
Torino – Dopo una lunga carriera in Renault, Xavier Martinet è arrivato in Hyundai all’inizio dell’anno come presidente e Ceo del gruppo in Europa. La lista dei “to do” è folta: dalla spinta all’elettrico al rispetto dei limiti sulle emissioni, dall’aumento delle vendite al lancio di nuovi modelli.
Dopo 27 anni in Renault che cosa l’ha convinta ad andare alla Hyundai?
«Cercavo nuove sfide e sono rimasto colpito dalla potenza di questo gruppo coreano. Hyundai ha iniziato a costruire la sua prima auto per motorizzare la Corea del Sud nel 1975 e in cinquant’anni è diventato un marchio globale. Oggi siamo terzi al mondo e vendiamo circa 7 milioni di auto all’anno, ma il futuro è ancora tutto da scrivere. In Corea ci sono cinque fabbriche nella stessa città con una capacità annuale di un milione e mezzo di unità: ti rendi conto della forza del gruppo quando tutta la produzione arriva in porto a Ulsan pronta per essere spedita in giro per il mondo al ritmo di 4.500 auto prodotte al giorno».
In Europa il vostro gruppo (che comprende anche Kia) è quinto dietro Volkswagen, Stellantis, Renault e Toyota. Piani di crescita?
«Vogliamo migliorare le nostre prestazioni in tutti i segmenti e insistere dove siamo più deboli con nuovi modelli. Puntiamo molto sui Suv di segmento B (di circa 4-4,4 metri di lunghezza, NdR): ne lanceremo tre entro i prossimi 24 mesi e saranno progettati in Europa per l’Europa. Dal 2027 tutti i nostri modelli avranno una variante elettrica e full hybrid. Questo ci consentirà di abbassare i nostri livelli di CO2 e soddisfare più clienti. Poi, dobbiamo potenziare i veicoli commerciali, migliorare il canale delle flotte e le nostre officine per l’assistenza».
A proposito di Co2, rischierete le multe dell’Ue tra due anni per il mancato rispetto dei limiti sulle emissioni?
«Il nostro approccio rimane sempre lo stesso: non abbiamo intenzione di pagare le multe. Questa missione si riesce a portare a termine solo se, anno per anno, rispetteremo i target che ci siamo dati. Abbiamo una gamma di elettriche all’avanguardia a livello di tecnologia, ma puntiamo anche tanto sul design. La piccola Inster è un fenomeno perché è bella, le persone la comprano perché piace, non solo perché è elettrica. Questo approccio va esteso a tutta la gamma. Alle vetture che abbiamo si aggiungerà la Ioniq 9, super Suv con 600 chilometri di autonomia e il prossimo anno arriverà una vettura elettrica che produrremo in Turchia».
L’elettrico fa fatica in Europa, servono gli incentivi all’acquisto dei singoli Stati?
«Sull’elettrico c’è un’Europa che va a due velocità. Si va dal 90% di quota di mercato in Norvegia al 4% dell’Italia. Ma anche nel mondo le percentuali sono differenziate: da noi la media di auto elettriche è del 15%, in Usa del 17%, in Giappone dell’1% e in Corea del 9%. Credo che in questa transizione ciascuno Stato abbia un ruolo, ma le cose funzionano solo se programmate a lungo termine. L’ideale sarebbe avere un piano di incentivi chiaro e nel lungo periodo, che non siano esagerati perché altrimenti si rischia di perdere il valore del brand e delle auto. Il cambiamento deve essere accompagnato senza scossoni di mercato. Passo dopo passo».
Quando si raggiungerà il pareggio di costo tra auto elettriche e a benzina?
«Attualmente non lo sappiamo. Credevamo che con il passare del tempo i prezzi delle auto elettriche si sarebbero abbassati perché sarebbe cresciuta la quota di mercato e avremmo ammortizzato la tecnologia. Invece nel medio periodo sono stati necessari ulteriori investimenti in questo campo che non hanno permesso di abbassare i prezzi. Nel frattempo sono saliti molto anche i costi delle auto a benzina, soprattutto di quelle piccole: per rispettare i limiti sulla CO2 abbiamo dovuto renderle ibride e le nuove normative in tema di sicurezza hanno inciso in maniera importante sul rialzo dei listini».
I nuovi marchi cinesi in Europa vi fanno paura?
«Più sono gli attori in campo, più aumenta la competitività. Tuttavia vedo che molti brand cinesi in Europa vendono solo auto termiche a basso costo, nemmeno elettrificate, probabilmente per accumulare quota di mercato. Hanno già preventivato che pagheranno le multe per eccesso di emissioni in futuro? Quello che noi possiamo fare è offrire prodotti sempre migliori e lavorare sul marchio, sulla sua immagine e sulla sua percezione».
Il motorsport vi aiuterà in questo lavoro sul brand?
«Si, anche perché stiamo collezionando molti successi. L’anno scorso abbiamo vinto il campionato Rally e oggi siamo al secondo posto. In più con il marchio premium Genesis partecipiamo al Wec e corriamo anche a Le Mans. Al momento la nostra politica nel motorsport proseguirà su questi binari».
13 giugno 2025 (modifica il 13 giugno 2025 | 14:58)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
13 giugno 2025 (modifica il 13 giugno 2025 | 14:58)
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