
Il progetto Euregio Rock-Me è una ricerca triennale che ha coinvolto ricercatori del centro ricerca e innovazione Fem (Fondazione Edmund Mach), della Libera università di Bolzano e dell’Accademia austriaca delle scienze, nello studio degli effetti della degradazione del permafrost alpino sulla qualità delle acque, prendendo come principale campo d’indagine il Sudtirolo.
Metalli pesanti nelle acque
Rock-Me ha analizzato il ruolo dei rock glacier — forme del paesaggio alpino costituite da frammenti rocciosi e contenenti ghiaccio — nella liberazione di elementi, tra cui metalli pesanti, nei torrenti alpini da essi alimentati. Il dato più significativo, che è stato raccolto in collaborazione con l’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima di Bolzano ed Ecoresearch, riguarda le concentrazioni di nichel in alcune acque superficiali dell’alta Val Venosta, risultate in aumento negli ultimi dieci anni. Il valore limite di qualità ambientale (4 microgrammi per litro) è stato superato nel 40% dei circa 60 punti di campionamento della rete di monitoraggio, compreso il tratto a monte di Tel. In particolare, nell’Adige e in alcuni corsi d’acqua laterali della Val Venosta, sono stati raggiunti valori compresi tra 5 e 10 microgrammi per litro, con valori massimi tra 20 e 40 mg/l nel rio Alliz, che sfocia nell’Adige tra Lasa e Silandro. Il limite per l’acqua al consumo è attualmente definito dal decreto legislativo 18/2023 in 20 microgrammi per litro.
Le ricerche
Le indagini condotte nell’ambito del progetto Rock-Me hanno permesso di approfondire l’origine degli elementi presenti nelle acque e il loro potenziale impatto sugli ecosistemi acquatici e sulla salute pubblica, al di là di possibili allarmismi. «I primi studi idrobiologici sul permafrost alpino sono stati svolti a partire da primi anni Duemila — spiega Monica Tolotti, ricercatrice della Fondazione Edmund Mach — affiancando lo studio della biologia ad un approccio che fino ad al allora era legato prevalentemente alla geologia. Le nostre ricerche negli anni sono partite dall’analisi della conducibilità dell’acqua, ovvero della quantità di sostanze minerali disciolte, fino ad arrivare allo studio della composizione chimica dell’acqua e dei possibili effetti sugli organismi acquatici».
Il nichel deriva dalla fusione del ghiaccio
L’eccesso di nichel rilevato deriva dal processo di fusione del ghiaccio contenuto nei rock glacier, le cui acque «sono diverse da quelle alimentate dai ghiacciai. L’acqua dei rock glaciers è, innanzitutto, meno torbida per la minore presenza di detrito minerale fine, e spesso è perfino più fredda dell’acqua dei torrenti alimentati dai ghiacciai. L’ossigeno, penetrando negli interstizi fra le rocce liberati dalla fusione del ghiaccio contenuto nei rock glacier, favorisce l’ossidazione dei minerali contenuti nei frammenti rocciosi di recente frantumazione e il rilascio di diversi elementi chimici. Un processo naturale quindi, e non tutte le rocce si comportano allo stesso modo. Nel nostro studio in Val Venosta, il substrato roccioso è composto principalmente di gneiss e scisti, che sono particolarmente predisposti a questo fenomeno. Il permafrost alpino di altre montagne, come per esempio sull’Adamello dove domina il durissimo granito, pur se a quote e temperature similari, rilascia concentrazioni assai inferiori di sostanze».
Gli effetti sull’acqua per uso potabile
Gli effetti sull’acqua per uso potabile sono rilevanti. Scendendo a valle, l’acqua viene diluita dal contributo di torrenti non influenzati da permafrost e dalle acque sotterranee, ma nelle sorgenti d’alta quota, determinate concentrazioni possono portare l’acqua a non essere potabile, per l’uomo come per gli animali, per esempio per il bestiame che pascola sugli alpeggi. «Senza fare allarmismi, è importante che l’opinione pubblica e le amministrazioni siano informate che in uno scenario legato al cambiamento climatico, in alcune zone, ci possono essere effetti di questo tipo sulla risorsa idrica. L’acqua è un bene che si tende a considerare disponibile senza limiti, soprattutto dalle nostre parti, ma non è sempre così».
C’è poi un’altra conseguenza legata al cambiamento delle acque, che riguarda la vita degli organismi che in esse svolgono il loro ciclo vitale: «Non stiamo parlando di animali che generano un forte carico emotivo, che hanno un impatto psicologico importante sulla gente, ma è indubbio che la composizione delle acque può avere effetti sulla vita in alta quota. Stiamo parlando di alghe microscopiche e invertebrati, come larve di insetti acquatici e altri invertebrati. Flora e fauna dei corsi d’acqua d’alta quota non hanno un grande fascino sul pubblico, ma sono determinanti nel preservarne la biodiversità e la funzionalità».
31 agosto 2025 ( modifica il 2 settembre 2025 | 21:44)
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