
Ancora una volta, la politica internazionale ha dominato la scena nel mese di aprile. Innanzitutto, l’avvio dei dazi da parte degli Usa, sia pure con uno stop and go (rivisti al ribasso subito dopo l’avvio, ad eccezione della Cina), che ha prodotto un andamento quasi isterico delle Borse e fibrillazioni aggiuntive oltre agli effetti negativi delle imposizioni in sé. Quindi gli incontri che la premier Meloni ha avuto con Trump e poi con il vicepresidente Vance. Incontri che, pur non avendo prodotto risultati immediati, hanno avuto, a parere di molti, un impatto positivo quanto meno nell’aprire uno spazio di confronto. Quindi la guerra in Ucraina, anche qui con un andamento delle trattative gestite dagli Stati Uniti, almeno complesso: tregue non rispettate e ultimatum che rendono difficile la strada della ricomposizione.
Gaza vive momenti ancora pesanti e difficili, ma l’eco mediatica sembra essersi affievolita. Infine la scomparsa di papa Francesco, che ha prodotto grande emozione nel Paese. Tutto ciò ha oscurato in gran parte la politica interna: dal congresso della Lega al decreto Sicurezza allo stop al terzo mandato per i governatori (Zaia e De Luca in primis).
Gli indicatori di aprile segnalano alcuni cambiamenti degni di interesse. Dal punto di vista delle intenzioni di voto è da registrare la ripresa di FdI, oggi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto alla rilevazione del mese scorso. Crescita che sembra arrestare il calo degli ultimi mesi e sembra attribuibile ad almeno due elementi: il primo, già richiamato, relativo all’eco positiva degli incontri con presidente e vicepresidente Usa, il secondo che riguarda l’attenuarsi, dopo il congresso della Lega, dei plateali distinguo da parte di Salvini.
I due principali partner dell’alleanza di governo vedono una sostanziale stabilità di Forza Italia (oggi stimata all’8,2%, qualche decimale meno di marzo) e un calo della Lega (8,2% con un decremento dello 0,8%) dovuto probabilmente al contrarsi della visibilità del segretario. Nel campo delle opposizioni, il Pd è al 21,1%, con un (piccolo) ulteriore calo che lo porta al punto più basso dell’ultimo anno. Le divisioni interne, molto evidenti sulla politica internazionale, danno conto di questa difficoltà. Il M5S, invece, mantiene le posizioni acquisite, ed è oggi al 13,9%, uno dei punti più alti dell’ultimo anno.
Il netto posizionamento pacifista continua a produrre risultati. Poche variazioni per le altre forze di opposizione che confermano le posizioni dello scorso mese. In sostanza, se guardiamo alle coalizioni, il centrodestra si rafforza di pochi decimali, le altre possibili aggregazioni (dal centrosinistra «classico» al Campo largo) perdono invece qualche decimale. Da sottolineare una ripresa della partecipazione al voto: l’area grigia degli astensionisti e degli incerti si riduce di 3 punti. Aspettiamo di vedere se sia un dato che si consolida o un episodio passeggero.
Il governo e la premier vedono piccolissimi miglioramenti: l’indice di gradimento dell’esecutivo (la percentuale di valutazioni positive su chi si esprime, esclusi i non sa) cresce di un punto e si attesta al 41. La presidente del Consiglio vede anch’essa la stessa piccola crescita di un punto attestandosi al 42. Segnali debolissimi che però sembrano segnare un arresto dell’erosione registrata da tempo. Fenomeni imputabili, presumibilmente, alle stesse motivazioni già evidenziate: posizionamento internazionale e riduzione, almeno mediatica, dei distinguo in seno alla maggioranza.
Infine, i leader. I giudizi, con pochissime eccezioni, sono in calo. Tajani, che da tempo fa segnare una contrazione dell’apprezzamento, arriva al punto più basso da quando abbiamo iniziato a rilevarlo come leader di FI (indice di 28) e condivide il podio con Conte, che invece cresce di un punto. Per gli altri si registrano piccoli cali di 1-2 punti ciascuno, da Schlein a Magi. In piccola crescita (1 punto) Renzi, all’ultimo posto.
Il mese indica alcune tendenze: la prima è una ripresa dell’esecutivo, della premier e e del partito leader della coalizione di governo. L’uscita dalle polemiche consolida la leadership. La seconda è la sempre più evidente frammentazione dell’opposizione: un processo che abbiamo più volte evidenziato e che si conferma. Infine, aspetto interessante, la crescita della partecipazione. Aspettiamo di vedere conferme o smentite il prossimo mese.
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25 aprile 2025
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