Home / Politica / I rilievi del Colle sul decreto Sport. Il governo tenta l’ultima modifica

I rilievi del Colle sul decreto Sport. Il governo tenta l’ultima modifica

//?#

È il giorno della verità sul decreto Sport. Il giorno in cui il governo proverà a cancellare dal testo i tratti di matita rossa del Quirinale, con la speranza di convincere il presidente Sergio Mattarella a non rispedire il provvedimento alle Camere. La clessidra è agli ultimi granelli di sabbia, il partito trasversale del trolley è in allarme: se le modifiche concertate dal ministro Andrea Abodi con Palazzo Chigi non basteranno a convincere il Colle, il capo dello Stato potrebbe rispedire il testo alle Camere una volta approvato. E addio vacanze.

Ma questo è solo un tocco di colore rispetto alla questione politica che accompagna il travagliatissimo iter e che un senatore di maggioranza riassume così: «Questo decreto minore è un po’ il termometro dei rapporti tra governo e Quirinale. Se non dovesse essere promulgato, nonostante le modifiche in gestazione, vorrà dire che i rapporti sono entrati in una fase molto difficile». Parole che arrivano dopo giornate di tensione tra gli uffici della presidenza del Consiglio e i giuristi del Colle, sui decreti Sport ed Economia. Su quest’ultimo è confluito l’emendamento della Lega, informalmente contestato dal Quirinale, per prolungare fino al 2033 la vita della società Milano-Cortina nata per le Olimpiadi invernali. Il doppio braccio di ferro, che in maggioranza spiegano in parte con l’insofferenza del Colle per la grandinata estiva di decreti, ha costretto più volte l’esecutivo ad arretrare a colpi di limature e correzioni.

Il ministro Abodi ha provato a resistere. Ma oggi, perché lo scontro istituzionale non deflagri, il governo innescherà una parziale retromarcia sul decreto Sport, destinato a decadere il 29 giugno se non sarà convertito. Il testo è atteso nell’Aula del Senato per la seconda lettura. Alle 13 si riunisce la commissione Bilancio per il parere sulle coperture e in quella sede il governo proverà a intervenire «chirurgicamente», sbianchettando i due emendamenti introdotti alla Camera e contestati dal Colle.

Toccherà al ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, usare ago filo e pazienza per ricucire gli strappi e salvare, con il decreto Sport, anche le vacanze dei parlamentari. Ecco allora i passaggi critici dell’articolo 11, che il governo è pronto a far saltare. Il primo riguarda la Commissione per la verifica dei conti delle società di calcio e basket. La maggioranza puntava a tracciare una via preferenziale per l’assunzione di personale «prestato» a tempo determinato dalle federazioni sportive, ma il Quirinale ha informalmente sollevato un’obiezione costituzionale: si entra per concorso e non attraverso una «stabilizzazione mascherata» di personale pubblico. Il secondo punto critico prevede che le controversie, sull’obbligo per le Federazioni e le società di versare i contributi annuali alla Commissione, siano devolute al giudice ordinario e non al Tar: norma di natura «ordinamentale», quindi priva dei requisiti di necessità e urgenza che giustificano lo strumento del decreto.

A sera, ai piani alti del governo, circolava un filo di ottimismo sulla possibilità che, cancellati questi due passaggi, Mattarella possa firmare. Ma nulla è scontato. Se le opposizioni denunciano una logica di «spartizione del potere» per mettere le mani sullo sport, il governo non molla sul nodo più politico. All’articolo 9 quater è scritto che il governo indica la società Sport e Salute — che dovrà gestire gli oltre 7 milioni per l’America’s Cup e le Atp Finals di tennis — «come soggetto deputato a partecipare alle attività di monitoraggio, gestione e organizzazione» di eventi sportivi, per i quali vengano impegnati contributi superiori ai 5 milioni di euro. Al ministero dello Sport non vogliono saperne di cancellare la norma: «Il confronto prosegue…».

Il che vuol dire, temono nel governo, che il «frontale» di Ferragosto con il Colle non è ancora scongiurato. Una volta corretto, il decreto dovrà tornare in terza lettura alla Camera per l’approvazione e a quel punto il Quirinale potrebbe prendersi qualche giorno per decidere, lasciando i parlamentari col fiato (e il trolley) sospeso. Tra i passaggi critici c’è la figura del commissario agli stadi per Uefa 2032. Qui i tecnici del Colle avrebbero chiuso un occhio ma la paura, nell’esecutivo, è che «tutte le gocce facciano traboccare il vaso» e che il Quirinale rinvii il decreto Sport alle Camere.


Vai a tutte le notizie di Roma

<!–

Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.–>

Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma

3 agosto 2025

3 agosto 2025

Fonte Originale