L’entrata in vigore dell’ultima tornata di dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump minaccia di mettere in difficoltà ben 92 Paesi in tutto il mondo, ma anche molti consumatori americani subiranno sulle loro spese un notevole caro prezzi in molti settori, dall’agroalimentare, all’abbigliamento fino alle auto. A rivelarlo è il New York Times che riporta i risultati dello studio del Budget Lab di Yale, secondo cui i partner commerciali degli Stati Uniti spingono per un’aliquota media all’export che supera il 18% con un aumento del 2,4% da gennaio.
I prodotti che subiranno rincari in Usa
I più colpiti dalla guerra commerciale, infatti, saranno i consumatori. Gli aumenti di prezzo più significativi si vedranno nei prodotti ad uso quotidiano, ad esempio l’abbigliamento con una salita media del 38% – nello specifico scarpe da ginnastica (l’analisi prevede un incremento del 40%), il cibo al 3,3% nel breve periodo – in particolare le banane e prodotti freschi in generale con un prezzo de 7% più alto, per poi stabilizzarsi nel tempo al 3,6% – e le automobili. Quest’ultime negli Stati Uniti potrebbero arrivare a costare fino a 5.800 dollari in più di media entro autunno, con un rincaro medio del 12%, che si stabilizzerà nel tempo al 9%. I rincari rischiano di mettere ancora più in difficoltà le famiglie americane che ancora non si sono economicamente riprese dall’andamento dell’inflazione negli ultimi anni. Nel più lungo periodo, invece, le stime prevedono un aumento delle calzature del 19% e del 17% per l’abbigliamento.
Le aziende che ammortizzano i costi
La catena di negozi al dettaglio Walmart e i produttori di giocattoli Mattel e Hasbro avevano già lanciato l’allarme, confermato anche da McDonald’s e Chipotle Mexican Grill che avevano notato un calo della spesa delle famiglie nei loro ristoranti. Sempre il New York Times evidenzia come molte aziende, per evitare di gravare sui consumatori finali, hanno cercato di assorbire i dazi tagliando i costi, ad esempio riducendo il personale o riorganizzando le catene di approvvigionamento. Colossi e multinazionali come Adidas, Stanley Black & Decker e Procter & Gamble hanno comunicato ai loro investitori che intendono trasferire o hanno già trasferito alcuni costi tariffari ai clienti.
Dai dazi entrate per 360 miliardi di dollari
C’è però da evidenziare i primi dati sull’impatto dei dazi imposti ad aprile: finora nelle casse federali degli Stati Uniti sono entrati 152 miliardi di dollari, circa il doppio dei 78 miliardi dello stesso periodo dell’anno fiscale precedente. Le stime calcolano una cifra annuale intorno ai 360 miliardi di dollari. Il presidente Trump l’ha considerata la mossa migliore per poter «ridurre il debito pubblico» ma anche portare anche a una «distribuzione o un dividendo per i cittadini del nostro Paese, direi per le persone a medio e basso reddito».
8 agosto 2025
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