Sono comparsi sulla Terra 400 milioni di anni fa, prima dei dinosauri. Sono circa 540 le specie di squali conosciute nel nostro Pianeta, di cui circa una cinquantina nel Mediterraneo e la metà di queste, sono in pericolo a causa di inquinamento, distruzione dell’habitat e pesca eccessiva. Si stima che ogni anno vengano uccisi circa 100 milioni di esemplari. E ancora, il più grande, lo squalo balena, può arrivare a misurare 18 metri di lunghezza e fino a 18 tonnellate di peso, mentre il più piccolo – lo squalo lanterna nano – misura 15-21 centimetri di lunghezza e meno di 200 grammi di peso. Il 14 luglio, in occasione della Giornata mondiale dedicata, i partner di «Life Elife», cofinanziato dalla Commissione europea, invitano ad approfondire la conoscenza di queste specie, preziose per l’equilibrio dei nostri mari, sfatando alcune delle più diffuse fake news diffuse. Partito nel 2019, il progetto ha una durata di cinque anni e coinvolge dieci partner in Italia, Grecia e Cipro: la Stazione Zoologica Anton Dohrn, coordinatore del progetto, l’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa) e quella di Tavolara-Punta Coda Cavallo (Sardegna), Costa Edutainment, con particolare riferimento agli Acquari di Genova e Cattolica, il Consorzio Mediterraneo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Legambiente, il Marine & Environmental Research (MER) Lab, Algowatt e l’Università degli Studi di Padova. Le specie prioritarie considerate a rischio o fortemente minacciate inserite nel progetto sono: lo spinarolo (Squalus acanthias), lo squalo smeriglio (Lamna nasus), lo squalo volpe (Alopias spp), lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus) interessato anche da fenomeni di pesca illegale all’interno dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie, lo squalo elefante (Cetorhinus maximus) e lo squalo zigrino (Dalatias licha). Altre specie vulnerabili che potranno possono essere oggetto delle azioni di conservazione di Life Elife sono il palombo (Mustelus spp), la verdesca (Prionace glauca) e lo squalo mako (Isurus oxyrinchus).
DIECI FAKE NEWS DA SFATARE
1 – Partiamo dalla prima fake news da contrastare: gli squali sono tutti pericolosi? Falso.
Gli squali potenzialmente pericolosi si contano sulle dita di una mano: vi sono specie con denti spuntati che si nutrono solo di crostacei o altre, quelle di maggiori dimensioni, che addirittura sono quasi senza denti e si nutrono di plancton come le balene.
2- Verdesche, gattucci e palombi non sono squali.
Al contrario, lo sono a tutti gli effetti.
3 – Gli squali non resistono al richiamo del sangue ed entrare in acqua con una piccola ferita o con il ciclo mestruale può essere potenzialmente fatale?
I sensi degli squali sono eccezionali, ma non significa siano capaci di rilevare pochi millilitri di sangue nella vastità del mare.
4 – Gli squali del Mediterraneo sono tutti pericolosi?
Il Mediterraneo ha una grande ricchezza di specie di squali, tra cui lo squalo bianco, il mako e la verdesca. Predatori che possono raggiungere grandi dimensioni, ma che non rappresentano una concreta minaccia per noi.
5 – Questa specie non si ammala di cancro.
Falso. Negli anni ’90 si era diffusa una pericolosa leggenda secondo la quale gli squali non si ammalano di cancro. Una diceria pericolosa per chi ha pensato di poter cacciare questo animale anche per trarre preziosi elementi farmaceutici.
6 -Gli squali devono sempre nuotare per poter respirare e per questo motivo hanno sempre fame di nuove prede.
Non tutte le specie necessitano di nuoto continuo per respirare e comunque questo non crea fame perenne. Anzi, la digestione degli squali è in genere molto lenta e dopo che un animale si è saziato può restare per molto tempo senza mangiare.
7 – Gli squali, attraverso i loro sensi, possono sentire i battiti cardiaci delle loro prede.
Gli squali hanno un sistema sensoriale speciale in grado di rilevare campi elettrici ed elettromagnetici, che viene usato per orientarsi, nei rapporti intraspecifici (come l’accoppiamento) e nella predazione. Negli ultimi istanti di avvicinamento alla preda per andare a colpo sicuro, ma non nella sua individuazione a grande distanza.
8 – Gli squali, anche se non vogliono attaccare gli esseri umani, li mordono per capire chi hanno di fronte?
No, gli squali non devono mordere per capire se quello che hanno davanti sia un pasto, o meno.
9 – Assumere pillole di cartilagine di squalo fa bene al nostro sistema scheletrico?
No,prendere queste pillole è completamente ininfluente per migliorare il benessere del nostro organismo.
10 – Gli squali non sono mai stati presenti nel Mare Nostrum fino a qualche anno fa, ma i cambiamenti climatici favoriscono la loro entrata da Gibilterra e/o dal Canale di Suez
Gli squali sono da sempre presenti nel Mediterraneo, come confermano fossili e documenti che mostrano come squali ed esseri umani venissero in contatto già nell’età del bronzo. Anzi, il Mare Nostrum è un mare con una ricca varietà di specie di squali, sia piccolissimi come il sagrì nero (poche decine di cm), che enormi come lo squalo elefante (che può superare i 7 m), il secondo pesce più grande al mondo.

I NUMERI DELLA SPECIE
Qualche altro numero sulla specie? Gli squali possono avere fino a 3mila denti contemporaneamente disposti su più file, e fino a 30mila sono quelli che possono sostituire durante la loro esistenza. Il mako può raggiungere una velocità di 74 chilometri orari, e sono 400 gli anni a cui può arrivare lo squalo della Groenlandia, che raggiunge la maturità sessuale a 150 anni. La gestazione dello squalo dal collare dura 3 anni e mezzo, e sono da uno a 300 i piccoli che possono nascere per parto, a seconda della specie. La verdesca può partorire fino a più di 130 piccoli.
UN PROGETTO PER MONITORARE GLI SPOSTAMENTI
Comprendere gli spostamenti e comportamenti di questi «dinosauri del mare» è essenziale per proteggerli. Nel 2023 sono state designate 65 aree importanti per squali e razze (Important Shark and Ray areas) nel Mediterraneo, di cui 16 si trovano nei mari italiani, identificate anche grazie ai dati di monitoraggio e marcatura condivisi dalle organizzazioni del bacino, tra cui il Wwf. Queste aree sono fondamentali per la riproduzione e lo sviluppo di diverse specie di squali e razze e sono quindi prioritarie per l’implementazione di misure di gestione e protezione. Il progetto tSharks, iniziato dall’Università di Padova e ampliato in collaborazione con Wwf, iSea (Grecia), l’Agenzia per l’Ambiente della Corsica (Francia), l’Istituto di Oceanografia e Pesca (Croazia), l’iniziativa Angel Shark Project e il Leibniz Institute for the Analysis of Biodiversity Change (Germania), nasce per rispondere a questa esigenza, facilitando il monitoraggio e lo studio degli elasmobranchi attraverso campagne di tagging. Il portale consente ai ricercatori di registrare i dati raccolti sul campo e offre ai pescatori e agli utenti del mare uno strumento semplice e intuitivo per segnalare eventuali ricatture o avvistamenti. Elemento centrale del progetto è l’utilizzo degli “spaghetti tag”, ovvero piccole etichette numerate applicate in modo non invasivo alla base della pinna dorsale degli squali, che permettono di riconoscere gli individui nel tempo, tracciarne gli spostamenti e raccogliere preziose informazioni sulla loro distribuzione, sopravvivenza e abitudini. Ad oggi, grazie alla collaborazione di sette istituzioni partner, sono già oltre 2.500 gli esemplari marcati e inseriti nel sistema.
IL DOCUMENTARIO
A raccontare la situazione degli squali sono stati recentemente anche Andrea e Marco Spinelli nel documentario «Shark Preyed». Un film che è un atto di denuncia, ma anche un progetto di riabilitazione del «cattivo del mare» per antonomasia, nell’immaginario popolare come in quello cinematografico di Steven Spielberg. Il reportage svela ciò che si “nasconde” dietro la pesca e il commercio della loro carne, con l’obiettivo di sensibilizzare le persone sul suo commercio legale, aumentando la consapevolezza sulle minacce che gli stessi squali affrontano nei nostri mari.
14 luglio 2025 ( modifica il 14 luglio 2025 | 08:50)
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