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Il documentario per ricordare Goffredo Fofi, debole la parte politica

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Il cordoglio tributato alla scomparsa di Goffredo Fofi è stato unanime e commosso, da Avvenire fino al Sole 24 Ore. Per non parlare di quanti si sono proclamati sodali, «compagni di strada», discepoli. E dire che era uno che si definiva «intellettuale eretico», che odiava gli intellettuali e la cui missione principale — lo ripeteva spesso — era di «rompere i cogl…». Era uno che ha passato la vita ad accusare gli uomini di cultura di non aver posto al centro del loro pensiero una viva tensione per la giustizia sociale e per la libertà. «Quello che mi scandalizza degli intellettuali italiani, giovani, vecchi e di mezza età è che sono ignoranti come bestie… e che non hanno mai letto le mie riviste». Fofi apre così il documentario «Suole di vento – Storie di Goffredo Fofi», che Felice Pesoli gli ha dedicato nel 2020, riproposto ora da Rai3. Con aria sorniona, da vecchio saggio, e con meritata spregiudicatezza, Fofi si concede alla telecamera con l’aria di chi sa bene che si cessa di essere giovani quando non si scelgono più i propri «nemici» (il suo memorabile album delle stroncature: «La prima cosa che i lettori di Quaderni piacentini cercavano erano le mie recensioni di cinema»), quando ci si accontenta di quelli che si hanno sottomano. 

Il doc racconta il suo instancabile lavoro politico e culturale e i suoi incontri con figure illustri come Danilo Dolci, Aldo Capitini, Elsa Morante, Carmelo Bene, Ada Gobetti, Raniero Panzieri, e poi i «soloni» dell’Einaudi, Pasolini, Fellini, Totò… Persone con cui ha litigato, discusso e cercato infine una riconciliazione. La parte più interessante del documentario è certamente quella in cui Fofi ripensa alle sue numerose riviste da Quaderni piacentini a Ombre rosse da Linea d’ombra a Lo straniero, solo per citarne alcune che sono state, come si dice, al centro del dibattito culturale. La più fragile mi è parsa invece quella in cui parla esplicitamente di politica, di rivoluzione, del ’68 come se la militanza rivoluzionaria fosse l’unica energia vitale per il lavoro culturale. Fofi era un grande cinefilo «in ombra» (rossa) e le cose fondamentali, per fortuna, sono r

13 luglio 2025

13 luglio 2025

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