno mi riguarda: quando si lavora a una strategia difensiva, le motivazioni non contano contano la sostanza. Era opportuno tacere. Lui valuta diversamente. Quindi rimetto il mandato. Dopo una discussione con Santini, ho formalizzato la mia decisione».
Secondo chi lo conosce, Santini non avrebbe potuto fare a meno di parlare più che altro per una certa inclinazione al protagonismo. Anche l’intenzione, rivelata sempre alla Verità, di avvalersi di uno studio importante, siciliano, che ha già difeso Marcello Dell’Utri, testimonierebbe la ricerca di una maggiore copertura mediatica.
Nel merito del procedimento, con allusioni più che con informazione precise, Santini con la Verità sostiene due cose. La prima riguarda la casa che ha comprato con risorse sotto la lente di ingrandimento della procura: «Ricci ha usufruito della mia casa», dice facendo riferimento a un periodo il cui l’allora sindaco di Pesaro sarebbe stato alle prese con una crisi coniugale. La seconda informazione è relativa ai rapporti tra Ricci e Esposto, altro indagato di primo piano nell’inchiesta. Santini esibisce fotografie scattate in Comune o in occasione del taglio di nastri in cui Ricci e Esposto sono fisicamente vicini in mezzo ad altre persone. «Non è vero che non si conoscessero, Ricci conosceva benissimo Esposto. Se dice il contrario è perché cerca di lavarsi le mani da tutto». Le prove? Secondo Santini sarebbero contenute in chat tra i due.
5 agosto 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
5 agosto 2025
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