
Sembrano ore decisive, queste. Ma lo si è già scritto troppe volte per non temere che si tratti dell’ennesima speranza a vuoto.
I giornali israeliani riportano che Hamas avrebbe accettato in linea di principio il piano di Donald Trump per porre fine alla guerra a Gaza. Ma cosa prevede?
Il piano, in 21 punti, è stato riportato oggi dal quotidiano Times of Israel.
Prevede l’immediata liberazione di tutti gli ostaggi – venti dovrebbero essere quelli in vita -, il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi e il ritiro graduale delle truppe di Benjamin Netanyahu dalla Striscia.
Si notano cambi di rotta significativi, proposti dall’inviato statunitense Steve Witkoff, in stretto contatto con i qatarini.
Le modifiche più evidenti riguardano la sorte del popolo di Gaza che non sarebbe più «invitato» a lasciare la propria terra – niente Riviera, pare -, e la liberazione in blocco di tutti gli ostaggi.
Il piano contempla una Striscia libera dal terrorismo e riqualificata per i suoi abitanti. Si legge che se entrambe le parti accetteranno la proposta, la guerra terminerà immediatamente, le forze israeliane interromperanno tutte le operazioni e si ritireranno gradualmente dalla Striscia.
Entro 48 ore dall’accettazione pubblica dell’accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, saranno restituiti. A quel punto, Israele libererà diverse centinaia di prigionieri palestinesi che stanno scontando l’ergastolo e oltre 1.000 abitanti di Gaza arrestati dall’inizio della guerra, insieme ai corpi di altri centinaia di palestinesi.
Ai membri di Hamas che si impegnano a una coesistenza pacifica verrà concessa l’amnistia, mentre a quelli che desiderano lasciare la Striscia verrà garantito un passaggio sicuro verso i Paesi di accoglienza.
Gaza sarà gestita da un governo temporaneo e transitorio composto da tecnocrati palestinesi, supervisionato da un organismo internazionale istituito dagli Stati Uniti in consultazione con i partner arabi ed europei, fino al completamento del programma di riforme dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Hamas non farà parte di questo governo, Israele non occuperà né annetterà Gaza.
Un altro cambio di rotta si legge al punto 17: se Hamas ritarda o respinge la proposta, i punti sopra menzionati verranno applicati in aree libere dal terrorismo, che le Idf consegneranno alla forza internazionale di stabilizzazione. Si menziona per la prima volta la possibilità che l’accordo possa essere attuato almeno in parte, anche senza Hamas.
Poi si legge dell’impegno israeliano di non attaccare il Qatar, del futuro Stato palestinese e della convivenza pacifica dei due popoli.
Il tentativo di convincere i miliziani palestinesi sarebbe guidato dal Qatar che dovrebbe fornire presto una lettera firmata da Hamas. Ma le notizie giungono confuse. Un funzionario del gruppo palestinese ha dichiarato all’agenzia di stampa qatariota Al Araby che non avrebbe ricevuto alcuna proposta. Mentre l’amministrazione Usa risponde che sia Israele sia Hamas sono stati informati.
Donald Trump si dice molto positivo – non una novità – e attende l’incontro di lunedì con Benjamin Netanyahu.
Il quotidiano progressista israeliano Haaretz riporta la voce di tre fonti: dopo il fallito attacco a Doha, grazie anche all’impegno di Steve Witkoff, gli Stati Uniti avrebbero capito che con le sue azioni, il premier israeliano sta destabilizzando il Medio Oriente e danneggiando gli alleati nella regione: non gli sarebbe più concesso margine di prova.
27 settembre 2025 ( modifica il 27 settembre 2025 | 14:43)
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