
L’assassinio di Charlie Kirk, leader dei giovani repubblicani Maga e antiabortista, segue quello, a giugno, della parlamentare democratica e abortista del Minnesota Melissa Hortman uccisa insieme al marito Mark (feriti il senatore, anche lui dem, John Hoffman e la moglie Yvette) e l’attentato di aprile contro il governatore democratico della Pennsylvania, Josh Shapiro (la sua casa data alle fiamme con dentro tutta la famiglia che è riuscita a salvarsi). Mentre il 2024 è stato dominato dall’attentato del 13 luglio nel quale l’allora candidato repubblicano Donald Trump rimase lievemente ferito e, poi, quello sventato a settembre in Florida.
La storia
La violenza politica non è certo una novità per un’America nella quale, dall’assassinio di Abramo Lincoln nel 1865 a quello di John Kennedy nel 1963, quattro presidenti su 47, quasi il 10 per cento, sono morti ammazzati. Con gli anni Sessanta del Novecento segnati dalla fine violenta non solo di JFK e del fratello Robert Kennedy, in piena corsa per la Casa Bianca, ma anche di leader neri, dal pacifista Martin Luther King al radicale Malcom X.
Ma quanto avvenuto negli ultimi anni è più allarmante perché la violenza, prima concentrata su alcuni leader, si sta propagando a tutti i livelli di qualche rilevanza politica: nel solo 2024 la polizia del Congresso di Washington ha ricevuto ben 9.625 denunce di minacce contro deputati, senatori, i loro staff e le loro famiglie: il doppio rispetto alla fine del decennio scorso.
Ma sono sotto tiro anche i giudici federali (457 minacciati nel 2023 secondo gli US Marshall), i funzionari pubblici, soprattutto gli addetti agli scrutini elettorali, e perfino i membri dei consigli scolastici. Nonché governatori e membri dei parlamenti dei singoli Stati: sventato nell’ottobre 2020, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali, il rapimento della governatrice democratica del Michigan, Gretchen Whitmer.
Poi, eletto Joe Biden, l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 da parte dei fan di Trump che è diventato, oltre che il momento più buio della Repubblica, una sorta di spartiacque: da allora la politica Usa si è sempre più radicalizzata. La ricerca di soluzioni di compromesso, in precedenza vista come manifestazione della buona politica capace di tener conto degli interessi di tutti, è diventata il cedimento dei codardi. Mentre nei sondaggi una quota consistente di elettori — il 20% dei repubblicani e il 13% dei democratici — ha cominciato a dirsi non contraria all’uso della forza in politica se questo può servire a cambiare le cose.
Come ha notato sul Wall Street Journal Lilliana Mason, studiosa di fenomeni politici identitari della John Hopkins University, mentre in passato la violenza era legata a cause — dalla guerra del Vietnam ai diritti civili — che avevano una matrice politica ma non una precisa definizione partitica, ora siamo entrati in un’era di contrapposizioni più o meno violente, ma comunque esplosive, allineate lungo confini di partito. Col rischio di una istituzionalizzazione della violenza e delle sue giustificazioni. Anche a costo di perdere il contatto con la realtà dei fatti.
Le minacce
A livello parlamentare abbiamo già visto tracce di questo cambiamento nel 2021 quando diversi repubblicani hanno ammesso di non aver votato l’impeachment di Trump, benché convinti delle sue responsabilità per l’assalto al Congresso nel quale alcuni di loro hanno rischiato il linciaggio, per orgoglio di partito (o nel timore di una reazione dei Maga).
E adesso, con l’assassinio di Kirk, il rischio è quello di un’ulteriore radicalizzazione con la criminalizzazione dei democratici.
Eppure se guardiamo quanto accaduto negli ultimi anni, dalla deputata dell’Arizona Gabrielle Giffords ripresasi parzialmente e dopo molti anni dall’attentato che nel 2007 l’aveva ridotta in fin di vita, all’attacco di David DePape, introdottosi nel 2022 nella casa di Nancy Pelosi a San Francisco (non avendo trovato l’allora speaker della Camera, sfondò a martellate il cranio di suo marito, Paul), a subire attacchi sono stati soprattutto i democratici. Trump a parte, l’attentato più rilevante contro i repubblicani risale al 2017: il deputato Steve Scalise gravemente ferito durante un allenamento su un campo di baseball.
La matrice
Ma, nonostante ciò, Trump attacca la sinistra, giudicata unica responsabile di un clima d’odio che lui ha certamente alimentato. Mentre il sito Maga The Federalist pubblica un commento intitolato «Il partito democratico è un’organizzazione terroristica interna» e Musk accusa quello di Obama e Biden di essere «il partito degli omicidi». Ma Elon, che si è detto più volte impegnato a dare un’anima conservatrice alla sua intelligenza artificiale Grok, deve essere ancora indietro coi suoi programmi: interrogata sulla contabilità della violenza politica, l’AI di X ha risposto che, fermo restando che i massacri non hanno in gran parte motivazioni politiche, tra quelli che ce l’hanno prevalgono di gran lunga gli attacchi con matrice di estrema destra. 227 nel periodo 1990-2020 con 523 morti pari all’84,4% del totale secondo US Extremist Crime Database.
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11 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 22:09)
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