Home / Esteri / I miliardi confiscati ai russi per finanziare l’Ucraina: il G7 pronto a discutere il piano

I miliardi confiscati ai russi per finanziare l’Ucraina: il G7 pronto a discutere il piano

//?#

I governi dell’Unione europea, la Gran Bretagna e il Canada cercano di accelerare in vista dell’uso di un’ampia quota delle riserve russe congelate a favore dell’Ucraina. E gli Stati Uniti, per ora, non sembrano opporsi.

Domenica, dopo la riunione dei ministri finanziari europei a Copenaghen, la presidenza di turno del Canada ha convocato un vertice del G7 Finanze.

L’incontro si terrà in videoconferenza l’1 ottobre e vedrà le riserve congelate di Mosca fra i punti principali in agenda. 

Ucraina-Russia, segui la diretta

Il primo grande Paese dell’Unione europea che si è detto a favore dell’uso dei fondi di Mosca per l’Ucraina è stato la Germania, con una svolta impressa dal cancelliere Friedrich Merz due settimane fa. Francia e Italia, a lungo riluttanti, sembrano ora aperte a valutare il meccanismo proposto di recente dalla Commissione di Bruxelles. In base ad esso, l’Unione europea (o il gruppo dei Paesi che ci stanno) emetterebbero un eurobond a rendimento zero, da essi stessi garantito, che scambierebbero con la quota liquida delle riserve russe. Oggi gran parte di quelle riserve denominate in euro, per circa 229 miliardi, è detenuta in Belgio presso la piattaforma finanziaria Euroclear. Di queste, circa 170 miliardi non sarebbero investiti e dunque utilizzabili in tempi brevi, anche se non per intero. 

Il piano di Bruxelles prevede che l’eurobond sia consegnato a Euroclear come depositaria e divenga formalmente proprietà della Russia (benché congelato e dunque intoccabile dal Cremlino). Così non ci sarebbe alcuna confisca illegale degli averi di Mosca, mentre la liquidità generata per l’Europa emettendo l’eurobond verrebbe poi girata all’Ucraina. Magari a rate di 25-30 miliardi di euro. In seguito il bond verrebbe rinnovato a oltranza oppure azzerato, quale attivo di Mosca, in quanto considerato forma di pagamento da parte della Russia dei danni di guerra che sarà probabilmente condannata a rifondere. 

Anche i governi di Londra e Ottawa starebbero considerando di usare le loro quote (molto più ridotte) di riserve russe congelate. Questa scelta aiuterebbe l’Ucraina a coprire il proprio fabbisogno per almeno un altro anno a mezzo, dato che la sola spesa di guerra è ormai salita a 172 milioni di dollari al giorno. Del resto una svolta appare sempre più impellente, specie ora che gli Stati Uniti hanno bloccato gran parte degli aiuti a Kiev e la stessa opinione pubblica europea è riluttante a sostenere il costo del conflitto. 

Sul piano politico, sarebbe il primo segnale lanciato al Cremlino che l’Europa ormai è disposta a muoversi anche sul terreno della pura politica di potenza. Senz’altro a Mosca si stanno valutando reazioni di vario tipo. Potrebbe esserci un ricorso presso un tribunale internazionale, se le sue riserve vengono usate attivamente (ma la Russia stessa è la prima ad aver violato ogni legge in modo ben più grave).

 Ma potrebbe esserci anche la confisca dei beni rimasti in Russia di proprietà di imprese dei Paesi del G7. L’americana Exxon ha un conto di dividendi maturati nel Paese da cinque miliardi di dollari e la francese Total ne ha uno da due: potrebbero essere usati per coprire il deficit di governo. Ma anche questa tattica sarebbe di corto respiro, perché quei beni sono limitati e Mosca in futuro sarebbe esclusa dai mercati globali finché non li rimborsa.  

25 settembre 2025

25 settembre 2025

Fonte Originale