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I lavori forzati di Chivu e Conte: Inter e Napoli simili nell’allenamento duro

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Che tipo di allenatore sei? «Un dittatore democratico». Risponde così Cristian Chivu, col sorriso accennato e l’occhio furbo. Ha ereditato l’Inter da Simone Inzaghi e almeno tatticamente non l’ha rivoltata come un calzino. Gli si attribuisce il merito (e l’intelligenza) di una rivoluzione soft, ma la preparazione cominciata dieci giorni fa di morbido ha ben poco. Chi vive alla Pinetina — calciatori compresi — ne vede eccome di differenze, a furia di tirare il fiato durante le doppie sedute di allenamento. Il romeno è così, uno tosto: personalità, consapevolezza e quella ruvidezza mascherata, esattamente come era da difensore.

Prima di lui , Antonio Conte, che con il metodo di lavoro — massacrante — si è guadagnato crediti (e titoli) in Italia e in Inghilterra. Sudore e fatica, ripetute e blocchi: punti fermi di una preparazione che oggi avvicina ancor più Napoli e Inter, prima e seconda del campionato scorso. Se l’effetto allenamento versione marines sarà già visibile tra 20 giorni — quando comincerà la nuova stagione — ci saranno i presupposti per la sfida delle sfide: velocità, intensità, ritmo. Un altro testa a testa? Chi entrerà prima in palla? Chi correrà di più? E, ancora, chi delle due avrà il primo calo?

Per ora è calcio d’agosto, e stando ai risultati delle quattro amichevoli già sostenute dal Napoli (2 sconfitte, un pareggio e una vittoria) i carichi di lavoro si fanno sentire nelle gambe. Conta poco. Antonio in ritiro in Abruzzo (dopo 2 settimane in Trentino) sta istruendo i nuovi arrivati, e a tenerlo vigile non è soltanto la resistenza ai suoi metodi e lo smaltimento dei carichi, piuttosto l’inserimento dei nuovi nei meccanismi e nella sintonia con un gruppo che dell’intesa ha fatto lo scorso anno un punto di forza

Le aspettative sui campioni d’Italia sono alte, i rinforzi, al netto di De Bruyne, sono giocatori ancora da formare, quasi plasmare al metodo Conte. Il Napoli è un cantiere, dove per ora l’unica cosa certa e visibile sono i «lavori forzati»

Chivu è ripartito da zero con una squadra non abituata a doppie sedute quotidiane, ciascuna di un’ora e mezza (30 minuti in più rispetto a quelle di Inzaghi) precedute da una seduta in palestra, per ridurre il rischio infortuni. Corpo, mente, ritmo, attenzione alle tabelle alimentari.
 
Questione di velocità, quella che l’allenatore arrivato dal Parma pretende nel pensiero, nel pressing e nel palleggio, tutto sempre orientato in verticale. Lo chiede ai suoi con insistenza e finora con discreto successo. Il racconto da Appiano è di giocatori stravolti, stremati dal nuovo metodo ma assai motivati, con loro Chivu ha stabilito rapporti fatti anche di colloqui, di gruppo e individuali.

«Sto lavorando sull’empatia», ha detto nel giorno del raduno. I risultati: ha riportato la calma dopo la tempesta post Mondiale per club, ricomposto il triangolo Lautaro-Calhanoglu-Thuram.

In casa Napoli , c’è una differenza sostanziale: la preparazione è iniziata con quindici giorni di anticipo, nelle gambe dei partenopei non ci sono i residui di una stagione tirata al massimo fra campionato, Champions e Mondiale per club. Il sorriso resiste, nonostante i continui fischi di Conte per dare lo start ai blocchi di allenamento. Empatia anche qui: al termine il generale Antonio applaude tutti. L’immagine di Neres che refrigera la muscolatura in uno dei torrenti di Dimaro-Folgarida e quasi non riesce a camminare è forte, il ritiro era cominciato da qualche giorno; le parole di Noa Lang, appena arrivato sono state inequivocabili: «Sono stanco», detto proprio così in una lingua che non conosce.
Che tipo di allenatore sei? Risponde Conte, stavolta: «Rigido, esigente. Niente ordini, seguono il mio esempio». Il primo ad allenarsi, tutti i giorni, è lui.

5 agosto 2025 ( modifica il 5 agosto 2025 | 07:08)

5 agosto 2025 ( modifica il 5 agosto 2025 | 07:08)

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