
Fino al 1977 si chiamava Zaire. E per gli appassionati di boxe, ma non solo, era inevitabile associarne il nome al leggendario ring di «The Rumble in the Jungle», Kinshasa 1974, Ali contro Foreman, il più iconico match della storia del pugilato. Oltre mezzo secolo dopo è ancora lo sport a riportare alla ribalta questo Paese dell’Africa subsahariana da 112 milioni di abitanti che ha preso il nome di Repubblica Democratica del Congo. E che finalmente, dopo anni di turbolenze, sta provando a trovare anche una stabilità politica. Allora la boxe, stavolta il calcio. Col Milan a offrire un assist decisivo attraverso un accordo di cooperazione senza precedenti che promuoverà sport, giovani talenti e azioni di solidarietà.
Nata sulla scia del Piano Mattei per l’Africa, la partnership favorirà la creazione di nuove opportunità di business, progetti sociali e un sopporto mirato per lo sviluppo del turismo. «Un progetto che è la dimostrazione della forza dello sport e che vuole avere un impatto concreto fondandosi su tre piani — spiega Paolo Scaroni, presidente del club rossonero, fautore del progetto —. Sul piano economico, l’accordo favorirà l’attrazione di nuovi investimenti e la creazione di opportunità di business con stakeholder italiani e internazionali». È una terra di enormi contraddizioni: possiede alcune delle risorse naturali più preziose tra cui litio d’oro, ma allo stesso tempo il 75% della popolazione vive in condizioni di povertà.
«L’intesa servirà per promuovere il turismo internazionale — aggiunge Scaroni — avvicinando gli europei e non solo alla conoscenza delle bellezze naturali». Come il vulcano Nyiragongo o il Virunga National Park, patrimonio dell’Unesco. «Sul piano sociale, infine, con il supporto di Fondazione Milan che dal 2003 ha investito oltre 12 milioni di euro per progetti solidali in tutto il mondo, la partnership promuoverà una serie di azioni a beneficio delle comunità locali — conclude il presidente rossonero — a partire dalla creazione della prima academy del Milan nel Paese al servizio delle giovani generazioni fino alla costruzione di una scuola a Boma».
Un’iniziativa seria e strutturata, col calcio e il Milan — 17 milioni di tifosi nell’intera Africa subsahariana — a fare da traino. Per la Fondazione del club è un cerchio che si chiude: nel 2003 ha realizzato proprio in quel Paese il suo primo intervento internazionale. A darne notizia nei giorni scorsi è stata la Primo Ministro Judith Suminwa, al termine di un vertice ospitato in un afoso pomeriggio romano dal Governo italiano e dalla Commissione Europea, alla presenza di Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, per riaffermare nel contesto del Piano Mattei l’impegno per la crescita sostenibile e la cooperazione del continente. Un vertice atteso, nel quale si è parlato di progetti cruciali come il Corridoio di Lobito, un’infrastruttura ferroviaria strategica di 830 km che collega l’Angola allo Zambia.
Preziosissima, oltre all’attività della Farnesina col ministro degli Esteri Antonio Tajani, l’ambasciatore Dino Sorrentino e il Capo di Gabinetto Francesco Genuardi, è stata la collaborazione con una realtà radicata sul territorio come la Fondazione Mama Sofia, creata da Zakia Seddiki Attanasio, moglie dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, assassinato nel 2021. Madre di tre figlie, porta avanti con amore e cura il lavoro della fondazione che avevano fatto nascere insieme nel 2017: «Per noi è un’opportunità concreta per il miglioramento delle comunità locali. La nostra Fondazione ha sempre creduto che l’educazione e la solidarietà siano le chiavi per un cambiamento duraturo. Il calcio non è solo uno sport, ma una forza capace di unire, di ispirare e di trasformare». Muhammad Ali ha detto: «Impossibile non è una regola, è una sfida».
27 giugno 2025
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