
Chi vive con un cane conosce bene questa situazione. Dopo una giornata stancante, ci sdraiamo sul divano. Fido, vedendoci rilassati, ci porta la sua pallina. Vuole giocare e, per attirare la nostra attenzione, inizia ad abbaiare: prima un richiamo, poi un altro e ancora un altro. Ignorarlo, di solito, non funziona: resta lì, lo sguardo fisso sull’oggetto del desiderio, come ipnotizzato.
Ma è davvero possibile che un cane possa diventare dipendente dai suoi giocattoli, un po’ come un essere umano potrebbe esserlo dai giochi d’azzardo o dalle sostanze d’abuso? Un nuovo articolo pubblicato su Scientific Reports suggerisce di sì.
Stefanie Riemer, biologa comportamentale presso l’Università di Medicina Veterinaria di Vienna e autrice dello studio, è partita da un dato concreto: da tempo sente molti proprietari definire i propri cani «ball junkies», termine inglese traducibile come “dipendenti dalla pallina”. «Volevamo capire quanto ci fosse di vero in questa espressione, approfondire i fattori cognitivi alla base del comportamento e valutare eventuali parallelismi con l’essere umano», spiega Riemer a Corriere Animali.
Attitudini a confronto
Nell’uomo, la dipendenza si manifesta in due forme principali: da un lato il desiderio di reiterare uno stimolo specifico – drogarsi, giocare d’azzardo, fare sesso in modo compulsivo, ecc. – e dall’altro il cambiamento d’umore quando si ottiene l’agognata ricompensa. «Questo comportamento emerge soprattutto quando l’oggetto ambito non è disponibile. In questi casi compaiono craving (desiderio intenso), sintomi di astinenza, ricadute e può insorgere un’incompatibilità con le attività quotidiane», aggiunge la biologa. Per comprendere meglio la situazione sul versante canino, Riemer e i suoi colleghi hanno messo a punto 14 test differenti, condotti su 105 esemplari (56 maschi e 49 femmine) di età compresa tra un anno e dieci anni, coinvolgendo razze dai temperamenti opposti (tra cui pastori, terrier e retriever). In uno degli esperimenti, i cani potevano scegliere tra il loro giocattolo preferito ma inaccessibile – chiuso dagli etologi in una scatola o collocato su uno scaffale – e un’altra forma di ricompensa, come del cibo o una carezza del proprietario. I cani che sembravano «dipendenti» dal giocattolo non si lasciavano distrarre: tentavano di aprire la scatola o fissavano con ostinazione lo scaffale, senza desistere.
Razze particolari
In un ulteriore test, i ricercatori – dopo aver rimosso tutti i giocattoli, il cibo e le distrazioni dalla stanza – hanno osservato come i cani reagissero all’assenza di stimoli. Gli animali con tendenza alla dipendenza camminavano nervosamente per tutta la durata dell’esperimento. «Qualsiasi dipendenza comporta conseguenze negative, almeno a lungo termine. Un esempio potrebbe essere un cane che non si accorge nemmeno di subire un infortunio durante il gioco», osserva Riemer. I ricercatori precisano che non si tratta di una vera e propria dipendenza, ma di «indicatori che sembrano riconducibili a questa condizione». Tra le razze studiate, i cani da pastore – tedeschi e belgi – hanno mostrato i comportamenti più marcati associati al problema psichico. Perché proprio loro? «Concentrazione e perseveranza, così come forte motivazione verso il gioco, sono qualità preziose per i cani da lavoro, impiegati da polizia, esercito o negli sport cinofili. Tuttavia, gli allevatori possono selezionare in modo inconsapevole caratteristiche che, se estreme, portano a tratti comparabili alle dipendenze», spiega Riemer.
Consigli pratici
Per valutare se l’interazione con i proprietari potesse influenzare lo sviluppo di simili atteggiamenti, il gruppo ha condotto uno studio di follow-up su 1600 cani, basato su questionari compilati dai padroni. «Quando li abbiamo interrogati su quanto avessero promosso attivamente l’entusiasmo del cane per il gioco con la palla o con il tira e molla, su una scala da 1 (per nulla) a 5 (molto), la maggior parte dei proprietari dei cani con alta tendenza alla dipendenza – circa il 3% del campione – rispondeva di non aver fatto nulla per alimentare l’interesse spasmodico del cane verso i giocattoli. Il punteggio mediano era 1, rispetto a 3 nel resto della popolazione. Pertanto, alcuni cani hanno già una predisposizione forte, ma dipende anche da come il proprietario gestisce la situazione».
Riemer offre alcuni consigli pratici: «I proprietari dovrebbero monitorare con attenzione i livelli di eccitazione del proprio cane, aiutandolo a rilassarsi dopo il gioco, magari offrendo uno snack da masticare, spargendo crocchette per una caccia al tesoro o usando un tappeto olfattivo, oppure massaggiando il cane. Può essere utile rendere il gioco meno stimolante. Un esempio? Far rotolare la palla per brevi distanze invece di lanciarla lontano, o nascondere la pallina per far sì che il cane la cerchi».
Chi avrebbe mai sospettato che dietro quel musetto dolce e quegli occhioni potesse celarsi un potenziale giocatore di casinò?
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Riferimenti: Mazzini, A., Senn, K., Monteleone, F. et al. Addictive-like behavioural traits in pet dogs with extreme motivation for toy play. Sci Rep 15, 32613 (2025). https://doi.org/10.1038/s41598-025-18636-0
24 ottobre 2025 ( modifica il 24 ottobre 2025 | 07:25)
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