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I leader in coda per incontrare Trump ai funerali del Papa (e quelli «tagliati fuori»)

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Con discrezione, e forse anche con una punta di imbarazzo, diversi Capi di Stato e di governo stanno cercando di prenotare un incontro, anche breve, con Donald Trump, l’ospite più atteso e anche quello che sarà più osservato, sabato 26 aprile, ai funerali di Papa Francesco. 

Il presidente americano e sua moglie Melania arriveranno a Roma venerdì 25. Dai piani di volo della Federal Aviation Administration si desume che l’Air Force One tornerà negli Stati Uniti entro sabato. Ma il fuso orario (negli Usa sei ore indietro rispetto all’Italia) lascia un margine di almeno quattro o cinque ore nell’agenda del presidente, atteso per altro dal campo da golf nel suo resort di Bedminster, nel New Jersey e dai festeggiamenti per il cinquantacinquesimo compleanno della First Lady.

Nei giorni scorsi la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno ripetuto che non si terranno vertici politici nella giornata delle esequie. Ma Trump non la pensa così. Mercoledì 23 aprile, rispondendo ai giornalisti alla Casa Bianca, ha annunciato che avrà «diversi incontri», senza specificare con chi. 

L’uscita del presidente, in realtà, non sorprende. Da qualche giorno si avverte un rumore di fondo che accompagna i preparativi del funerale. È il fruscio dei diplomatici, dei contatti tra i vari governi. Nelle ultime ore i funzionari di Bruxelles avrebbero esplorato la possibilità di combinare anche solo un breve scambio tra Trump e Ursula von der Leyen. Ma sembra da escludere un summit formale: servirebbe troppo tempo, mentre il presidente Usa avrebbe intenzione di passare da un colloquio all’altro.

Volodomyr Zelensky ha dichiarato pubblicamente che vorrebbe parlare con Trump nella capitale italiana. Ma i suoi più stretti collaboratori glielo starebbero sconsigliando: c’è il rischio di una scenata come quella nello Studio Ovale di fine febbraio, quando il leader ucraino fu maltrettato da Trump e da J.D.Vance. 

Da scartare contatti con le delegazioni di Cina e Russia. Pechino non ha ancora fatto sapere chi manderà; per Mosca ci sarà la ministra della Cultura, Olga Lubinova. Impensabile che possano interloquire con il presidente degli Stati Uniti. Stesso discorso per Giappone e Corea del Sud, che pure avrebbero interesse a stringere la trattativa sui dazi. Tokio invia il ministro degli Esteri, Takeshi Iwaya; Seul il ministro della Cultura, Yoo-in-Chon. 

Ma allora chi? Nelle previsioni il più quotato sembra Emmanuel Macron. Il presidente francese sostiene di sentire regolarmente «Donald» e, ormai da mesi, sta cercando di conquistare un ruolo per l’Unione europea al tavolo dei negoziati con l’Ucraina e di compattare il fronte sul tema dei dazi.

Naturalmente in prima fila c’è anche il premier britannico Keir Starmer, in virtù dell’antica e rinnovata «relazione speciale» tra Washington e Londra. 

Trump potrebbe dedicare attenzione anche a un outsider come Javier Milei. Il presidente argentino fu tra i pochi invitati all’inaugurazione di Trump il 20 gennaio scorso. 

Questa pista ci riporta a Giorgia Meloni, appena tornata dalla missione alla Casa Bianca. Non ci sarà un vero bilaterale, ma forse neanche un semplice saluto protocollare. Una via di mezzo, magari.

24 aprile 2025, 09:05 – modifica il 24 aprile 2025 | 09:09

24 aprile 2025, 09:05 – modifica il 24 aprile 2025 | 09:09

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