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Il Festival di Locarno si apre fra i fantasmi dell’Armenia e gli eterni tormenti di Gaza

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Ad aprire fuori concorso il settantottesimo Festival di Locarno, il direttore Giona Nazzaro ha scelto «Le Pays d’Arto» (Il paese di Arto) della regista armena Tamara Stepayan per inaugurare il nuovo mega-schermo della Piazza Grande (26 metri per 14), scosso da qualche polemica perché la nuova struttura che lo sostiene (egregiamente) aveva sostituito quella progettato da Livio Vacchini nel 1971 e che alcuni avrebbero voluto mantenere. Ma gli applausi (e il cielo sereno) che ha accompagnato la serata si sono incaricati di spegnere le polemiche.

Per recuperare il certificato di nascita del marito armeno morto da poco, Céline (la sempre ottima Camille Cottin) arriva da Parigi nel paese da cui l’uomo proveniva, convinta di sbrigare la pratica in poche ore. E invece scopre, non senza difficoltà, che il marito aveva cambiato cognome e che nascondeva un passato molto controverso: c’è addirittura chi lo accusa di essere stato un disertore che aveva tradito la sua patria. Impossibile non pensare a Borges e alla «Strategia del ragno» di Bertolucci, con uno scarto significativo però: là, il film faceva i conti con la figura paterna, qui Tamara Stepayan scava dentro i fantasmi di un Paese e della sua lotta per il Karabakh, accompagnando la protagonista a confrontarsi con un passato che sembra non voler finire mai.

Il tema del passato e del suo persistere è al centro anche del film che ha inaugurato il concorso per il Pardo d’oro, «With Hasan in Gaza» (Con Hasan a Gaza) del regista e videomaker palestinese, ma trasferitosi in Germania, Kamal Aljafari. Il film ripropone, con minimi interventi, i nastri video che lui aveva girato nel 2001, quando cercava di ritrovare a Gaza un amico con cui aveva diviso alcuni mesi di prigionia in Israele (per ragioni politiche, ovviamente). Quello che si vede sono più o meno degli appunti di viaggio, a volte rallegrati dall’incontro con dei bambini che si divertono in spiaggia, a volte segnati dal dolore e dalla paura di chi deve fare i conti con una guerra che non voleva finire. Nessun commento, solo il sonoro originale con l’aggiunta di qualche canzone (commovente quella che apre il film e parla del sangue che ormai scorre come acqua. E che risale agli anni Settanta!) e le immagini di una vita che adesso non esiste più. E che l’oggi ha reso ancor più strazianti.

7 agosto 2025

7 agosto 2025

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