
Cinquant’anni fa una stretta di mano in orbita tra cosmonauti russi e astronauti americani sembrava materializzare il sogno di un’esplorazione comune dello spazio. Accadeva il 17 luglio 1975 quando le navicelle Apollo e Soyuz si univano e i due mitici comandanti Thomas Stafford che aveva volato intorno alla Luna e Alexei Leonov, primo pedone spaziale, incrociavano mani e sorrisi. Mosca era uscita dalla sconfitta nella conquista alla Luna e i due nemici della guerra fredda ideavano la «politica della distensione» voluta da Breznev e Nixon e concepita da Kissinger.
Occorreva però un gesto simbolico per dimostrare la nuova intesa e lo spazio dove ci si confrontava era il luogo principe. Le foto dalle navicelle facevano immaginare un cambiamento. Ma era solo apparenza. Bisognava aspettare l’arrivo di Gorbacev e il crollo dell’Urss perché il dialogo riprendesse sulla stazione spaziale Iss. Tuttavia la politica tra la Casa Bianca e il Cremlino rimaneva complessa. E ora il sogno di uno «spazio comune» resta lontano, continuando ad essere area di competizione. La Russia ha trovato un’intesa di necessità con Pechino mentre il «Celeste impero» vuole dimostrare di essere più potente della «grande America». E la posta in gioco è ancora la Luna.
19 luglio 2025 ( modifica il 21 luglio 2025 | 22:20)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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