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I volenterosi a Parigi per le garanzie a Kiev: più sostegno militare e articolo 5 della nato

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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

PARIGI
«Purtroppo non ci sono segnali da parte della Russia che voglia davvero mettere fine a questa guerra», ha riconosciuto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel cortile dell’Eliseo, ieri sera, appena pochi istanti dopo che Emmanuel Macron avevano proclamato che «gli europei sono ormai pronti a offrire all’Ucraina le garanzie di sicurezza necessarie, una volta raggiunta la pace». A che cosa serve allora una «coalizione dei volenterosi» che entrerebbe in azione solo una volta cessati i combattimenti?

I lavori cominciati nel febbraio scorso su impulso franco-britannico e condotti dai circa 35 Paesi presenti oggi a Parigi, fisicamente o in videoconferenza, hanno molti scopi: ricompattano l’Europa e altri Paesi occidentali (come Canada e Australia) di fronte al nuovo corso Usa; offrono all’Ucraina sostegno nonostante il cambio di politica a Washington; mettono Donald Trump di fronte alla necessità di scoprire le sue carte, offrendo o meno la sua rete di sicurezza a un contingente europeo; e infine, solo in ultima battuta, la riunione dei volenterosi serve a dare un quadro immediato al dopoguerra, nel caso improbabile in cui Putin nei prossimi giorni dovesse arrestare l’aggressione.

Oggi a Parigi i «volenterosi» si parleranno nel corso della mattinata, poi alle 14 si collegheranno con Trump a Washington, e alle 15 — sempre che il programma venga rispettato — la conferenza stampa renderà pubblici i risultati dei colloqui. Prima di arrivare ieri sera a Parigi, Zelensky aveva incontrato a Copenaghen i rappresentati dei Paesi nordici, e anche sulla base delle sue dichiarazioni i volonterosi potrebbero trovarsi d’accordo su tre assi : 1) rafforzamento del sostegno militare all’esercito ucraino, prima vera garanzia di sicurezza, sulla base di trattati bilaterali tra l’Ucraina e i vari Paesi; 2) estensione all’Ucraina dell’articolo 5 Nato, che prevede un intervento alleato se Kiev venisse di nuovo attaccata dopo la fine della guerra (sarebbe un indubbio successo diplomatico della premier italiana Giorgia Meloni, la prima a lanciare l’idea mesi fa); 3) invio nelle retrovie ucraine di una forza franco-britannica per garantire l’eventuale cessate il fuoco (senza l’Italia).

Ma l’interesse della giornata è anche capire che cosa farà Trump: offrirà il backstop

americano
, ovvero una rete di sicurezza pronta a sostenere e rendere credibili le misure europee, o si limiterà a dare altro tempo a Putin, oggi che scadono le «due settimane» concesse per trovare la pace?

Dal punto di vista dell’Italia, fonti di Palazzo Chigi sottolineano che l’assenza fisica di Meloni — parteciperà in videoconferenza, come il cancelliere tedesco Merz e molti altri — non è dovuta alla volontà di marcare una posizione diversa: erano già in agenda il Consiglio dei ministri e la visita del presidente polacco Karol Nawrocki. Escluso l’invio di truppe, l’Italia potrà partecipare ad attività «di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini», anche in questo caso «una volta raggiunta la cessazione delle ostilità». 

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3 settembre 2025

3 settembre 2025

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