
Dice bisogna vincere le partite sporche, l’importante è andare avanti per la classifica, però mica è una bella figura quella del Napoli a Monza, gol di McTominay, minuto 71.
E proprio a 71 punti è il Napoli, come la sua avversaria diretta, che gioca a Bologna. Ma sono due squadre uguali quelle che danno vita a questa bella corsa testa a testa? Una gioca in tre competizioni, che si distrae poco, che gioca veloce, che è concentrata. E’ l’Inter di Simone Inzaghi. Possiamo onestamente dire che il Napoli le equivale? Forse la squadra dei due scontri diretti sì, quella di Monza no: altro primo tempo inguardabile. Con un secondo tempo mica così trionfale, anche se almeno è stato ritrovato il ritmo. Diciamo appena sufficiente. Il tifo e la passione non possono annebbiare la vista e il giudizio: il Napoli gioca male, i giocatori sembrano non avere il cuore oltre l’ostacolo, anzi molto più indietro. Si aggiunga al tutto una conferenza stampa come quella di ieri, nella quale l’allenatore lancia una vera e propria bomba. Francamente, c’è un tempo per tutto e questa volta ha ragione De Laurentiis che ricorda che «in itinere», cioè mentre si è nel pieno dell’azione, non è il momento delle riflessioni e delle decisioni. Che siano già prese o meno, poco importa, te le tieni per te e non dai vita a psicodrammi: altrimenti poi l’impressione che i giocatori stiano giocando per pura presenza non te la togli di dosso.
Ci fosse stato un Mazzarri sulla panchina del Napoli, avremmo detto che la squadra nel primo tempo gli stava giocando contro. Per carità armonizzare undici cervelli è difficile e la «garra» se non c’è va data, ma questo non sarebbe il compito di un costoso grappolo di tecnici e specialisti come quelli di Castel Volturno?
Il primo tempo è surreale. Una squadra retrocessa che sfiora il gol due volte, quella che combatte per il campionato che frulla gioco come se qualcuno avesse dimenticato il frullatore acceso ma vuoto.Il Napoli non sembra conoscere più i concetti di verticalità, di penetrazione, di avanzamento sulle fasce. Sbagliano lancia e passaggi, cross e calci d’angolo. Per carità sulla fascia destra manca Neres e c’è Spinazzola (peraltro non fra i peggiori), in difesa un traballante ma dignitoso Rafa Marin. Si tira sui difensori. Gilmour si applica ma non rende (nel secondo sarà sostituito da Anguissa), Lobotka è decisamente in luna di miele, lo stesso Politano non è quello dei tempi migliori. Il solo Lukaku ha in mente la posta in gioco e il suo enorme valore. Uno si sarebbe aspettato un tentativo con Okafor, possibile che non regga nemmeno mezza partita? Non regge. Ciò che allarma è la mancanza di voglia del Napoli, altri dicono di fame. Il Napoli è in lenta digestione. Come se non interessasse il traguardo. Se si dovessero trovare tre aggettivi per la squadra di questi primi 45 minuti sarebbero: un Napoli distratto, lento, sciatto. Per il secondo: sveglio, affaticato, più veloce.
L’etere mediatico è ingolfato dalla metamorfosi di Conte in Eduardo («fujtevenne») e in La Capria, scena che da venerdì entra nella letteratura alta di Napoli: quella dell’impossibilità di diventare grande e potente. Oggi Conte se l’è presa con i campi che provocano infortuni e ha fatto capire che lui ha una lista di richieste, soprattutto di mercato, e che la vuole soddisfatta. Per tanti invece quelle parole sono solo il preannuncio dell’addio.
Probabile e certamente possibile ma oggi come oggi le cose sono più semplici: secondo Marco Parolo, che lo ha detto in tv, ha solo voluto mettere pressione positiva sulla squadra, irritato dalla serata conviviale in settimana. Il tema della concentrazione, della tenuta mentale esiste, sa Iddio se in questo Napoli esiste, ma come si fa a dire certe cose alla vigilia di una partita dalla quale dipende tutta la stagione? Minuetti societari. C’è una sola cosa chiara: siamo primi in classifica, che Dio ci protegga.
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19 aprile 2025 ( modifica il 19 aprile 2025 | 21:03)
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