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In prima linea e divisa al suo interno. Ora la Polonia prova a ricompattarsi

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Quando lo scorso 18 agosto, un gruppo di leader dei principali Paesi europei si è ritrovato a Washington per fare da scudo protettivo a Volodymyr Zelensky nei colloqui con Donald Trump, un Paese ha brillato per la sua assenza: la Polonia. Eppure, l’invito era stato recapitato al nuovo presidente della Repubblica, Karol Nawrocki, il quale ha fatto finta di nulla, sapendo che pochi giorni dopo sarebbe stato ricevuto da solo nello Studio Ovale.

La diserzione del vertice americano ha fotografato plasticamente la paralisi della Polonia sulla scena internazionale. L’insediamento dell’ultranazionalista Nawrocki, eletto di misura in giugno contro il candidato della coalizione governativa Piattaforma Civica, ha indebolito il premier Donald Tusk, innescando un conflitto istituzionale e politico che ha di fatto impedito a Varsavia di far valere il suo peso diplomatico e strategico. Il Paese che più di tutti ha sostenuto l’Ucraina, battistrada in Europa del contrasto alla Russia di Putin e alleato modello nella Nato con la maggior spesa militare in rapporto al Pil, ha iniziato a mandare segnali contradditori, lacerandosi tra le ambizioni europeiste di Tusk e le forti affinità ideologiche del nuovo Capo dello Stato con Trump e i suoi Maga, di cui ha adottato lo slogan, parafrasandolo in «Polonia first».

La prima conseguenza è stata la sordina messa al Triangolo di Weimar, l’alleanza a tre tra Berlino, Varsavia e Parigi, che il nuovo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, era deciso a rilanciare, allargandola anche a Italia e Spagna, per farne un nucleo trainante dell’Ue, ma di cui ora nessuno più parla. Deciso a svolgere un ruolo da protagonista, per conto dei suoi sponsor politici di Diritto e Giustizia attualmente all’opposizione, Nawrocki ha moltiplicato le iniziative, abusando del diritto di veto per bloccare le misure del governo, sia in politica interna che in politica estera, dove la carica di Capo delle Forze Armate gli consente di dire la sua. Così ha bocciato un nuovo pacchetto di aiuti per i rifugiati ucraini, ha congelato i crediti per il finanziamento del sistema satellitare Starlink, di cui la Polonia è il principale fornitore di Kiev, ma soprattutto ha sbeffeggiato le indicazioni di politica estera che il governo gli aveva trasmesso.

In agosto, alla vigilia della visita a Washington, infatti, il ministro degli Esteri Radek Sikorski, ora anche vicepremier, aveva mandato al presidente un dossier con le posizioni dell’esecutivo. Nulla di controverso, anzi la riaffermazione della Polonia come uno dei più importanti acquirenti di armi dagli Usa e del ruolo imprescindibile della presenza militare americana sul suo territorio. Ma qualche messa in guardia dal prendere nuovi impegni concreti di acquisti d’armi e la raccomandazione di evitare il tema della tassa sui giganti del web, che il governo Tusk vuole imporre fissandola al 3%. Il documento inoltre invitava Donald Trump a non dividere gli europei. «Queste istruzioni sono una barzelletta», è stata la reazione del portavoce di Nawrocki, che ha accusato il governo di non rispettare le gerarchie istituzionali.

Sul tema Ucraina, l’effetto dello scontro è stata l’assenza della Polonia dalle discussioni in corso tra le cancellerie e gli Stati maggiori sulle garanzie di sicurezza da offrire a Kiev nel caso di una tregua, problema grave vista l’importanza di Varsavia nel dispositivo. Di certo, pur spendendo il 4,2% del Pil per la difesa e con 210 mila soldati in servizio effettivo, il no della Polonia a ogni invio di militari in un’eventuale forza di pace, è un ostacolo non da poco.

Eppure, ieri, la reazione all’attacco dei droni, verosimilmente russo, è sembrata segnare una svolta. Nawrocki ha convocato l’Ufficio per la Sicurezza Nazionale, definendo «esemplare» il comportamento di tutte le parti e il loro perfetto coordinamento. E anche il premier Tusk ha lodato la stretta cooperazione fra tutti gli organi costituzionali, che ha permesso una risposta immediata ed efficace. Nell’ora del pericolo, anche la riottosa Polonia ha saputo fare la cosa giusta.

10 settembre 2025 ( modifica il 10 settembre 2025 | 22:11)

10 settembre 2025 ( modifica il 10 settembre 2025 | 22:11)

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