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Gli animali sono esseri senzienti, e quindi soggetti e individui, oppure sono solo oggetti? Il tema è dibattuto da sempre nella società e da un po’ di anni è al centro anche delle discussioni di giuristi e legislatori.
Da un punto di vista formale, nel Codice civile gli animali sono equiparati a beni mobili, sono cioè cose e come tale dovrebbero essere considerati nelle cause che li hanno per protagonisti diretti o indiretti. Nel Codice penale sono invece portatori di diritti e la legge 82 (legge Brambilla) entrata in vigore all’inizio di luglio ha sottolineato questo aspetto con la modifica del Titolo IX Bis che raggruppa i reati di maltrattamento, diventato «Dei delitti contro gli animali», superando il precedente «Dei delitti contro il sentimento per gli animali». Una variazione lessicale che sposta l’oggetto della tutela dalle emozioni umane all’animale in carne e ossa, riconoscendolo appunto in quanto soggetto e individuo. Una differenza abissale quella che intercorre tra i due codici.
Ma è davvero così? Gli animali sono davvero solo oggetti per la giurisprudenza in sede civile? Al di là delle norme scritte, ci sono le sentenze dei giudici a contribuire alla formazione del diritto. Nel corso del convegno che sabato scorso ha chiamato a raccolta al Palazzo Reale di Milano giuristi e veterinari per fare il punto sulla legge Brambilla, ma anche sull’insieme delle leggi che regolano il rapporto tra la società e gli animali, è stato ricordato, in particolare dalla prof.ssa Diana Cerini, ordinaria di Diritto comparato all’Università di Milano Bicocca, che al fianco di sentenze come la 22728/18 della Cassazione che aveva definito espressamente gli animali come «beni di consumo» (nell’ambito di una causa sulla compravendita di un cane risultato affetto da una cardiopatia congenita), ce ne sono altre che già tengono conto del nuovo sentimento collettivo, come quelle che nei casi di separazione di una coppia affidano gli animali domestici, in mancanza di accordi di affidamento condiviso, al coniuge che è in grado di garantire loro un’esistenza migliore, così come avviene per i figli.
Il dibattito è aperto. Nei giorni scorsi abbiamo ospitato l’intervista all’avvocata Giada Bernardi, fondatrice di GiustiziAnimale e autrice di un libro sul tema, che ha evidenziato come il pregiudizio sugli animali, ancora considerati come «res» nella giustizia civile, finisca col non riconoscere loro la giusta considerazione sociale. Il che si traduce in sentenze, per esempio nei casi di malasanità veterinaria, che finiscono col prevedere solo risarcimenti minimi e in ogni caso sproporzionati rispetto ad analoghi casi che coinvolgessero persone. L’Associazione nazionale dei medici veterinari (Anmvi) ha però replicato sottolineando che la loro è la categoria che da sempre li considera esseri senzienti, o meglio «vite in cura» nella definizione de presidente Marco Melosi, autore dell’intervento che abbiamo volentieri ospitato. E che la responsabilità dei medici è sempre massima e non c’è rischio di impunità, essendo chiamati, come categoria, a rispondere del loro operato su tre fronti: deontologico, penale e civile.
«Il dibattito sì», verrebbe da dire parafrasando Nanni Moretti. Perché se fino a non troppi anni fa parlare di diritti degli animali sarebbe apparso impensabile, irrealistico o fuori luogo, oggi la discussione si spinge fino a capire quanto ancora potremo allargare la tutela su di loro. Segno di una presa di coscienza del loro ruolo nelle nostre società e nelle nostre famiglie.
E a proposito di animali come membri della famiglia, nei giorni scorsi abbiamo raccolto tra le altre due testimonianze importanti, per la visibilità di chi le esprime: quella di Elisabetta Canalis, che racconta la sua esperienza di volontaria in un canile, un luogo che definisce «un carcere pieno di innocenti»; e quella di Jasmine Paolini, che ha sempre vissuto circondata dai cani e che considera il suo meticcio Cesare un «fratello minore» e immagina tutti i cani e i gatti come membri a tutti gli effetti delle famiglie.
Insomma, fa piacere essere in tanti a ragionare, a vario titolo e a vario livello, su questi temi. Nella società del diritto, il diritto si adegua all’evoluzione della società. E il sentimento comune è sempre il motore dei cambiamenti.
18 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
18 novembre 2025
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