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Gualtieri: «Bene il progetto dei civici, il Pd ha bisogno di alleati. Il M5S? Uniti ma diversi. È la norma in Europa»

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Roberto Gualtieri, lei era presente alla convention della rete dei sindaci e degli amministratori locali promossa da Alessandro Onorato. Un tentativo di allargare il campo largo o di insidiare il Pd?
«È un tentativo utile a rafforzare il centrosinistra, e semmai aiuta il Pd, che della coalizione è il baricentro. Io ho portato il mio saluto da Sindaco, orgogliosamente iscritto al Pd, che guida un’amministrazione e una maggioranza in cui le forze civiche hanno un ruolo importante. Coinvolgere nella proposta del centrosinistra energie del mondo civico ed associativo e in particolare forze che in tutta Italia si stanno misurando con la sfida del governo delle città, e che quindi sono particolarmente vocate alla concretezza ed al rapporto con i cittadini, è un valore aggiunto importante per rendere il centrosinistra competitivo e vincente. Il successo dell’iniziativa di lunedì ci dice che l’intuizione era giusta e che il progetto è ormai nato».

La nascita di tutti questi progetti al centro dimostra che il Pd ha perso la sua vocazione maggioritaria e si è spostato a sinistra?
«Il Pd è stabilmente uno dei più grandi partiti riformisti di governo della famiglia del socialismo europeo, e semmai ora è più forte dell’inizio della legislatura, ma non è e non sarà mai autosufficiente. Per questo ha bisogno di alleanze sia con forze alla sua sinistra sia con componenti più moderate, che saranno più forti se al loro interno avranno una robusta componente civica. Ovviamente la responsabilità della credibilità della proposta di governo ricade principalmente sulle sue spalle e questo compito non può essere delegato a nessuno. Il positivo esempio della Spagna di Sanchez ma anche quello di tante nostre passate esperienze di governo dimostra che i valori e i principi di giustizia sociale possono essere declinati in efficaci politiche pubbliche e anzi sono essenziali a vincere e a governare bene. Dobbiamo rifuggire da ogni massimalismo ideologico, essere seri e credibili come siamo sempre stati alla prova dei fatti ma nessuno può chiedere alla sinistra democratica di smettere di battersi per un mondo e un Paese più giusto».

Sull’Ucraina le posizioni di Pd e M5S non sono molto conciliabili.
«La posizione del Pd è chiara e consegnata agli atti parlamentari: pieno sostegno al popolo ucraino di fronte all’aggressione russa e supporto all’esigenza di rafforzare la difesa comune europea. Ma questo non significa rinunciare a perseguire l’obiettivo della pace e del disarmo e rassegnarsi alla retorica nazionalista e bellicista che in tutto il mondo la destra propone e rilancia. La nostra bussola è e resterà la Costituzione».

Come giudica la manovra del governo?
«È una manovra conservatrice non orientata alla crescita, e infatti il governo stesso stima che il suo impatto sul Pil sarà nullo. La tenuta dei conti e la riduzione dello spread sono positivi, ma se non si accompagnano a riforme e investimenti efficaci il rischio che il paese si areni dopo anni di crescita innescata dalle nostre misure del passato diventa molto concreto. Segnalo poi un taglio di 50 milioni alla Metro C che appare assurdo e va eliminato perché mette a rischio l’intera opera peraltro finanziata proprio dal governo Meloni e l’esigenza inderogabile di far uscire Roma dalla componente perequativa del Fondo di Solidarietà comunale il cui meccanismo attuale sottrae ingiustamente risorse che spettano alla Capitale».

Le regionali dimostrano che il valore aggiunto dei 5 stelle è minimo: ha senso che il Pd continui a inseguirli?
«È una lettura che non condivido. In un sistema maggioritario l’alleanza nazionale con i 5 Stelle è essenziale per essere competitivi con un centrodestra che nonostante le sue profonde differenze si presenta sempre unito agli elettori. E’ lapalissiano che Pd e 5 Stelle abbiano posizioni non coincidenti su alcuni temi e una maggiore sintonia su altri essendo partiti diversi, ma l’alleanza tra forze politiche differenti è la norma in tutta Europa e non si capisce perché debba diventare un problema insormontabile solo quando la pratica il Pd».

Si candiderà di nuovo a sindaco di Roma?
«Il mio obiettivo è completare il rilancio e la trasformazione di Roma che abbiamo avviato in questo mandato. E’ un compito che richiede dieci anni di lavoro serrato e senza distrazioni. In questi primi quattro anni abbiamo dimostrato che Roma può essere governata e cambiata. I crescenti riconoscimenti al nostro lavoro ci incoraggiano ad andare avanti con determinazione. Fare della Capitale un modello di buongoverno e una locomotiva per l’Italia è un compito impegnativo ed appassionante e continuerà a costituire il mio principale contributo alla mia parte politica e a tutto il Paese».


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23 ottobre 2025

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