Nemmeno la bevanda simbolo della Germania riesce a sfuggire alla frenata dei consumi. Inflazione, cambio delle abitudini delle nuove generazioni e incertezze economiche contribuiscono al crollo delle vendite di birra tedesca, ai minimi da 30 anni. Secondo l’Ufficio federale di statistica tedesco (Destatis), sono scese a 3,9 miliardi di litri nella prima metà del 2025. A pesare, oltre a un mercato interno in affanno, ci sono anche l’inflazione e le ombre proiettate dai nuovi dazi statunitensi sui mercati esteri.
Il calo del 6,3%
Con oltre 1.500 birrifici, la Germania è il Paese con la maggior densità di birrifici al mondo. E la tradizione riguarda storicamente tanto la produzione di questa bevanda, quanto il suo consumo. Ma sulla seconda voce qualcosa si è incrinato. L’Ufficio federale di statistica tedesco riporta un calo a metà anno del 6,3% delle vendite di birra in Germania, quantificabile in -262 milioni di litri. I consumi semestrali scendono così a 3,9 miliardi di litri.
Sotto i 4 miliardi di litri
Non è il primo crollo dei volumi venduti. Durante la pandemia, nella prima metà del 2020, la flessione era stata del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e i litri venduti erano scesi a 4,3 miliardi di litri. Nella seconda metà del 2023, invece, il calo era arrivato a segnare -6,2%, a 4,2 miliardi di litri. Eppure, i valori dei consumi non erano mai stati bassi come oggi. Non solo: da quando sono iniziate le rilevazioni il dato semestrale non era mai sceso sotto i 4 miliardi di litri.
Giù mercato interno e extra Ue
La responsabilità non è solo dei mercati esteri, ma anche di quello interno. L’81,9% delle vendite di birra nella prima metà del 2025 era destinato al consumo tedesco, ma le vendite sono diminuite del 6,1%, attestandosi a 3,2 miliardi di litri. Il restante 18,1%, pari a 711,2 milioni di litri, in calo del 7,1%, è stato esportato. Tiene di più il mercato Ue, che ha assorbito 406,9 milioni di litri (-5%), mentre fuori dai confini europei la frenata arriva quasi alla doppia cifra (-9,9%). Oltretutto sugli affari extra Ue della birra si proiettano le ombre della tempesta commerciale, con i dazi Usa che aumenteranno la pressione sulle aziende produttrici che esportano negli Stati Uniti.
Le difficoltà del mercato dell’alcol
La variabile export è solo uno dei grattacapi dei birrai tedeschi. Holger Eichele, direttore dell’Associazione dei produttori di birra tedeschi, ha parlato nel 2025 come «un anno estremamente impegnativo». Nella congiuntura attuale pesano l’inflazione, che diminuisce il potere d’acquisto dei consumatori, e il cambio di abitudini dei consumatori, in particolare tra le nuove generazioni. Va detto che il rallentamento tocca in Europa anche altre bevande alcoliche, vino in primis.
Chiudono i birrifici
Una conseguenza del mix di fattori che trascinano al ribasso i consumi di birra si legge anche nel numero di birrifici in Germania. Nel paese, dal 1995 la crescita di queste attività è stata costante. Nel 2024 è arrivata la prima forte battuta d’arresto, con un calo da 1.511 a 1.459 aziende, messe in ginocchio soprattutto dai rincari delle materie prime e dai costi elevati dell’energia.
L’opportunità degli analcolici
Riguardo alle abitudini, la Federazione tedesca dei produttori di birra riporta un calo delle vendite quasi del 12% dal 2017 al 2024 (da 9,3 a 8,2 miliardi di litri). Anche il consumo pro-capite è passato da 98 a 88 litri annui. Una tendenza opposta riguarda la birra analcolica. Se è vero quindi che le nuove abitudini portano al ribasso i consumi di birra tradizionale, guadagnano terreno i prodotti rielaborati, come i miscelati o le versioni analcoliche. A Berlino, nella prima metà dell’anno queste categorie hanno visto un incremento dell’8% rispetto alla prima metà del 2024. Un barlume di speranza, ma flebile, visto che corrisponde ad appena il 5,6% dei volumi di vendita di birra tedesca.
22 agosto 2025
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