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Hamas scatena le «ombre» contro gli avversari interni a Gaza, uccise decine di nemici: caccia ai «collaborazionisti»

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La forza di stabilizzazione internazionale deve ancora nascere e Hamas, come prevedibile, si è mossa sul terreno prendendo posizione nella Striscia, da nord a sud. Un’ azione rapida, determinata, feroce. Ad eseguirla i poliziotti del movimento, la Arrow Unit e l’Unità Ombra. Decine le vittime negli attacchi contro nuclei nemici.

I miliziani della Shadow Unit hanno indossato di nuovo la mimetica, cinto il capo con la fascia verde, sfoderato le loro armi. Ieri si sono divisi i compiti. Terminata la consegna degli ostaggi, come fecero in passato con maggiore enfasi propagandistica, hanno pensato agli avversari interni. Presa di mira la «famiglia» Daghmoush nel settore settentrionale, e altri gruppi nel resto della Striscia. Notizie ufficiose parlano di scontri a fuoco, persone eliminate, caccia all’uomo. Hamas ribadisce il ruolo di potere dominante, tiene il territorio, cerca di eliminare le sacche di resistenza rappresentata da alcuni clan storici o recenti. 

Oltre ai Daghmoush sono in linea di tiro i seguaci di Hussam al Astal e Abu Shabab, piccole realtà nate con l’aiuto di Israele. Nell’elenco dei bersagli sono poi finiti i «collaborazionisti», veri o presunti, braccati dagli affiliati alla Arrow, nata proprio con questo scopo. Le uccisioni a sangue freddo, i video, i corpi lasciati in strada sono un ammonimento. Verso chi si è messo di mezzo – dunque vecchi conti in sospeso – e nei confronti di chi potrebbe pensare di ritagliarsi uno spazio, magari ristretto, in futuro quando e se verrà davvero applicato il piano concepito da Donald Trump con i mediatori regionali.

La riapparizione delle «ombre», degli uomini mascherati con il mefisto, è scontata. Sono stati addestrati a compiti speciali, a missioni particolari, a rispettare gli ordini in una realtà dove spesso le regole non esistono e sono le circostanze del momento a determinarle. L’Unità, secondo fonti arabe, è stata creata nel 2006 dopo la cattura del soldato israeliano Shalit. Un’idea del vertice politico e del leader delle Brigate al Kassam, Mohammed Deif, poi ucciso durante il recente conflitto. Volevano avere combattenti fidati, prelevati dall’intelligence, da reparti scelti e da alcune località ritenute più in sintonia con gli ideali del movimento. Tra queste Khan Younis. Operazione ripetuta dal Ministero dell’Interno con la Arrow.

Per questo hanno ricevuto training adeguato, l’equipaggiamento migliore, il trattamento privilegiato rispetto ai «normali» guerriglieri. Il livello elevato ha trasformato inevitabilmente la Shadow in un obiettivo primario da parte di Israele e numerosi dirigenti sarebbero stati colpiti da raid. Perdite accompagnate dalla consueta segretezza, la stessa usata per nasconderne – almeno in un periodo – l’attività.

Adesso, però, c’è bisogno di loro. La fazione, a parole, ha accettato la proposta americana e accetterebbe un governo tecnico a Gaza. Tuttavia, è uno scenario che deve concretizzarsi, siamo alla bozza, alle dichiarazioni di intenti. Per Hamas ci sono le condizioni ideali per far valere i fatti, i muscoli, la rilevanza nella società palestinese. All’opposto, Israele vede questo quadro come una violazione mentre il presidente Usa, almeno fino a lunedì, è parso tollerare le scorrerie dei mujaheddin. Ritenute degli «aggiustamenti» inevitabili in un periodo di vuoto.

14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 12:44)

14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 12:44)

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