
S i stanno incrociando troppe cose. E tutte congiurano per un inasprimento del conflitto del governo sia con le opposizioni, sia con un’istituzione di garanzia fondamentale come la magistratura. Il fatto che giustizia, decreto Sicurezza e immigrazione siano considerati dalla maggioranza come fiori all’occhiello, complica il dialogo. Questo fa apparire qualsiasi critica come un attentato all’autonomia della politica. Non si tratta di una polemica nuova, in realtà.
La novità, semmai, è nella tendenza del governo a vedere perfino in un organo come la Corte di Cassazione una centrale di boicottaggio politico delle sue leggi. Persa per strada per i rilievi di costituzionalità la riforma dell’autonomia regionale, e insabbiata per mancanza di chiarezza quella del premierato, alla fine rimane solo la giustizia. Per la coalizione di Giorgia Meloni significa dimostrare che vengono rispettate le promesse elettorali. Dunque, avanti a ogni costo.
Ma proprio per questo lo scontro con l’ordine giudiziario sta diventando patologico. Gli stessi centri di accoglienza in Albania, per quanto siano un modello che altri Paesi europei vorrebbero imitare, finora sono stati un esperimento costoso, giuridicamente discutibile e poco efficace. Eppure vengono branditi dal governo a conferma dell’ostilità ideologica di alcuni settori del potere giudiziario: tesi che qualcuno ha, senza volerlo, legittimato.
La sensazione, tuttavia, è che sia proprio la coalizione di destra a volere la resa dei conti con la magistratura; di fatto, anticipando un clima da scontro referendario che l’anno prossimo si potrebbe consumare sulla separazione delle carriere. È una situazione che ieri ha rischiato di proiettare un’ombra sulla solennità del ricordo di Paolo Borsellino, il giudice assassinato nel 1992 dalla mafia con cinque agenti della scorta in un attentato a Palermo.
Borsellino è stato ricordato dalle massime cariche dello Stato con parole commosse e comuni.
Il problema è che, al di là di queste occasioni unitarie, provvedimenti come il decreto Sicurezza dividono e seminano perplessità trasversali. E offrono alle opposizioni un’altra occasione per accusare il governo di far regredire i diritti. La situazione penosa e preoccupante delle carceri è ritenuta emblematica. Ma le recriminazioni senza fine possono produrre una conseguenza di sistema allarmante: corrodono la divisione e il bilanciamento tra i poteri dello Stato.
La newsletter Diario Politico
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di politica iscriviti alla newsletter “Diario Politico”. E’ dedicata agli abbonati al Corriere della Sera e arriva due volte alla settimana alle 12. Basta cliccare qui.
30 giugno 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA