
Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Gli attacchi di Maria Zakharova all’Italia sono diventati un leitmotiv dal 24 febbraio 2022 quando la Russia ha invaso l’Ucraina. La portavoce del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, esponente del partito Russia Unita, si è scagliata a più riprese contro le autorità italiane accusate di essere «russofobe» e di solidarizzare con i «neonazisti ucraini». Sarà che il Bel Paese le è sempre piaciuto. Nel dicembre 2022, quando le sanzioni contro la Russia erano già scattate e lei era stata inserita nella lista delle personalità bandite dai viaggi in Occidente, Zakharova inviò all’allora ambasciatore Giorgio Starace questo WhatsApp: «Tu non hai idea di quanto mi manchi Roma…». E non è che fossero così in confidenza.
Uno dei suoi bersagli prediletti è Sergio Mattarella. Lo scorso febbraio lo aveva accusato di «parallelismi storici scandalosi e francamente falsi» perché, durante la consegna dell’onorificenza di dottore honoris causa all’Università francese di Aix-Marseille, il presidente della Repubblica aveva paragonato l’aggressione di Mosca a Kiev al «progetto del Terzo Reich in Europa». A marzo lo aveva tacciato di diffondere «menzogne e disinformazione» quando durante il suo intervento al Memoriale della Pace ad Hiroshima disse che Mosca era «promotrice di una rinnovata e pericolosa narrativa nucleare». E quando la Farnesina aveva convocato l’ambasciatore Aleksey Paramonov per protestare, lei aveva commentato: «Non hanno nulla con cui difendersi, perciò hanno deciso di attaccare…». A luglio, poi, Mattarella era stato inserito in una lista di «russofobi» di cui facevano già parte, da un anno, i ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto.
D’altra parte Zakharova, figlia di diplomatici, un’infanzia trascorsa a Pechino, sembra aver perso da tempo la finezza e il tatto che ogni funzionario di Stato dovrebbe avere, forse perché sente l’abisso tra il suo potere oggi e quello che aveva nel 2016 quando la Bbc la inserì fra le 100 donne più influenti al mondo. I suoi interventi sono aspri e brutali, a volte con un accento che vorrebbe essere ironico ma si rivela semplicemente rabbioso. Come quando il 16 febbraio del 2022 ridicolizzò le previsioni dei media occidentali di un’imminente invasione dell’Ucraina da parte di Mosca chiedendo le date esatte delle invasioni russe in modo da poter «pianificare le sue vacanze».
Un’altra sua ossessione è la stampa, soprattutto se è libera. Laureata in giornalismo internazionale, già direttrice nel 2015 del dipartimento d’Informazione del ministero degli Esteri russo, Zakharova se l’è presa ferocemente con gli inviati Rai Stefania Battistini e Simone Traini, «traditori della professione che partecipano alla diffusione della propaganda ucraino-nazista» e con l’editorialista del Corriere, Paolo Valentino, che «si è permesso di usare espressioni poco lusinghiere nei miei confronti». Lo scorso agosto, poi, all’incaricato d’affari italiano in Russia, Giovanni Scopa, aveva consegnato una lettera di protesta per quella che veniva definita «la campagna antirussa nello spazio informativo italiano».
Ma ce n’è anche per i leader Ue che a settembre ha definito i «sette nani di Trump, però mutanti». «Quelli della fiaba — ha aggiunto — aiutavano Biancaneve, loro invece creano ostacoli».
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3 novembre 2025
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