
Non si parla apertamente di tumore nella nota ufficiale pubblicata sul sito dell’AC Milan, ma il testo relativo alla salute del capitano più amato, oggi vicepresidente onorario del club rossonero, non lascia adito a dubbi: a Franco Baresi (65 anni) è stata riscontrata la presenza di una nodulazione polmonare, per la quale si è deciso di procedere con l’asportazione mediante intervento chirurgico con tecnica mini-invasiva: «L’intervento è andato bene – si legge nella nota – e il decorso post-operatorio è stato privo di complicazioni. Franco è stato successivamente valutato dallo specialista oncologo con indicazione a terapia di consolidamento a base di immunoterapico».
Terapia di consolidamento
Nessun accenno dunque alla diagnosi, anche se l’iter descritto è quello che spesso si segue per un tumore ai polmoni: l’immunoterapia, infatti, in molti casi viene prescritta dopo l’asportazione chirurgica di una neoplasia ai primi stadi allo scopo di ridurre i rischi di recidiva e auspicabilmente aumentare le possibilità di guarigione. «Il termine “terapia di consolidamento”, in oncologia, sta proprio ad indicare, trattamenti aggiuntivi, spesso somministrati dopo chirurgia (magari seguita da chemioterapia o radioterapia iniziali), mirati a eliminare eventuali cellule tumorali residue e diminuire il rischio recidive – spiega Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom – Associazione Italiana di Oncologia Medica -. L’immunoterapia, però, può essere prescritta anche per una neoplasia in fase avanzata o metastatica, per rallentare la progressione della malattia e prolungare la sopravvivenza dei pazienti».
Sintomi molto vaghi
Sono quasi 45mila le nuove diagnosi di cancro ai polmoni ogni anno nel nostro Paese: è il terzo più frequente (dopo mammella e colon-retto), il primo per mortalità. Tipico dei fumatori, ma un caso su cinque si verifica in chi non ha mai acceso una sigaretta. E una patologia subdola perché non dà sintomi fino a quando è già in stadio avanzato o metastatico, così soltanto il 30% delle persone è operabile nel momento in cui scopre la neoplasia, mentre la grande maggioranza dei pazienti arriva alla diagnosi tardi, quando la malattia è già in stadio avanzato e le possibilità di guarire purtroppo sono ridotte (la sopravvivenza media a cinque anni dalla diagnosi si aggira intorno al 18%). I sintomi, peraltro, sono molto vaghi: tosse che non passa (anche con striature di sangue), fiato corto, dolore al torace, «fischi» quando si respira, raucedine, perdita di peso, infezioni respiratorie frequenti.
Farmaci immunoterapici
«Soprattutto nell’ultimo decennio, però, la ricerca scientifica ha fatto progressi importanti e la sopravvivenza dei malati, per anni ferma a pochissimi mesi, ora si riesce a prolungare anche per alcuni anni in un numero crescente di casi – sottolinea Cinieri -. L’arrivo di farmaci immunoterapici e a bersaglio molecolare (le cosiddette target therapies) hanno portato risultati importanti per la guarigione o per gli anni di vita guadagnati, in buone condizioni».
Alterazioni genetiche
Come sempre, quando si tratta di cancro, quasi tutto dipende dallo stadio della malattia al momento in cui viene scoperta: secondo le statistiche, la sopravvivenza a cinque anni per un carcinoma polmonare varia
da circa il 60-70% nel caso di tumori localizzati, al 30-40% nei pazienti con malattia estesa a livello loco-regionale, e solo al 7-10% in caso di malattia metastatica. «Esistono però vari sottotipi di cancro ai polmoni, più o meno aggressivi, e anche questo conta moltissimo – conclude l’oncologo -. Infine, è fondamentale conoscere se e quali alterazioni genetiche sono presenti all’interno della neoplasia di ciascun paziente perché è proprio in base al cosiddetto “profilo molecolare” del tumore che possiamo scegliere le cure più efficaci caso per caso. Già oggi circa un terzo dei tumori al polmone si può affrontare con un approccio nel contesto della medicina di precisione: ricercando cioè target molecolari per i quali sono stati sviluppati farmaci mirati». Un’opportunità importante per i pazienti, perché usare farmaci specifici ha portato a un’efficacia superiore dei trattamenti e a una migliore tollerabilità delle cure, garantendo lunghe aspettative di vita per una malattia che fino a 15 anni fa aveva una prognosi decisamente infausta.
3 agosto 2025 ( modifica il 3 agosto 2025 | 19:08)
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