
Zlatan Ibrahimovic non si nasconde mai. Non lo ha fatto neanche da «This is me», il programma di Canale 5 condotto da Silvia Toffanin. Lo svedese, oggi advisor senior di Red Bird, era in studio con Laura Pausini, grande tifosa del Milan.
Zlatan ha parlato dei figli, Maximilian e Vincent, che hanno 19 e 17 anni e giocano rispettivamente nel Milan Futuro e nel vivaio rossonero: «Non è facile per loro, ma hanno un po’ questa mentalità per il quale sono più forti di me, di già. Può aiutare, per il mio ego dico che è impossibile, ma l’importante è che stiano bene — le parole dell’ex attaccante che al Milan ha vinto due scudetti, nel 2011 e nel 2022 —. Vivono una vita diversa dagli altri perché papà è stato un giocatore forte, se non il più forte. Però, sto provando a dividere l’Ibra professionista dal papà. La vita è più facile, più semplice perché possono fare più di quello che ho fatto io. Quello che insegno loro è disciplina, rispetto e indipendenza. Se riescono in questo, significa che ho fatto bene il lavoro di papà».
Ibrahimovic ha grande rispetto per il club di via Aldo Rossi: «Sarò milanista per sempre, perché quello che il Milan mi ha dato non lo dimenticherò mai. Mi hanno dato felicità e la seconda volta, quando sono tornato, amore. Giocavo con giocatori 20 anni più giovani di me. L’addio è stato un giorno molto speciale perché il giorno prima mi spiegarono il programma, ma io dissi “Non voglio sapere niente, mi devono uscire emozioni spontanee”. Non era facile».
Ibra ha anche ripercorso cosa accadde durante il 31 ottobre 2021 in un Roma-Milan. L’Olimpico lo offese con insulti razzisti: «Mi ricordo quella giornata, in 50mila urlavano “Sei uno zingaro” dopo il gol. Ho fatto finta di non sentire perché ne volevo ancora di più perché così mi caricavano. Quando ero in campo e mi arrivava odio, facevo ancora di più, perché mi serviva stimolo. Poi quando il pubblico ha cominciato a farlo pensavo “più forte, più forte, più forte”. Poi l’arbitro ha ammonito me, cosa che non capisco».
Zlatan è partito da Rosengard, quartiere difficile di Malmoe, per diventare grande: «Ho lavorato, ho fatto sacrifici, sono andato contro tutti. Dovevo essere più forte degli altri per farmi vedere e avere l’opportunità di arrivare — ha concluso Zlatan —. Oggi posso dire di aver aperto le porte alle seconde generazioni in Svezia».
16 ottobre 2025
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