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Il pressing dell’Italia su Bruxelles per i dazi: «Sostenere prodotti unici con qualità uniche»

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Le bordate di Trump sui dazi raggiungono Giorgia Meloni quando la premier atterra a Belgrado per una visita bilaterale. Vengono però considerate solo come parte finale di una retorica negoziale che ha i suoi colpi di coda, perché invece il capo del governo ha notizie che tutto sommato sono positive, da Bruxelles, su alcuni settori come il vino, la birra e i superalcolici, cruciali per il nostro export.

Roma e Bruxelles sono infatti in contatto costante sulle tappe ulteriori di un confronto serrato che è ancora in corso fra i tecnici europei e americani e che potrebbe portare a tariffe ridotte, inferiori al 15%, per questi settori. L’Ue, per perorare la causa di vino, superalcolici e birre, farà leva anche sul fatto che gli Usa, in linea generale, stanno esentando da dazi le merci che gli Usa non producono o di cui non dispongono, come il caffè. Anche se gli States hanno una produzione vinicola avanzata non producono gli innumerevoli vini europei, che vengono realizzati in condizioni particolari e molto specifiche, non replicabili altrove (basti pensare allo champagne o all’amarone).

L’Unione, spiegano sia a Palazzo Chigi che a Bruxelles, farà dunque leva sull’opportunità di «sostenere prodotti unici con qualità uniche», dato che «ne abbiamo molti in Europa», tra cui le Igp. Molti dei prodotti alimentari di alta qualità sono «prodotti agricoli trasformati». Quindi, questo «è solo un altro motivo per sottolineare perché siamo così determinati e perché siamo così impegnati a tornare a dazi zero per Mfn (clausola della nazione più favorita) sui vini, così come per i liquori, così come per le birre», rimarcano fonti europee.

Un obiettivo difficile ma non impossibile, e su cui appare molto concentrata Meloni, che due giorni fa ha incontrato la filiera delle categorie del vino: convincere gli americani a inserire vino, superalcolici e birra nella lista dei prodotti che beneficiano di dazi zero per zero, oppure, come nel caso del vino, di dazi zero per i vini Usa importati negli Ue e dazio della nazione più favorita per i vini europei importati negli Usa.

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Prima di volare a Belgrado la premier si è occupata di difesa: la settimana scorsa il governo ha chiesto a Bruxelles 15 miliardi di euro di prestiti, prestiti che andranno restituiti con fondi nazionali e che serviranno a sviluppare investimenti delle nostre aziende leader del settore in tandem con altri player della Ue, probabilmente nel nostro caso in primo luogo con Francia (per implementare le capacità di produzione del sistema antimissile Samp-T) e Germania (per allargare gli investimenti congiunti della nostra Leonardo con la tedesca Rheinmetall).

La richiesta italiana alla Commissione è solo un primo step di una procedura che andrà riempita di progetti industriali, e che secondo garanzie che sono già arrivate a Roma non avrà effetti negativi sul Patto di Stabilità e crescita. Ieri, per cominciare a definire nero su bianco il piano, Meloni ha presieduto una riunione sul tema difesa con le principali aziende partecipate coinvolte, da Leonardo a Fincantieri, da Cdp a Invitalia.


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6 agosto 2025

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