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Il sindaco Gualtieri sulla gestione degli eventi per la morte del Papa: «Vincente il lavoro di squadra, ora fondi e più poteri»

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«Con una Roma moderna ed efficiente ci guadagna tutta l’Italia». Di ritorno dal sopralluogo in una scuola di Ostia il sindaco, Roberto Gualtieri, ripercorre la settimana che ha portato la Capitale a vincere una sfida storica: dalla morte di papa Francesco ai funerali con 200 delegazioni da tutto il mondo, dal Giubileo degli adolescenti ai flussi turistici da record per i ponti di primavera.

«Roma è tornata a essere Caput mundi – ribadisce Gualtieri -. Sono emerse le sue enormi potenzialità che dimostrano quanto meriti cura e attenzione, di uscire da una psicologia della rassegnazione che la considerava una città destinata ad avere servizi di serie B».

Sindaco Gualtieri, come è riuscita la Capitale a superare la pressione di questi sette giorni: un miracolo?
«Sicuramente è stata una prova impegnativa, ma vorrei sottolineare che questo risultato è frutto di due elementi, nessuno dei quali episodico. Il primo è il lavoro di questi anni in cui abbiamo affrontato le principali fragilità strutturali della nostra città: non si improvvisa la pulizia per qualche giorno, ma si ottiene grazie al miglioramento del lavoro di Ama, del costante e graduale efficientamento e potenziamento dell’azienda. Vale lo stesso per i trasporti, il 5G e la videosorveglianza, la Protezione civile, il rifacimento delle strade e l’assunzione di 1.300 nuovi vigili facendo bene i concorsi e tanti altri aspetti. Gli interventi strutturali, sia giubilari sia ordinari, hanno alzato la capacità di prestazione della città creando una base solida sui cui si è innestato il potenziamento ad hoc i funerali e gli eventi di questi giorni senza sacrificare altre zone della città. C’è ancora molto da fare ma siamo sulla strada giusta».

E il secondo fattore?
«È in una scelta strategica che abbiamo fatto fin dall’inizio della consiliatura: ricercare sempre la massima collaborazione di tutte le istituzioni, favorire e stimolare l’impegno su Roma da parte di tutti i livelli del governo rifuggendo da qualsiasi idea di autosufficienza o di separatezza del governo capitolino. Per fare solo un esempio è questo che ci ha portato fin da subito a coinvolgere Anas nel rifacimento delle strade moltiplicando la nostra capacità operativa. Roma è la capitale e lo Stato nelle sue diverse articolazioni va coinvolto nel suo governo attraverso il dialogo e la collaborazione costante. Il metodo Giubileo è questo e sono felice di aver trovato nelle altre istituzioni interlocutori attenti e disponibili. La collaborazione nella preparazione dei funerali è stata molto fluida perché si è innestata su una pratica consolidata di lavoro comune, di lealtà reciproca e forte senso delle istituzioni. Da questo punto di vista l’amministrazione comunale non deve solo chiedere attenzione e supporto, ma anche mettersi a disposizione dello Stato e offrire collaborazione assumendosi sempre le proprie responsabilità. Poi c’è anche un terzo fattore».

Ci spiega quale?

«L’amore che Francesco aveva per la città era talmente ricambiato che tutti ci hanno messo il cuore nel dare il massimo lavorando giorno e notte. Abbiamo messo online tutte le mappe operative realizzate dalla Protezione civile con una rapidità impressionante perché c’è gente che ha lavorato 24 ore al giorno. Anche i romani hanno reagito in modo esemplare con grande senso civico: non è stato merito soltanto delle istituzioni, ma della città e dei fedeli di tutto il mondo».

Superato lo stress test, adesso mancano soltanto i poteri speciali per rendere questo modello strutturale?
«La riforma dell’ordinamento di Roma Capitale con più poteri e risorse è importante e può aiutare a consolidare la trasformazione e la rinascita della città, ma bisogna evitare di pensare che esista una soluzione salvifica di ingegneria istituzionale. Ama funziona meglio perché è stato scelto un management capace e perché abbiamo recuperato centinaia di milioni di evasione di Tari utilizzandoli per aumentare uomini e mezzi: per questo non serviva alcun potere speciale. Poi, certo, per fare degli esempi consentire a Roma Capitale di pagare adeguatamente i suoi dipendenti ci eviterebbe la costante emorragia di personale verso altre amministrazioni; un finanziamento maggiore e diretto del Tpl garantirebbe un potenziamento del trasporto; la possibilità di regolamentare i b&b ci faciliterebbe nella gestione del fenomeno, ma l’inclinazione politica a realizzare interventi strutturali e non di facciata e la collaborazione tra enti sono ancora più importanti dei poteri».

State pensando a qualcosa di speciale per omaggiare la memoria di Papa Francesco?
«Sicuramente lo ricorderemo come merita e al tempo stesso cercheremo di essere coerenti con il suo messaggio a partire dall’attenzione agli ultimi e alle periferie. Non dobbiamo poi allentare la tensione sul Giubileo che è ancora in corso, sul Conclave e su eventi come la Giornata mondiale della gioventù che sarà molto impegnativa».

Ci racconta l’ultima volta che lo ha visto?
«L’ho visto quando è uscito dal Gemelli, l’ho salutato ma non ci ho parlato. Mi ha colpito che, nonostante i medici gli avessero detto tassativamente di non parlare e non sforzarsi, lui ha comunque salutato la folla. Questo slancio e il suo non voler rinunciare alla sua missione pastorale mi hanno impressionato. Era commovente: non aveva fiato, eppure ha voluto dire delle parole alle persone che erano lì per lui, sentiva che sarebbero rimaste male se non lo avesse fatto. Uno spirito straordinario, un impegno infaticabile come ha dimostrato la domenica prima della morte».

Un’immagine in particolare?
«L’8 dicembre, per l’Immacolata Concezione, si immaginava che non avrebbe fatto il giro per salutare gli infermi, ma lui lo ha fatto lo stesso: se c’era una possibilità, faceva sempre la cosa più impegnativa, ci metteva il cuore e l’anima».

Nei vostri colloqui le hai mai dato qualche consiglio per la città?

«Roma è stata sempre al centro dei nostri colloqui, per il Giubileo Sua Santità si raccomandava che gli interventi fossero per la città, non soltanto per i pellegrini, per avere un’eredità positiva. Era molto contento della nostra iniziativa insieme ad Ama per formare i detenuti nel carcere di Rebibbia all’economia circolare. Parlava anche della diocesi di Roma nella quale ha cambiato regole e persone perché sentiva fortemente il suo ruolo di vescovo».

Con la sepoltura del Papa la basilica di Santa Maria Maggiore è diventata una seconda San Pietro: come pensate di gestire il surplus di turisti e pellegrini in un quadrante già molto congestionato?
«Adesso è in servizio un dispositivo fisso: sei pattuglie di vigili urbani oltre a quelle delle forze di polizia, 55 uomini della Protezione civile, un presidio rafforzato di Ama e un percorso studiato insieme alla Questura per gestire la fila. L’afflusso è imponente, ma tutto scorre senza problemi. Adesso stiamo ragionando su come rafforzare gli interventi già realizzati in quella zona, dalla viabilità al decoro, dal verde alla manutenzione. Mercoledì (domani, ndr) faremo una riunione in Prefettura per adottare eventuali misure straordinaria, poi ho convocato una riunione in Campidoglio».

Il 7 maggio iniziano i lavori del Conclave, non le chiediamo di schierarsi ma cosa si augura per la successione al soglio pontificio?
«Sono sicuro che il Conclave saprà fare la scelta giusta, naturalmente auspico un Papa che sappia proseguire l’impegno evangelico, pastorale e universale di Bergoglio. In questa settimana nella grande manifestazione di affetto per Francesco si è vista la funzione di punto di riferimento globale che ha saputo svolgere e che è andata oltre il suo ruolo di capo della Chiesa cattolica. Ai funerali, tra i fedeli e i grandi della terra si percepiva un senso di smarrimento: da lunedì scorso tutti ci sentiamo più soli».


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29 aprile 2025 ( modifica il 29 aprile 2025 | 07:12)

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