
DAL NOSTRO INVIATO
Tel Aviv – La spaccatura nel governo israeliano sulla piena invasione di Gaza c’è, eccome, ma è lontana dal creare problemi ai piani del premier. Dall’America, dove può evitare il servizio militare, Yair Netanyahu, figlio di Bibi, ha scatenato uno scandalo social. Su X il giovane ha parlato di rischio di un «golpe militare».
Tutto nasce dal post di un giornalista di Yediot Ahronot. «Se il primo ministro vuole conquistare Gaza, una scelta così drammatica e pubblicamente contrastata dall’esercito, deve presentarsi al Paese, chiarire i costi previsti in termini di vite degli ostaggi e dei soldati e dichiarare che se ne assume la piena responsabilità».
Il giovane Netanyahu si è messo alla tastiera. «Se la persona che vi ha dettato il tweet è chi tutti pensiamo che sia, questa è una ribellione e un tentativo di colpo di Stato militare più adatto a una Repubblica delle banane, ed è completamente criminale». Parole grosse che fanno immaginare che dentro il gabinetto di sicurezza diretto dal papà volino gli stracci. Il suggeritore del tweet del giornalista a cui allude Netanyahu junior è immaginabile sia lo stesso capo di Stato maggiore delle Israeli Defence Forces, Eyal Zamir.
La sua opposizione al piano di Netanyahu è nota. Oppure, scrive ancora Yair Netanyahu, chi «l’ha messo in quella posizione, cioè il ministro della Difesa Israel Katz». Per il generale occupare Gaza è troppo costoso in termini di soldati e anche economici. Rispetto al beneficio strategico uno sforzo inutile. Un pensiero condiviso pubblicamente da oltre 600 esperti di sicurezza in pensione.
Quella lettera diffusa lunedì è stata davvero una sorta di sollevazione, ma solo della società civile essendo i firmatari fuori servizio. Il «rischio golpe» ha riempito i notiziari israeliani per tutta la giornata di ieri. «I vertici militari applicheranno in maniera professionale le decisioni dei vertici politici, come è successo fino ad ora su tutti i fronti di guerra» ha dichiarato il ministro della Difesa Katz, proprio l’uomo accusato dal figlio del premier di manovrare il capo di Stato maggiore. «È mio compito vigilare perché questo accada» ha specificato Katz.
A sera era previsto il voto del governo sull’invasione della Striscia, ma a testimonianza che le tensioni sono reali è stato rimandato. Al suo posto si è tenuto un vertice ristretto con il premier, il ministro della Difesa, il ministro degli Affari strategici come parte politica e il capo di Stato maggiore e il generale a capo delle operazioni per la parte militare. Al termine della riunione l’ufficio del premier ha fatto sapere che «Netanyahu è determinato a proseguire l’occupazione di Gaza».
L’annuncio della nuova fase di guerra a Gaza ha comunque sollevato alcune reazioni all’estero. Il Sudafrica, che già aveva promosso la causa per genocidio contro Israele alla corte di giustizia internazionale, ha lanciato un appello perché altri Paesi riconoscano lo Stato di Palestina. Anche l’Egitto per bocca dello stesso presidente, generale Al Sisi, ha parlato di «genocidio in atto» per poi polemizzare con Hamas che l’aveva accusato di complicità nell’affamare i palestinesi. «Il lato egiziano del valico è aperto. Quello controllato da Israele è bloccato. Da parte egiziana cinquemila camion aspettano di entrare. Non è vero che abbiamo abbandonato i palestinesi. Chi lo dice vuole solo distogliere l’attenzione dai veri responsabili di ciò che sta accadendo a Gaza».
In Libano, intanto, non si è raggiunta l’intesa che avrebbe dovuto sancire il disarmo di Hezbollah, la milizia sciita filo-iraniana che ha combattuto contro Israele. Il segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha rifiutato di cedere le armi. «Il problema è l’aggressione israeliana» ha detto in un discorso registrato per timore di essere colpito da un drone dello Stato ebraico. «Non accetteremo alcuna costrizione, soprattutto sotto il fuoco e l’aggressione di Israele. Il Libano deve sviluppare piani di difesa, non privare Hezbollah delle sue capacità».
5 agosto 2025
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