Il «guscio» ideato da Massimo Luise protegge dagli incendi libri, archivi, biblioteche e tesori d’arte

di Riccardo Bruno, inviato a Ferrara Una storia nata dall’amore per la cultura. Il sistema adottato anche in Vaticano, Banca d’Italia, Turchia...

Questo post è stato originariamente pubblicato su questo sito

//?#

Tutto ha inizio a Vicenza, anno 2001. «Stavamo installando i nuovi archivi del tribunale, compreso il sistema antincendio. Fu allora che per la prima volta pensai: gli estintori possono fermare le fiamme ma danneggerebbero comunque i documenti». È in quel momento che Massimo Luise capisce che bisogna ribaltare il punto di vista, che il bene più prezioso da difendere è il patrimonio — fascicoli, libri, quadri, opere d’arte — prima ancora delle strutture che li contengono. Luise aveva sempre lavorato in aziende che realizzavano archivi per biblioteche, musei o appunto palazzi di giustizia. «In pratica significava realizzare scaffali», dice. Riflette che non è sufficiente, va trovato un altro sistema. Ci pensa per anni, valuta tutte le possibili alternative, intuisce quale può essere la soluzione migliore, finché nel 2010 si ritrova improvvisamente senza lavoro, con pochi soldi da parte e un figlio piccolo. «Non potevo perdere altro tempo — ricorda —. Andai alla Camera di commercio di Ferrara e chiesi come fare per depositare un brevetto. Non potevo permettermi di pagare un esperto, un’impiegata gentilissima capì la situazione, prese un modulo già compilato, lo sbianchettò e mi disse di usarlo come modello».

Per un mese lavora anche di notte. «Venti ore al giorno, a scrivere ogni dettaglio, spesso con mio figlio in braccio». Il 7 marzo 2011 deposita la richiesta: un sistema per la protezione passiva degli archivi dal fuoco. «Avevo studiato diverse tecnologie. All’inizio pensavo a vernici resistenti, poi ho capito che la soluzione migliore era creare un guscio con una guarnizione intumescente, una fibra che ho studiato appositamente: con il calore si espande anche di 30 volte, da 2 millimetri raggiunge i 6 centimetri. Più c’è caldo, più si allarga e protegge quello che custodisce. Insomma, in questo modo il fuoco diventa amico».

La vera innovazione di Luise è stata quella di partire dall’amore per i libri, ma anche di fotografie, dipinti o statue. Impedire che le nostre memorie vadano in fumo, il sogno antico di poter salvare dalla distruzione la biblioteca di Alessandria.

Il brevetto è solo il primo passo. «A quel punto dovevo riuscire a dimostrare che il mio sistema funzionava davvero, e convincere poi qualcuno ad acquistarlo», ricorda Luise. Sulla sua strada incontra persone generose, come un imprenditore torinese che si offre di realizzare gratuitamente due prototipi, e un docente universitario che organizza un test a Rimini alla presenza dei vigili del fuoco. «I prototipi rimasero per un’ora a una temperatura di oltre mille gradi. Quando abbiamo aperto gli armadi, la carta all’interno era perfetta. In quel momento anch’io ho avuto la certezza che non mi ero sbagliato».

Fonda così l’azienda, che chiama Makros giocando con il suo nome Massimo. Lui unico dipendente: «Facevo tutto da solo, dalla progettazione alla ricerca dei potenziali clienti». Le prime risposte non sono incoraggianti: «Idea interessante, ma non avrà futuro», mi ripetevano. Nel 2013, la svolta: l’Agenzia delle Entrate di Forlì gli concede fiducia, la Makros ottiene l’appalto per realizzare i due chilometri dell’archivio. Subito dopo una seconda opportunità, che Luise certo non dimentica: «Venni chiamato dal Politecnico di Milano, mi trovai davanti a otto ingegneri che mi bersagliarono di domande. Uscii con qualche chilo in meno». Luise è un autodidatta, ma supera l’esame a pieni voti.

Nel frattempo chiede il riconoscimento del brevetto anche fuori dall’Italia. «Ho dovuto dimostrare che non era mai stata fatta una cosa simile. Trovarono altri 13 brevetti sullo stesso tema, perfino in Corea e in Australia, ma il mio li superava tutti».

Da allora i progetti realizzati si sono moltiplicati: dopo il Politecnico di Milano anche quello di Torino e l’Università di Genova, la Banca d’Italia e i Musei Vaticani, l’Archivio storico di Bordeaux in Francia e l’Istituto di Storia dell’Arte Max Planck a Firenze. Il lavoro più complesso è stato ultimato nel 2023 per la biblioteca Rami Barracks, un ex complesso ottomano nel centro di Istanbul, un gioiello architettonico che custodisce oltre due milioni di libri e la più grande collezione dedicata al «padre della patria» Atatürk. «È un archivio di 27 chilometri, dall’Italia sono partiti 38 Tir».

Tra le installazioni più curiose, quella per il Museo del giocattolo di Bra, la protezione dei reperti rari del Museo dell’Antartide di Genova, o di antichi costumi turchi conservati nel Museo delle arti di Ankara: «In questo caso abbiamo dovuto prevedere teche aggiuntive per proteggerli anche dalla polvere», spiega Luise.

La forza della sua idea si basa su quella che chiama «protezione intelligente». «Perché comprende anche la prevenzione e la conservazione». Ha cambiato soprattutto il modo di concepire l’archiviazione: ha messo al centro le opere e partendo da qui ha studiato un modo per renderle inattaccabili.

Nel 2016 ha presentato un altro brevetto per la protezione dall’acqua nato ancora una volta da un episodio particolare. «Ero a Firenze e mi capitò tra la mani un libro scampato all’alluvione del 1966. Aveva ancora visibili le tracce di fango…». Per testare la resistenza alla pressione e alle infiltrazioni, ha immerso i contenitori in una vasca del Polo scientifico dell’Università di Ferrara. Dal 2019 la Makros si è trasferita proprio accanto, nella area della Sipro, la società a maggioranza pubblica nata per favorire lo sviluppo delle imprese innovative.

Adesso la Makros non solo custodisce saperi, ma li crea. Luise ha voluto un comitato scientifico — composto da docenti universitari, ingegneri, biologi, chimici, informatici — per studiare nuove soluzioni. In più, ha contribuito al finanziamento di due studi del Cnr sull’uso dei terpeni naturali, quelli che generano gli aromi nelle piante, come inibitori dei batteri. Da qui è nato un ulteriore ambito di ricerca, quello della protezione dei libri dalla proliferazione dei funghi, agendo nuovamente sulla prevenzione: i sensori tengono sotto controllo gli indici ambientali, dalla temperatura all’umidità, inviano un alert quando le condizioni mutano e un software suggerisce come intervenire.

Luise è oggi un uomo di 64 anni con l’entusiasmo di un ragazzino. Un visionario, che non smette mai di pensare che cosa si può fare di più. «I musei espongono solo una minima parte di quello che posseggono. Il mio prossimo obiettivo sarà quello di valorizzare sempre di più gli archivi. Mi piacerebbe non considerarli come semplici depositi ma renderli fruibili a tutti».

Ancora una volta, ribaltare la prospettiva. Non fermarsi a guardare ciò che è alla luce, ma cercare di illuminare anche il buio.

1 gennaio 2025 (modifica il 1 gennaio 2025 | 17:47)

1 gennaio 2025 (modifica il 1 gennaio 2025 | 17:47)