
Raddoppiare le previsioni dei sondaggi non basta ad Antonella Bundu per entrare in Consiglio regionale. Lei ha preso il 5,2 per cento dei voti, ma la sua lista il 4,5, sotto lo sbarramento del 5 per cento per i partiti non in coalizione previsto dalla legge elettorale toscana. Ora Toscana Rossa è pronta a fare ricorso in tribunale. C’è infatti un precedente, il M5S in Veneto che nel 2020 ottenne ragione dal Tar malgrado fosse rimasto sotto la soglia di sbarramento.
«Antonella Bundu ha ottenuto oltre il 5%. La lista invece è rimasta sotto la soglia. Ma è chiara l’intenzione di voto di tanti elettori che hanno messo la X solo sul nome della candidata», dice il consigliere comunale fiorentino Dmitrij Palagi.
Così, sempre che in tribunale questa interpretazione venga confermata, bisognerà vedere quanti voti a Bundu risulteranno senza altre croci (e quindi teoricamente sommabili a quelli della lista) e quanti invece sono il risultato di un voto disgiunto. «Il precedente dei Cinque Stelle in Veneto» è il refrain che rimbalza nella stanzetta della casa del popolo di San Niccolò, a Firenze, dove lo stato maggiore di Toscana Rossa è rimasto per ore in attesa dei risultati. Anche Giani si dice dispiaciuto per il mancato ingresso in Consiglio di Bundu.
Lei, poco prima dell’ora di cena, parla ai suoi: «Abbiamo affrontato tanti ostacoli, a partire dalle firme che abbiamo dovuto raccogliere per presentarci, senza soldi per mettere foto sui bus che comunque anche con i soldi probabilmente non avremmo fatto (la frecciata è al capolista di Avs Lorenzo Falchi, ndr), abbiamo lavorato per spirito di servizio mentre tutti ci davano al 2%, all’1, anche all0 0,5%, e abbiamo dimostrato che non siamo la sinistra dello zero virgola».
Bundu si commuove, tra gli applausi. «Non c’è da festeggiare, probabilmente non siamo dentro, e poi con questa astensione… — precisa la candidata — I nostri risultati però politicamente sono buonissimi: siamo sul territorio, continueremo a esserci e cresceremo». Alla fine, a metà strada tra la soddisfazione per i numeri e l’obiettivo — per ora — solo sfiorato, Bundu sintetizza il risultato come «interessante». Tanti scoppiano a ridere per lo slancio doroteo.
Alla casa del popolo, tra spritz scaramantici e sigarette fumate nervosamente fuori dal portone, ci sono Palagi, i candidati al Consiglio Sara Cassai e Lorenzo Palandri, l’ex assessora regionale Sara Nocentini, l’ex segretario fiorentino di Sinistra Italiana Pietro Poggi. «Bundu batte Vannacci» esultano in diversi per sottolineare il tonfo della Lega, rimasta sotto a Toscana Rossa.
«Il nostro risultato a Firenze è clamoroso — dice Nocentini — Il merito è tuo Antonella, non hai dato la sensazione che il voto a te fosse buttato via». «Siamo mancati su tanti territori», risponde Cassai. «Noi siamo l’unica alternativa al bipolarismo — spiega Palagi — Non possiamo smettere di fare politica, perché altrimenti in tanti smetterebbero di credere alla politica. E noi siamo l’unico argine perché l’amarezza non si trasformi in rabbia».
Ai tavoli si prova a fare i conti: «Col 5 sarebbero entrati due nostri, e per il terzo sarebbero bastati pochi decimali in più. E il terzo dove sarebbe entrato? Forse a Livorno. Chi abbiamo a Livorno? Boh…». Alla casa del popolo, di fronte agli scrutini che arrivano col contagocce si prova a fantasticare. Ma c’è da tornare alla realtà. O forse no: «Hai chiamato Giani per ammettere la sconfitta?», è la domanda burla rivolta a Bundu. Lei ride: «Ma se non ho neanche il suo numero…».
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14 ottobre 2025
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