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Il futuro della Beic agita Milano

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In uno dei luoghi simbolo della cultura milanese, il Teatro alla Scala, si è svolta la giornata di dibattito Futura. Nuovi sguardi per la cultura. L’evento però, organizzato dalla Regione Lombardia, nello stimolare il confronto sulle prospettive delle istituzioni culturali, ha innescato un botta e risposta politico su uno dei nodi scoperti a Milano: la Biblioteca europea di informazione e cultura (Beic), sulla quale c’era già stata una polemica a distanza tra il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.

Il primo a parlarne è il primo cittadino che, a margine dell’evento, spiega di volerne discutere con Giuli, anche lui presente: «Noi abbiamo due problemi significativi, la Beic e il Museo nazionale della Resistenza. Aspettiamo dei fondi, ma non è solamente questione dei fondi perché l’altra questione rilevante è la governance per un istituto e l’altro e quindi potrà essere l’occasione anche di parlare di questo». Sala scende poi nel dettaglio delle cifre: «Ci servono una trentina di milioni per la Beic per completare il tutto, molto di meno sul museo della Resistenza. Potremmo fare due belle inaugurazioni prima della fine del mandato». Il suo desiderio di presenziare al taglio del nastro ufficiale lo esprime anche quando parla davanti alla platea della Scala ma è il presidente del Senato, Ignazio La Russa, poco dopo, sullo stesso palco, a sottolineare: «So che è in discussione la Beic, di cui si parla da 25 anni. Forse il progetto è un po’ invecchiato, ma credo che meriti attenzione e una decisione sulla proponibilità concreta o meno». Giuli, sempre a margine del convegno, sposa questa linea, affermando che sulla Beic: «Fa fede quello che ha detto La Russa. Il progetto nel frattempo è un po’ invecchiato e deve essere riconfigurato nelle sue linee essenziali. Un progetto che deve essere europeo e su questo sia Sala sia il presidente Fontana sono d’accordo». Il ministro precisa anche che «è realistico» che slittino i tempi, «ma non è realistico pensare che sia per causa nostra. Se fosse per noi sarebbe già stata fatta».

«Non si può fare la Biblioteca europea della cultura senza coinvolgere l’Europa — aggiunge Giuli —. Quanto alla questione dei finanziamenti, bisogna fare un ragionamento di sistema. Tutte le parti in causa devono fare tutto ciò che è nelle loro possibilità, sto citando Karl Marx, ciascuno deve avere i suoi bisogni ma se il ragioniere generale dello Stato non ragiona e non capisce che non bisogna penalizzare i beni culturali ma liberare più risorse è evidente che tutto diventa più difficile». Infine rimane la questione governance, visto che, come ha anche ricordato il primo cittadino, al momento «sulla Beic non abbiamo un presidente». Qui Giuli frena: «Prima ridefiniamo il progetto e poi sceglieremo la persona migliore. Preferisco creare le condizioni migliori, e ci riusciremo, piuttosto che lasciarlo lì a presidiare un progetto che è oggetto di discussione».

Lasciando da parte la questione della Biblioteca europea, la giornata di dibattito alla Scala ha visto salire sul palco ospiti nazionali e internazionali. Paola Antonelli, curatrice del dipartimento di Architettura e Design del Moma di New York, nel suo ampio discorso mette in luce l’importanza di pensare i musei come luoghi «dove poter dibattere e parlare di questioni che interessano la società». Un’apertura verso l’esterno ritenuta cruciale anche da Michael Govan, direttore e ceo del Los Angeles County Museum of Art. Angelo Crespi, direttore generale della Pinacoteca di Brera, sottolinea come oggi i musei italiani, grazie «alle loro magnifiche collezioni», si confrontino alla pari con i più grandi musei internazionali. Il successo dei musei oggi, secondo Crespi, è da ricondurre al fatto che siano diventati «
agenzie di senso» perché la gente cerca sempre di più quella bellezza che «dà senso alla vita». Michelangelo Pistoletto, uno degli esponenti di spicco dell’Arte Povera, incanta la platea raccontando il momento in cui, nel suo percorso artistico, attraverso un ragionamento sulla sua immagine riflessa nello specchio, ha capito di voler rendere il soggetto della sua arte tutto l’universo che in quello specchio veniva riflesso.

L’artista Jago parla del ruolo dei giovani, che dovrebbero essere messi sempre più al centro, anche e soprattutto nella costruzione della cultura, vedendoli come motore di trasformazione, anche per recuperare quel patrimonio artistico che si può riqualificare e valorizzare con il loro lavoro. All’evento, condotto dal giornalista del «Corriere» Massimo Sideri, hanno partecipato, tra gli altri, Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia; Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla Cultura; Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia; la regista Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti; don Claudio Burgio, sacerdote e scrittore. Durante la giornata di confronto, di cui si è fatta promotrice l’assessore lombardo alla Cultura ,Francesca Caruso, è stato siglato il Protocollo d’intesa tra ministero della Cultura, Regione Lombardia e Anci Lombardia, L’arte in Comune, per valorizzare il patrimonio artistico presente nei territori, collocando opere (tra cui quelle conservate nei depositi museali) presso spazi pubblici di proprietà comunale.

18 ottobre 2025 (modifica il 18 ottobre 2025 | 19:28)

18 ottobre 2025 (modifica il 18 ottobre 2025 | 19:28)

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