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Gli italiani sempre più attratti dalle auto orientali, il sondaggio

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Se ci si prendesse la briga di contarli tutti, i marchi cinesi sbarcati in Italia tra il 2021 e il 2025 sono addirittura 21, segnale inequivocabile di una vera e propria invasione. Ovviamente solo alcuni di essi hanno superato la soglia minima di notorietà e presenza commerciale, ma se si analizza il fenomeno nel suo complesso, la loro quota di mercato è balzata dallo 0,4% del 2021 al 6,6% di agosto 2025, segnale di un gradimento crescente da parte degli automobilisti italiani. Per capire le radici del fenomeno, AutoScout24, il più grande marketplace automotive online in Europa, e MY PR, società di comunicazione e advisory reputazionale, hanno presentato la ricerca condotta da Quintegia, dal titolo «Brand emergenti e nuovi orientamenti di dealer e consumatori nel settore automotive».

Prezzo e tecnologia trainano l’interesse

Non sorprende che il 91% degli intervistati abbia indicato il prezzo – o meglio il rapporto qualità/prezzo – come il principale motivo di attrazione, seguito dalla tecnologia (indicato dal 43%) intesa come capacità di innovazione, notato soprattutto nelle auto elettriche, i possessori delle quali sono uno dei principali bacini di potenziali nuovi clienti. Il 68% di essi infatti si è dichiarato disposto a considerare l’acquisto di un nuovo marchio emergente, ma in generale il 44% degli automobilisti italiani (il 3% in più rispetto all’anno scorso) sembra pronto a mettersi in garage una vettura prodotta da quei nomi che sono riusciti ad emergere: BYD, EVO, MG, Omoda & Jaecoo e Sportequipe. Si tratta di quelli che hanno superato le incertezze e i dubbi che tuttora permangono, come rilevato dalla ricerca: il 69% degli italiani infatti ammette di non conoscere i (tanti) marchi presenti sul mercato, mentre quasi il 40% nutre ancora perplessità su qualità e affidabilità e poco meno – il 38% – frena il proprio interesse di fronte alla limitata copertura della rete di vendita e di assistenza.

I concessionari hanno identificato un cliente-tipo

Tutto ampiamente comprensibile, al pari del fatto che sono proprio questi ultimi due aspetti quelli sui quali i marchi consolidati (non solo europei), possono ancora capitalizzare e mantenere un solido vantaggio. Anche i concessionari hanno partecipato al sondaggio e se l’80% di essi è ancora legato ai marchi tradizionali, quasi la metà ha già iniziato a commercializzare anche marchi emergenti, spinti a loro volta dal favorevole rapporto qualità/prezzo ma anche dal potenziale di crescita, indicato dal 60% di essi come uno dei vantaggi più evidenti. Dai dati in loro possesso è poi emerso un identikit del cliente-tipo dei brand orientali, ovvero persone tra i 45 e i 59 anni con un reddito mensile compreso tra i 1.200 e i 3.500 euro, una fetta comunque già abbastanza ampia.

SUV, elettrico o ibrido plug-in e tra i 30 e i 60 mila euro

Infine l’analisi si sofferma sui modelli e le fasce di prezzo dove i marchi orientali stanno riscuotendo maggior successo: che si tratti di SUV non fa notizia, mentre che siano prevalentemente elettrici e ibridi plug-in è invece più interessante, così come si collochino tra i 30.000 e i 60.000 euro. A prima vista il terreno dove trovare gran parte dei marchi tradizionali, anche se la ricerca di Quintegia ha rilevato listini medi dei modelli base delle auto cinesi inferiori del 20-30%. Per il momento – almeno a quanto sostiene Gioia Manetti, CEO di AutoScout24 – «Non c’è una contrapposizione tra marchi tradizionali e nuovi brand orientali, bensì una coabitazione strategica». Fatto sta che la crescita della quota di mercato delle auto Made in China è avvenuto alle spese prevalentemente di quelle europee.

8 ottobre 2025 (modifica il 8 ottobre 2025 | 11:27)

8 ottobre 2025 (modifica il 8 ottobre 2025 | 11:27)

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